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 2009  luglio 27 Lunedì calendario

SE QUELLE MORTI FOSSERO DI LAVORO


Molti ancora i casi pendenti in giudizio

La questione dei contenziosi giudiziari tra i lavoratori e l’Inail è tutt’altro che trascurabile. Facendo riferimento ad un elaborazione sui dati Inail realizzata dal patronato Inas e dalla Filca-Cisl (edili) si riscontra, in relazione al dato del febbraio 2007, che i morti ufficiali a causa del lavoro sono 1.176 a fronte, tuttavia, di 73.703 casi da definire (relativi al periodo compreso tra il 1999 e il 2007), ovvero nei quali è in atto una controversia giudiziaria tra l’Istituto e i lavoratori per il riconoscimento della morte per causa lavorativa.

Nel dettaglio sono state 1.893 le morti nel 2004 (ma con 3.018 casi da definire), 1.828 nel 2005 (con 7.704 da definire), 1.795 nel 2006 (con 12.908 non definiti). Trattandosi di questioni giudiziarie i tempi sono notoriamente molto lunghi e con percorsi ad ostacoli fatti di commissioni mediche, ricorsi amministrativi e cause infinite presso i vari livelli della magistratura italiana. Queste sono pratiche spesso complesse che l’Inail ha ricevuto ma che non ha considerate idonee ai fini del riconoscimento per l’indennizzo e che, ovviamente, non rientrano nel consueto rapporto statistico annuale. Inoltre, i lavoratori che decidessero di far causa all’Istituto, in caso di esito negativo, saranno condannati a pagare le spese giudiziarie, che spesso raggiungono cifre rilevanti, di tasca propria. Ciò creerebbe, secondo i sindacati, un forte disincentivo a proseguire su questo versante e da questo punto di vista l’Istituto, grazie alle ingenti risorse a disposizione, sarebbe in una posizione di vantaggio. chiaro che se queste controversie dovessero risolversi a favore dei lavoratori, oggi ragioneremmo su tutt’altro scenario. Ma qui dobbiamo fare i conti con l’insostenibile lentezza della magistratura.