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 2009  luglio 28 Martedì calendario

Bernanke, mi sono turato il naso per evitare la catastrofe - Il presidente della Federal Reserve affronta le domande dei telespettatori nel tentativo di ottenere la riconferma del suo mandato - Ben Bernanke è all’offensiva

Bernanke, mi sono turato il naso per evitare la catastrofe - Il presidente della Federal Reserve affronta le domande dei telespettatori nel tentativo di ottenere la riconferma del suo mandato - Ben Bernanke è all’offensiva. Il chairman della Fed ha deciso di usare ogni mezzo per spiegare la politica monetaria della banca centrale e la gestione della crisi finanziaria non solo agli addetti ai lavori, ma anche ai piccoli risparmiatori e alla gente comune. Dopo aver concesso un’intervista alla rubrica televisiva 60 Minutes, come mai avevano fatto i suoi predecessori alla Fed, e aver scritto un editoriale per il Wall Street Journal alla vigilia di due giorni di udienze al Congresso, Bernanke ha risposto direttamente alle domande del pubblico in una trasmissione che si è tenuta nel fine settimana a Kansas City nel Missouri, e che nei prossimi giorni verrà trasmessa dalla televisione pubblica americana. E Bernanke, che evidentemente lotta anche per essere riconfermato nel suo incarico a gennaio, quando scadrà il suo mandato, non ha lesinato commenti anche duri sul quadro economico. Rispetto al passato, e al tradizionale linguaggio tecnico usato al Congresso o in altri commenti, Bernanke si è sforzato di parlare anche all’uomo della strada, cercando di capirne le paure e i dubbi su una crisi economica pesante e lunga come non si vedeva da decenni. Ma se la sua è una offensiva, il tono delle sue risposte alle domande del pubblico è stato spesso difensivo, come quando ha spiegato che le decisioni prese negli ultimi mesi sono dovute al fatto che «non avrei voluto essere il chairman della Fed che sovraintende a una nuova grande depressione» e al tempo stesso ha confessato di «essersi turato il naso» perché temeva il crollo dell’intero sistema finanziario. E a una signora che gli ha chiesto perché «non lasciamo i giganti», intesi come le grosse istituzioni finanziarie, «al loro posto, e facciamo spazio alle piccole e medie aziende», il chairman della Fed ha risposto che «non siamo intervenuti per aiutare i grossi gruppi. Ma quando cade un elefante tutta l’erba attorno viene schiacciata», salvo aggiungere di essere «disgustato come voi. E niente mi ha fatto arrabbiare di più che dover intervenire, soprattutto in quei pochi casi in cui le società avevano preso rischi enormi». Di fronte a poco meno di duecento persone, in un incontro moderato dall’anchorman della Pbs, Jim Lehrer, Bernanke ha quindi mostrato una Fed aperta, senza perdere l’occasione per fare qualche battuta all’inglese come piacciono a lui, tipo che «le previsioni del tempo sembrano quasi fisica rispetto alle previsioni economiche», che sono assai meno basate su fatti. Il successore di Alan Greenspan ha spiegato che «una delle cose che ho cercato di fare diventando chairman della Fed è stata quella di depersonalizzala in qualche misura». «Dorme sereno di questi tempi?», gli ha chiesto Lehrer, e Bernanke ha risposto di essere «piuttosto stanco». Il numero uno della Fed ha ripetuto le sue posizioni anche su temi controversi, come quello della libertà d’azione della banca centrale, sostenendo che «la Fed è un’agenzia federale, ma all’interno del governo dobbiamo avere una qualche forma di indipendenza rispetto al Congresso e all’amministrazione» in risposta anche alla richiesta del repubblicano Ron Paul di stabilire un meccanismo di audit per la banca centrale. «E quando una banca centrale fa la sua politica monetaria senza interferenze» ha sottolineato, «genera una bassa inflazione e buona crescita economica. Su questo noi siamo molto sensibili. Diversi studi in materia mostrano che le influenze politiche non portano a una buona politica». Bernanke ha quindi detto chiaro e tondo di non credere che «gli americani vogliano che sia il Congresso a gestire la politica monetaria», dopo aver precisato che «la Fed deve rispondere agli americani». Il chairman della Fed ha aggiunto di non temere l’inflazione per i prossimi due anni e che 2,8 milioni di americani vedranno fallire il loro mutuo sulla casa quest’anno, mentre «le nostre stime parlano di una crescita dell’1% (nel pil) su base annua per il secondo semestre. Ovvero non abbastanza per far calare il tasso di disoccupazione».