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 2009  luglio 28 Martedì calendario

DAI SALDI IN GARAGE ALLA FIERA DI MILANO. VENDETTA VINTAGE


Negli Stati Uniti, soprattutto in Florida e California dove la crisi dei mutui subprime ha colpito di più, si organizzano ogni weekend i "Garage Sale". La gente non riuscendo a pagare la casa, prima di traslocare, per disfarsi del superfluo organizza un mercatino in garage. L’usato diventa fonte di sopravvivenza per alcuni e consumo per gli altri. E così, magari per dare una mano al vicino, finisci per trovare qualcosa che ti serve: il barbecue elettrico, la federa di pizzo della nonna dell’Iowa, i blue jeans firmati Tommy Hilfiger o la maglietta "Ucla". Dietro a questi Garage Sale c’è spesso una storia triste: o la gente trasloca in un’abitazione più modesta o, peggio, finisce in una roulotte come ha raccontato il documentario di Andrea Salvadore Da Wall Street a Gran Torino, andato in onda tre settimane fa su Rai Tre.
Lo svuotamento degli armadi per sbarcare il lunario non sembra essere più un fenomeno unicamente americano. A Roma, "Rigattieri per Hobby", il mercatino della domenica al Borghetto Flaminio è interessante per capire chi compra e chi vende. Ne viene fuori la radiografia di un’Italia in difficoltà che però, prima di deprimersi, cerca soluzioni dignitose e divertenti. Enrico Quinto, ideatore e organizzatore insieme a Paolo Tinarelli, del Garage Sale romano racconta: «Affittare uno spazio-stand costa novanta euro, spesso i clienti-espositori se lo dividono. Ultimamente ho affittato a molti pensionati. Arrivano la mattina presto con lo spirito giusto perché considerano l’esperienza un’opportunità per uscire di casa e confrontarsi con gli altri. Inoltre, tra aprile e giugno, ci sono diversi studenti determinati a racimolare i soldi per un viaggio estivo».
Secondo Nanni Odoni, grande esteta e direttore di Casamica, rivista di arredamento e architettura allegata al Corriere della Sera, «disfarsi del superfluo è salutare, quasi un esercizio Zen». Nell’ultimo mese si leggono tutti i giorni inchieste e articoli dedicati al vivere sobrio e al low cost. Negli Stati Uniti, Julie Morgenstern, teorica del pauperismo, sta diventando ricca con un libro: When organizing is not enough, Shed your stuff, change your life (Quando organizzare non basta, butta la tua roba e cambia vita). Ma perché buttare se si può racimolare qualcosa? Di questi tempi vale la regola del maiale: non si scarta niente. Il lusso, par di capire, perde quotazioni, non è più il massimo a cui aspirare. Giorgio Bocca, sull’Espresso del 23 luglio, è arrivato a dileggiare gli hotel a cinque stelle. L’articolo si intitola «Questo lusso non fa per me». Si legge: «Mi viene il crampo, non dico dell’avarizia ma di chi rispetta il denaro e teme la povertà come imago mortis».
All’opposto c’è ancora gente disposta ad investire nell’alta gamma. Tra questi Daniela e Franz Kraler che, a Dobbiaco, vicino a Bolzano, inaugurano il prossimo weekend un negozio di 600 metri quadri proponendo 70 marchi come Dolce & Gabbana, Balenciaga, Ballantyne, Tod’s ecc… I Kraler credono nella qualità e hanno clienti disposti a seguirli. Sono però mosche bianche in un momento in cui anche chi scialava ora sta più attento. E se il lusso annaspa in questa congiuntura, cominciano a dare segni di cedimento anche gli outlet perché privi di fascino, dei "non luoghi" come ha raccontato Aldo Cazzullo nel suo libro Italia Outlet. Si rivalutano i mercati storici come quello di Arezzo la prima domenica del mese o quello del mercoledì mattina a Forte dei Marmi dove si trovano camicie Ralph Lauren in ottimo stato a venti euro, coperte provenzali e lenzuola di cotone. tra le poche cose convenienti da fare in Versilia, una terra dai prezzi elevati persino per i turisti russi. A Roma la situazione dei mercati è variegata: Porta Portese "tiene", via Sannio è decaduta anche se al banco 113, da Ugo Tortiello, trovi ancora la vecchia Tacchini di John Mc Enroe e la Fila di Björn Borg. In ascesa il mercato del villaggio Olimpico dove, ogni venerdì mattina, si trovano tovaglie, biancheria della nonna e abiti nuovi più o meno griffati. Un cappellino a fiori di cotone costa un euro. All’estero si fa un gran parlare del Flea Market di Brooklyn. Per informazioni guardare il sito www.brownstoner.com/ brooklynflea.
Uno dei film che sta facendo tendenza è I love Radio Rock, ambientato nell’Inghilterra anni Sessanta. Il look varia dalla marsina dei Beatles ai golfoni a V tipicamente british. Chi entra oggi in un negozio dell’usato si aspetta di trovare quel tipo di vestiti. Non ha solo voglia di andare da Zara e H&M. Il divertimento, in un negozio dell’usato, sta nel pescare un boa viola, una vecchia borsa di Hermès, una cappottino arancione a trapezio. «Nessuno», spiega Cinzia, titolare dell’omonimo negozio di via del Governo Vecchio 45 a Roma, «entra in una boutique del genere o in un mercatino con un’idea precisa. Noi lasciamo che cerchino e non li spingiamo all’acquisto». La zona del Governo Vecchio (oltre a Cinzia punti di riferimento sono Omero Dafano al 110 e Michele Salvatore al 35) ha vestito film e fiction ambientate negli anni Sessanta e Settanta. Tra gli ultime pellicole Romanzo Criminale, Moana Pozzi con Violante Placido, Il Grande Sogno di Michele Placido che sarà presentato in concorso a Venezia. «Il legame tra cinema e vintage è un fenomeno romano», spiega Angelo Caroli, considerato il personaggio più noto del settore, in Italia e all’estero.
A Lugo di Romagna il suo archivio-negozio è meta di stilisti, appassionati e ricercatori. Gli capita di curiosare su Ebay e spiega che viene utilizzato dai collezionisti come lui e da chi sa cliccare bene. A Firenze ha appena aperto una nuova boutique in via dei Cimatori, a pochi passi da via dei Calzaiuoli. La boutique è linda e ordinata, nonostante ciò molte persone non mettono piede nei negozi dell’usato perché disgustate dall’odore dei capi disinfettati. Alla mostra-mercato, invece, superano il problema non c’è. Così, alla Stazione Leopolda di Firenze, dal 7 all’11 luglio, c’è stata la 14esima edizione di "Vintage Selection" con trenta espositori scelti tra diverse boutique di Firenze, Milano, Parma. Agostino Poletto, ideatore del Salone, ha stilato un manifesto. Tra le massime si legge: «Un oggetto vintage possiede una storia. Uno nuovo la sta ancora cercando». L’ingresso alla Leopolda costava 5 euro e, malgrado ciò, si sono registrati 4500 visitatori in quattro giorni. Milano non sarà da meno e, a febbraio, ospiterà la "Milano Vintage Fest" al Superstudio Più di via Tortona. Tra gli organizzatori il giornalista sportivo Guido Bagatta che anticipa qualche chicca: «Abbiamo deciso di allargare la manifestazione al modernariato con i juke box, le vecchie radio, i dischi in vinile, alcuni lampadari anni Quaranta e Cinquanta». Bagatta è un conoscitore del vintage sportivo così gli chiediamo un "borsino". «Interessante è il lavoro della Toffs che riproduce le vecchie magliette da calcio del passato (quella di George Best del Manchester United, quella della nazionale argentina di Maratona, ndr) ma tornano anche marchi come Dubin e Brunik». Il testimonial di Brunik, tanto per fare un esempio, era Gustavo Thoeni. Un campione vintage doc.