Riccardo Monti e Stefano Siragusa, Milano Finanza 29/7/2009, 29 luglio 2009
La Cina si è già risvegliata. E l’Italia deve approfittarne subito - Mentre molte economie sono in affanno, la Cina ha ripreso a crescere all’8%
La Cina si è già risvegliata. E l’Italia deve approfittarne subito - Mentre molte economie sono in affanno, la Cina ha ripreso a crescere all’8%. L’8% in Cina è un numero magico che rappresenta fortuna e novità. Questo vale anche per l’economia. Se prima la Cina guardava al mondo per crescere con un modello basato sulle esportazioni, la crisi l’ha portata a comprendere che la vera ricchezza è nel proprio mercato caleidoscopico. Un mercato che le aziende occidentali stanno trascurando a causa della crisi attuale, ma che sicuramente non potranno ignorare passata la bufera. Ma, secondo il The Boston Consulting Group, le regole del gioco pre-crisi non varranno più. Ci sono almeno quattro macro trend che stanno stravolgendo la crescita del mercato cinese: 1) La crescita dei consumi. Anche se non nell’immediato, i cinesi prenderanno il ruolo del cittadino americano. Attualmente i cinesi risparmiano circa il 36% del loro disposable income e hanno depositi per oltre 3.500 miliardi di dollari. Tale ricchezza è stata accumulata per rispondere alle incertezze del sistema previdenziale ed educativo nonché alla difficoltà di valorizzare la proprietà terriera. Il governo cinese, per liberare tale ricchezza e riversarla nella propria economia, ha deciso di investire oltre 123 miliardi di dollari entro il 2011 nella riforma del sistema previdenziale e sta varando riforme per semplificare il credito e la valorizzazione della proprietà terriera. Basti pensare che le banche cinesi hanno prestato nel primo trimestre del 2009 più soldi di quanto abbiano fatto durante tutto il 2008. Questa evoluzione si inserisce nel pacchetto di stimoli all’economia, oltre 586 miliardi di dollari, che, a differenza del piano americano, non è focalizzato su transfer payments o tax reliefs, ma favorisce investimenti diretti sul territorio volti a sviluppare soprattutto anche le zone più remote del paese e ad accendere nuovi focolai di crescita. 2) Una nuova politica industriale. Il piano cinese di stimolo all’economia non solo sosterrà i consumi, ma permetterà al governo di implementare la propria politica industriale determinata a ridurre la dipendenza dalla tecnologia straniera in una fase di crescita interna. Non a caso il governo sta favorendo la competizione e il consolidamento industriale offrendo sussidi alla domanda, incentivi alla ricerca e all’aggiornamento tecnologico. La tendenza è quella di far nascere colossi tecnologici industriali a partecipazione mista pubblica e privata in settori specifici, rafforzarli nel mercato cinese per poi renderli vincenti nell’arena internazionale. 3) La nascita di colossi internazionali. Molte società cinesi stanno raggiungendo la scala, i capitali, le conoscenze tecnologiche per competere sia localmente che globalmente in settori cruciali. Società sconosciute, ora sono giganti. Basti pensare a Chinalco, il colosso dell’alluminio, che aveva deciso di investire 19 miliardi di dollari in Rio Tinto, società Ango-Australiana nel settore minerario. Nonostante l’operazione non si sia conclusa, Chinalco ha mostrato al mondo che le società cinesi dispongono dei capitali necessari per poter crescere globalmente soprattutto ora che molte società occidentali stanno svendendo. Il tutto porterà a meno esportazioni, ma a presidi locali fuori dalla Cina. Una realtà che non possiamo ignorare. 4) Tawain come partner. Sotto la guida del nuovo presidente Ma Ying-jeou, Tawain ha accantonato i propri desideri di indipendenza per instaurare un dialogo economico preferenziale con la Cina. Dopo circa 60 anni di assenza di connessioni aeree dirette tra Cina e Tawain, ci sono, oggi, oltre 270 voli diretti settimanali e si sta potenziando il network per arrivare a 800. Ora è il turismo a beneficiarne, ma questa è solo l’anticamera per futuri scambi di capitale, competenze manageriali, know-how e creatività che sono state l’esclusiva e l’attrattiva delle aziende occidentali. Tawain ha manager di esperienza di cui la Cina ha fortemente bisogno per crescere, ma ha anche tante piccole medie imprese che necessitano della Cina per raggiungere una scala ottimale. Un trend è già in atto, come mostra il recente fiorire di joint-venture tra Tawain e Cina. L’opportunità per noi. Questi cambiamenti non sono una minaccia. Sono l’opportunità unica per le aziende dinamiche, soprattutto italiane, che finora non hanno avuto il coraggio o la possibilità di penetrare il mercato cinese. L’importante, come sempre, è saper cogliere questa opportunità comprendendo, innanzitutto, il cambiamento. Innanzitutto ogni azienda dovrebbe guardare al mercato cinese con uno spirito nuovo e analizzare nel dettaglio le implicazioni del piano interventista statale nel proprio settore per preparare un piano di risposta dinamico allo sviluppo della domanda e della competizione. Compresa l’evoluzione del mercato, il secondo passo è riscrivere la propria offerta. Molte opportunità verranno dalle zone rurali, finora trascurate, ma richiederanno l’agilità e la capacità di adattare il proprio modello di business e la propria value proposition per servire questi nuovi mercati inesplorati, che sono significativamente diversi dalle regioni costiere export oriented note a noi occidentali. Infine, essere sul mercato ora che la domanda si sta riprendendo può rappresentare il vero differenziale competitivo per conquistare quote di mercato preziose. Ora un presidio locale costa meno di prima, soprattutto perché molte società occidentali stanno svendendo i propri asset anche in Cina per fronteggiare la crisi a casa. Questi asset possono essere velocemente riconvertiti e adattati come sanno bene Telstra, SKGroup, Gic Group e altri che hanno significativamente investito negli ultimi mesi. Come diceva Pasteur, le opportunità arrivano alle menti preparate. In questo periodo di crisi è necessario focalizzarsi sui mercati domestici, ma ignorare le nuove dinamiche della crescita in Cina è un rischio che le aziende non possono correre. Mentre l’economia di gran parte del mondo è ancora dormiente, la Cina si è risvegliata.