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 2009  luglio 27 Lunedì calendario

Oltre 6 mila morti l’anno, 40 mila persone che per le lesioni non saranno più quelle di prima. E quelle 16 maledette ore notturne tra il venerdì se­ra e la domenica mattina che assomiglia­no a una guerra strisciante a cui sembra impossibile mettere fine

Oltre 6 mila morti l’anno, 40 mila persone che per le lesioni non saranno più quelle di prima. E quelle 16 maledette ore notturne tra il venerdì se­ra e la domenica mattina che assomiglia­no a una guerra strisciante a cui sembra impossibile mettere fine. Si è fatto mol­to, certo, ma sono altrettante le buone intenzioni rimaste sulla carta. La patente a punti, innanzitutto. Era il 2003, e fu l’inizio di un giro di vite da­gli effetti positivi che arriva fino all’ina­sprimento delle pene e dei provvedi­menti amministrativi disposti dall’attua­le governo. I morti calarono subito del 10 per cento, ma nel 2006 l’effetto era già più o meno svanito. «Fu un passo importante che ha perso smalto – dice Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale ”. Del resto è assurdo regalare due punti ogni due anni per ’buona condotta’, senza contare che i corsi per recuperarli sono una farsa». Per limitare i danni delle lunghe notti trascorse in discoteca si è proposto di tutto e di più. Anticipare l’orario di chiu­sura dei locali per evitare che i ragazzi si mettano in macchina, stravolti, all’alba? Ci provò già nel 1990 l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti che fissò il coprifuoco alle 2 (esteso alle 4 per l’estate e le zone turistiche), ma un anno dopo la direttiva fu annullata dal Tar del­l’Emilia. Si pensò anche ai videogiochi: nel ”96 l’ex ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro voleva introdurre nel­le discoteche dei «simulatori di guida» per premiare i ragazzi che compivano meno infrazioni virtuali. Nel 2000 l’allo­ra direttore della Polizia stradale Ales­sandro Pansa avrebbe voluto far dormi­re i giovani in discoteca obbligandoli a tornare a casa solo alle 12.30 del giorno dopo, mentre nel 2007 l’attuale sottose­gretario Carlo Giovanardi propose dal­l’opposizione un provvedimento speri­mentale per bloccare il traffico automo­bilistico dalle 22 di un sabato fino alle 7 della domenica. Il problema più grosso restano senz’altro l’alcol e le droghe. Non è rima­sta traccia di quel «codice etico» siglato due anni fa tra governo e gestori di loca­li che prevedeva limitazioni alla vendita di drink e sconti per i guidatori rimasti sobri. «I gestori fanno i patti e poi non ne rispettano nemmeno uno – com­menta Giovanardi ”. I morti di ieri non sono una fatalità: come è possibile che dei ragazzi si mettano in macchina alle 4 del mattino dopo un simile mix di stan­chezza e carenza di sonno? Contro droga e alcol abbiamo comunque aumentato i controlli sulle strade ottenendo dei risul­tati molto positivi». « vero, l’etilome­tro è l’arma più potente contro le stragi del sabato sera, e si è passati dai 250 mi­la del 2006 al milione e 400 mila dell’an­no scorso – dice Biserni ”. Il problema sono però le forze a disposizione: oggi abbiamo lo stesso numero di pattuglie che circolavano negli anni 60 e 70». Tutti d’accordo su un punto, però: il governo ha fatto benissimo ad inasprire le pene sia detentive che pecuniarie. «Per l’omicidio colposo il minimo è sali­to da uno a due anni di carcere, e i giudi­ci sono sempre più restii a concedere le attenuanti generiche», spiega Augusto Palese, uno dei legali dell’Associazione nazionale familiari e vittime della stra­da. Misure che insieme al ritiro più faci­le di auto e patenti hanno contribuito, negli ultimi sei mesi, al calo del 33 per cento delle vittime nei fine settimana. «Un altro segnale importante – conti­nua Palese – è che alcuni pm considera­no omicidio non colposo ma con dolo eventuale quello compiuto da chi ucci­de dopo essersi messo alla guida ubria­co fradicio o strafatto. Una sentenza che gli desse ragione sarebbe davvero una svolta importante».