ANSA.IT, 27/07/2009, 27 luglio 2009
Piero Amariti, 34 anni, e la moglie Cristina Messina, sua coetanea. Entrambi di Milano, proprietaria di un bar lei, assicuratore nell’agenzia del padre lui, genitori di due bambini di 3 e 6 anni, «persone gentili, educate, solari», a tutti sembravano «una coppia perfetta» e invece da qualche tempo la storia non funzionava più, lui il 30 giugno scorso minacciandola con una pistola l’aveva costretta a fare l’amore, lei per non spaventare i figli che dormivano nella stanza accanto l’avevano assecondato ma poi l’aveva denunciato alla polizia, aveva fatto le valige e coi bambini s’era trasferita in casa dei genitori
Piero Amariti, 34 anni, e la moglie Cristina Messina, sua coetanea. Entrambi di Milano, proprietaria di un bar lei, assicuratore nell’agenzia del padre lui, genitori di due bambini di 3 e 6 anni, «persone gentili, educate, solari», a tutti sembravano «una coppia perfetta» e invece da qualche tempo la storia non funzionava più, lui il 30 giugno scorso minacciandola con una pistola l’aveva costretta a fare l’amore, lei per non spaventare i figli che dormivano nella stanza accanto l’avevano assecondato ma poi l’aveva denunciato alla polizia, aveva fatto le valige e coi bambini s’era trasferita in casa dei genitori. L’altra mattina l’Amariti si appostò sotto casa dei suoceri e per qualche minuto rimase a spiare la moglie che, assieme al figlio maggiore e alla sorella Cinzia, usciva dal portone e montava sulla sua Citroen rossa. Quando i tre furono a bordo corse fino alla fiancata destra della macchina e senza dire una parola, estratta una 375 a tamburo, spalancò la portiera, tirò giù la consorte dall’auto, la trascinò per qualche passo, e le sparò due colpi: uno al collo, uno alla tempia. Quindi si puntò l’arma alla testa e fece fuoco. Alle 8.30 di mercoledì 29 luglio all’angolo tra via Rossini e via Bellini a Rho, Milano.