Francesca Marretta, Liberazione 28/07/2009, 28 luglio 2009
«Sai cos’è l’Isola di Wight? per noi l’isola di chi ha negli occhi il blu della gioventù
«Sai cos’è l’Isola di Wight? per noi l’isola di chi ha negli occhi il blu della gioventù...», cantavano i Dik-Dik. In questi giorni invece l’isola a sud dell’Inghilterra che nel 1970 ospitó l’omonimo Festival di musica rock in cui suonarono, tra gli altri Jimi Hendrix, i Doors e gli Who, è diventata l’emblema della contraddizione delle politiche ambientaliste del governo britannico. Contemporaneamente all’annuncio, la settimana scorsa, da una parte il ministro per l’Energia e il Cambiamento climatico Ed Miliband della «rivoluzione economica verde» che il governo laburista si appresta a realizzare in Gran Bretagna con un programma di riduzione delle emissioni nocive del 34% entro il 2020 e relativi investimenti, seicentoventicinque lavoratori saranno messi alla porta entro la fine di questa settimana dalla compagnia danese Vestas Technology UK Ltd, che deciso di chiude l’impianto per la produzione di turbine a vento a Newport, sull’Isola di Wight. Il governo laburista britannico non solo non è finora intervenuto per scongiurare la chiusura dell’impianto, ma ha in piedi un accordo con la stessa azienda danese per finaziare lo sviluppo di energia eolica off-shore. Brown ha speso miliardi per risollevare le banche corresponsabili della crisi economica che ha portato alla perdita di oltre due milioni e mezzo di posti di lavoro nel paese, ma mentre dice di voler tagliare le emissioni, permette che chiuda la sola azienda che costruisce turbine. La Vestas, leader mondiale del settore, ha giustificato già da aprile la decisione di chiudere l’impianto di Newport per aprirne altri in Cina e Usa, perchè la domanda locale non è sufficiente a giustificare il mantenimento dell’impianto. Nonostante un’aumento delle vendite quest’anno di oltre il 60%. Di fronte poi alla contraddizione con le promesse del governo britannico per incentivare l’uso di energia alternativa, i conti non tornano. Il solo punto positivo in questa vicenda è che la chiusura dell’impianto di Newport ha creato una mobilitazione rosso-verde senza precedenti, mettendo d’accordo operai e ambientalisti, uniti nelle azioni di protesta. I gruppi ambientalisti del "Campaign against climate change" (Campagna contro il cambiamento climatico) ed altri hanno piazzato le tende in una fattoria sull’isola di Wight per spostarsi nella zona industiale e dire "no" alla chiusura dell’impianto di turbine a vento. Le loro strategie di azione sono state adottate dai lavoratori della Vestas, che hanno deciso dal 20 luglio per l’occupazione degli uffici. I venticinque che dormono per terra tra le scrivanie e si lavano nei lavandini delle toilette non sono mai stati iscritti al sindacato. Contemporaneamente poi, i leader dei sindacati stanno organizzando azioni di solidarietà con la protesta di Newport. La notizia diffusa ieri dalla Bbc, il governo cui il governo britannico pagherebbe in totale fino a sei milioni di sterline alla Vestas per lo sviluppo di impianti all’estero, scatenerà maggiori proteste nelle prossime ore. « chiaro che il governo dice una cosa e ne fa un’altra» ha dichiarato dopo la diffusione della notizie Jonathan Neal, segretario internazionale del "Campaign against Climate Change", che ha organizzato per oggi una manifestazione di protesta presso il ministero per l’Eneregia e il Cambiamento climatico a Londra. Ed Miliband ha cercato ieri sera di calmare gli animi dichiarando che il danaro speso per lo sviluppo di turbine off-shore permetterà in utima istanza alla Gran Bretagna di creare di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili. Miliband ha ammesso che il governo «farà tutto il possibile per sviluppare una strategia che risolva la situazione sull’Isola di Wight». Miliband ha aggiunto che pur chiudendo la produzione di turbine a Newport la Vestas manterrebbe aperto un impianto per realizzare prototipi in Gran Bretagna con cui si testerebbero le turbine da produrre all’estero. Questo permetterebbe la creazione di 150 posti di lavoro in una prima fase, e potenzialmente di altri in seguito. Chissà se i posti li daranno ai seicento licenziati dal 31 luglio. Intanto per domani alle dieci e un quarto è fissata l’udienza in tribunale che dovrà rispondere all’istanza con cui l’azienda chiede la "rimozione" dei manifestanti dai propri uffici. « scandaloso l’azienda minacci di trascinare fuori i lavoratori» ha detto il segretario del sindacato del settore dei trasporti Rtm (National Union of Rail, Maritime and Transport Workers) Rob Crowe, che ha invocato l’azione congiunta in tutto il paese di lavoratori e ambientalisti in segno di solidarietà con il personale dell’impianto di Newport. A proposito della nuova coalizione rosso-verde Jonathan Neale ha sottolineato che i posti di lavoro persi alla Vestas sono importanti per non solo di fronte al dramma della disoccupazione. «Sono lavori importanti per il pianeta. Possiamo fermare il cambiamento climatico, ma ci vogliono investimenti nelle energie rinnovabili. Il tempo è poco. Un governo che non salva questi posti di lavoro non puó essere serio». E dire che Gordon doveva essere tra quelli che al concerto sull’Isola di Wight cantavano «hippy hippy hippy». Ma non se lo ricorda più.