Giulio Benedetti, Corriere della Sera 25/07/2009, 25 luglio 2009
Al primo posto l’università di Trento. Al 54˚ l’università di Macerata. E’ una graduatoria ufficiale costruita sui risultati
Al primo posto l’università di Trento. Al 54˚ l’università di Macerata. E’ una graduatoria ufficiale costruita sui risultati. Dopo due tentativi andati a vuoto – prima di Mariastella Gelmini ci avevano provato Letizia Moratti e Fabio Mussi – parte la valutazione. Nei prossimi mesi 27 atenei virtuosi riceveranno più fondi, altri 27 che non hanno raggiunto gli standard previsti – anche se superaffollati – subiranno dei tagli. Dopo tanto parlare di merito, si fa sul serio. D’ora in avanti, se non vogliono restare a secco di finanziamenti, le università dovranno preoccuparsi di raggiungere certi standard. Come accade nel resto del mondo. I criteri Incentivi e sanzioni sono l’effetto di un recente decreto messo a punto dalla direzione università del ministero. Vengono indicati i criteri di ripartizione, sulla base dei risultati, del 7 per cento (525 milioni di euro) del fondo di finanziamento ordinario degli atenei. I 2/3 di questo fondo verranno assegnati in base alla qualità della ricerca, 1/3 per la qualità della didattica. Tra un anno o forse più – dipenderà dai tempi di attuazione – sarà la nuova Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) a decidere chi merita incentivi e chi no. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato in prima lettura il regolamento. L’Anvur peserà l’efficacia della didattica sulla base di standard internazionali (compito svolto finora dal Cnsvu) e la qualità dei risultati della ricerca (finora se ne è occupato il Civre). Il regolamento Gelmini la rende più autonoma: il presidente verrà indicato dal Capo dello Stato e non dal governo. I migliori Secondo il ranking elaborato dal ministero – si tratta di un prototipo che dovrà essere via via perfezionato – l’Università di Trento (più 6 milioni di euro), i Politecnici Torino e di di Milano sono le università migliori. Le prime sei sono tutte al Nord. Ben tre gli Atenei lombardi nella top ten. Subito dietro il Politecnico c’è infatti l’Università di Bergamo mentre al quinto posto figura l’università Milano- Bicocca. Ma non sono mancati buoni piazzamenti di atenei del Centro-Sud: Roma «Tor Vergata», l’Università di Chieti e Pescara, l’Università della Calabria, l’Università Politecnica delle Marche, l’Ateneo della Tuscia, il Politecnico di Bari e l’Università del Sannio di Benevento. Nessun premio, per ora, alle Università di Trieste, Firenze e Siena in attesa della presentazione di un piano finanziario di risanamento dei bilanci che attualmente risultano in rosso. Quest’anno verrà distribuito il 7 per cento del Fondo di finanziamento ordinario in base alla qualità della ricerca e della didattica. Ma il criterio storico, il numero degli iscritti, è destinato a pesare sempre meno. In futuro la qualità dei risultati arriverà a pesare fino al 25-30 per cento del finanziamento statale. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: «questo è un primo passo significativo, ma il miglioramento va conseguito con forza ». «Non c’è un intento punitivo – ha aggiunto ”, ma la volontà di spronare tutti a dare il meglio». Dal 29 luglio i dati e le valutazioni saranno pubblicati sul sito del ministero. Le polemiche La prima graduatoria ufficiale delle nostre università statali non poteva non provocare polemiche. Per quanto riguarda la qualità della didattica si è tenuto conto dei tempi necessari ad un laureato per trovare lavoro (20%), dell’utilizzo nei corsi di docenti di ruolo (20%), degli iscritti al secondo anno con almeno due terzi degli esami del primo anno (40%) e della possibilità concessa agli studenti di valutare la qualità dei corsi( 20%). Criteri condivisibili. Ma che uso è stato fatto dei dati? Se lo chiede il rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla: «mi repelle concettualmente pensare che, sia pure con rare eccezioni – afferma Lagalla ”, l’Italia sia popolata a Nord di Roma da intelligenze baciate da Dio e a Sud della capitale da poveri accattoni della cultura e della ricerca, approssimativi e male in arnese». «Il modello applicato – afferma il rettore di Roma Tre, Guido Fabiani – tiene in conto marginale di atenei come il nostro che hanno destinato al monte stipendi ben al di sotto del 90% del loro Ffo. Questo è un parametro che è stato spesso assunto dai ministeri dell’Economia e dell’Università come indicatore positivo nell’uso delle risorse». La classifica, replicano dall’università di Macerata, ultima in classifica, «terrebbe conto dei risultati della ricerca scientifica con un peso pari a due terzi (contro un terzo per la didattica) rendendo quindi scontato che atenei socio- giuridici-umanistici come Macerata escano sconfitti rispetto a grandi Politecnici». Giulio Benedetti