Marcello Parilli , Corriere della sera 29/7/2009, 29 luglio 2009
L’ARTE IN VINILE
L’inchiesta Piace il mix di contenuto musicale ed estetica
Tra nostalgia e moda Il popolo del disco felice nella sua nicchia
Quando un oggetto finisce dentro a un museo vuol dire che ha fatto il suo tempo. quello che è successo al 33 giri o Long playing (Lp), il mitico padellone nero in vinile, che dopo 35 gloriosi anni da star della musica, è stato messo sotto vetro da «Cover – L’arte a 33 giri», la mostra che al Museo Madre di Napoli ne glorifica fino al 7 settembre la bellezza delle copertine (niente a che fare coi libretti illeggibili dei Cd) e del contenuto musicale. Veri e propri capolavori d’arte grafica spesso griffati da nomi come Warhol, Hirst, Mapplethorpe, Haring, Basquiat, Ritts, Pazienza, Crepax, Manara, a provare come a partire dagli anni Cinquanta i rapporti tra musica e arte si siano fatti sempre più intensi.
COME QUADRI – «Alcune di queste meraviglie erano appese come quadri in casa mia – dice Carmine D’Onofrio, ideatore della mostra e collezionista di 6.000 album ”. Così abbiamo pensato di esporle nel luogo più adatto, un museo di arte contemporanea. Ma senza limitarci all’aspetto visivo». La mostra, infatti, trasuda feticismo per l’«oggetto Lp» nel suo complesso, con i visitatori chiamati a un’esperienza multimediale totale, tra copertine originali, la loro versione digitalizzata a decorare le pareti, filmati ovunque e la possibilità di ascoltare i veri vinili su veri giradischi (perfino al Moma di New York, per una mostra simile, ripiegarono sugli mp3).
Un’operazione culturale lodevole e una celebrazione dovuta. Ma il dubbio rimane: l’Lp, spazzato via negli anni ”90 dal Cd, è stato consegnato definitivamente alla storia o la mostra è sintomatica di una resurrezione inaspettata? Da un paio d’anni giornali e tv cavalcano il presunto «ritorno del 33 giri» come una bella storia da copertina da bruciare nello spazio di un’estate. Solo che, mentre lo stesso Cd sembra già condannato a morte dal dilagare della musica digitale, di Lp si continua a parlare.
Dove sta, allora, la verità? Vediamo i numeri forniti dalla società di revisione Deloitte: nel 2008 l’industria discografica italiana (compresi Dvd musicali e download digitale) ha fatturato 178 milioni di euro contro i 224 del 2007 (-21%). La stessa quota del Cd (che rappresenta ancora il 90% dei supporti venduti) è scesa a picco (-21%). In cont rotendenza ci sono il download digitale (+37%) e proprio il 33 giri, che ha fatturato 1,55 milioni di euro, con un incremento record del 232% rispetto al 2007. Percentuale shock, a prima vista, che però corrisponde a una quota di mercato assolutamente trascurabile, di fatto inferiore all’1%. Così il tanto sbandierato «ritorno» è un fenomeno curioso, pittoresco e simpatico quanto si vuole, ma rimane pur sempre di nicchia. «Non vedo nessun futuro commerciale per gli Lp – dice Mario De Luigi, direttore di «Musica e dischi», storico mensile rivolto agli operatori di settore ”. un caso di costume montato da qualche giornalista nostalgico: gli unici a interessarsene sono i collezionisti, perennemente a caccia del pezzo raro nei mercatini, nelle fiere e ora anche su Internet. un fenomeno anche affettivo-estetico, perché gli album sono effettivamente bellissimi da possedere e da toccare, tanto che molti li chiudono in cassaforte come un quadro prezioso senza nemmeno metterli sul piatto. Tutto questo durerà ancora a lungo, ma finirà. Con gli anni sono scomparsi i collezionisti di 78 giri, ora è la volta di quelli cresciuti con il vinile, poi toccherà agli amanti del Cd, che ha già le sue rarità. Poi chissà».
LI HO VISTI PIANGERE – Ma chi sono questi signori, disposti a svenarsi o a fare centinaia di chilometri pur di accaparrarsi la copia desiderata? «La categoria è estremamente variegata, difficile da inquadrare – dice Fernando Fratarcangeli, direttore del mensile «Raro! », che vanta nella sua collezione personale 5.000 album e 9.000 45 giri ”. Ci sono i fanatici che vogliono tutto di un certo artista, compresi gadget, cartoline, distintivi, poi i Peter Pan che credono di fermare il tempo portandosi a casa un pezzo della loro giovinezza, e infine i ragazzini che hanno scoperto un mondo attraverso i dischi dei genitori. Ma tutti hanno la stessa passione, e ne ho visto più d’uno piangere per avere perso un’asta».
Ma quella dei collezionisti non è l’unica categoria a correre dietro agli Lp. Ci sono anche gli audiofili, appassionati (con riti e integralismi del tutto simili a quelli di una setta esoterica) che spendono anche decine di migliaia di euro per allestire impianti hi-fi di pregio acustico assoluto e che quindi cercano software all’altezza. Molti di loro (ma anche un’icona come Bob Dylan) amano svisceratamente il vinile e il suo suono caldo ma dettagliato, «quello degli strumenti veri». Un suono che i puristi non ritrovano nella freddezza digitale del Cd (quello ad alta risoluzione, il Sacd, è stato un insuccesso commerciale), cercando in fiere o sulla Rete gli album stampati in era «analogica» (prima della metà degli anni ”90) o acquistando a caro prezzo i classici ristampati su vinile pregiato da 180 e 200 grammi, in tirature limitate, da piccolissime etichette. Una nicchia nella nicchia, che non sposta di una virgola i numeri del mercato discografico.
Mercato che per alcuni è addirittura già morto. Le major discografiche, spariti i 45 e i 33 giri (a parte qualche novità in Lp che sa di snobismo) che in anni lontani fruttavano guadagni favolosi, oggi devono fronteggiare la pirateria informatica e i siti che consentono ai navigatori di tutto il mondo di scaricare sul proprio pc un Cd appena pubblicato (e a volte anche prima). « la musica liquida, bellezza. E tu non ci puoi fare niente. Niente», direbbe oggi Humphrey Bogart. Perché in gergo liquidi, cioè impalpabili, sono i file mp3 (peraltro di bassa qualità) scaricabili da Internet o ascoltabili gratis sul web (streaming). Insomma, il futuro delle sette note fluirà certamente lungo cavi a banda larghissima, con tutta la musica del mondo a portata di mouse (purché si paghi, un’opportunità fantastica), mentre i supporti fisici (Cd e Lp) saranno relegati al collezionismo. Roba da nostalgici, forse, ma con l’innegabile fascino della cultura fuori moda.
E dopo, ci sarà veramente qualcuno che avrà voglia di collezionare file digitali?
L’esperto «Raddoppiate le vendite, ma non parliamo di boom del long playing. Interessa solo audiofili e aficionados» Il mercato discografico
Pirateria, siti Internet e musica digitale gratis lo stanno affossando.
Per molti è già morto