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 2009  luglio 25 Sabato calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 27 LUGLIO 2009

In Italia la povertà, la disoccupazione, il lavoro precario e quello nero colpiscono il Sud molto più duramente del Nord. L’ultimo rapporto sull’economia meridionale pubblicato dall’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez), il più celebre istituto di analisi economica delle zone depresse della Penisola, mostra che il reddito di un cittadino del sud rappresenta una parte sempre più risicata del reddito di un italiano del nord. Riccardo Realfonzo: «Se guardiamo alla qualità dei servizi pubblici o dell’ambiente, il Mezzogiorno perde ancora più terreno rispetto al resto del Paese». [1] Secondo i dati elaborati dal ”maestro di strada” Marco Rossi Doria, vive nel Sud il 65,3% delle famiglie povere e il 69% delle persone sotto la soglia di povertà. [2]

Con un terzo della popolazione nazionale, nel 1951 il sud produceva meno di un quarto del reddito nazionale. Adesso i dati sono pressoché invariati, ma non funziona più il vecchio scambio nel quale la politica locale portava voti per le forze al governo ricevendo in cambio risorse spesso usate in modo spregiudicato. Carlo Trigilia: «Negli ultimi tempi, questo scambio tra governo e politica locale sembra essersi incrinato. Il baricentro politico si è più spostato a nord di Roma, grazie anche alla Lega. I politici meridionali si trovano in difficoltà e lamentano la carenza di risorse, riabbracciando la vecchia retorica meridionalistica». [3] Antonio Bassolino, governatore della Campania: «Lo scenario economico è completamente cambiato: l’industria di Stato ha chiuso, siamo entrati in una fase di crisi economica globale. Il Sud, in questa nuova fase, soffre molto più che il Nord». [4]

Il 25 giugno il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, leader del Movimento per le Autonomie, ha annunciato l’intenzione di fondare un partito del Sud. «Il Sud è in ginocchio e tutti cercano di fregarci, c’è solo l’imbarazzo della scelta. O ci organizziamo oppure è la fine». [5] Enrico Fierro: «In tanti, a destra come a sinistra, sono pronti a sventolare il vessillo del Sud tradito. Brava gente e vecchi arnesi della politica, governatori-cacicchi mai rassegnati alla sconfitta, padroni delle tessere e moderni notabili». [2] Peppino Caldarola: «Il cantiere del Partito del Sud è stato aperto e sono al lavoro almeno tre imprese costruttrici». Oltre a quello guidato da Lombardo, ci sono il cantiere guidato da Gianfranco Miccichè, luogotenente berlusconiano che vorrebbe un partito meridionale affiliato al Pdl, e quello guidato da Bassolino, che propone un movimento politico-culturale oltre i partiti ma vicino al Pd. [6]

Il processo cui stiamo assistendo ha alcuni punti di contatto e molti di differenza con la nascita della Lega Nord. Caldarola: «Il primo punto di contatto fa leva sulla protesta di un’area geografica del Paese che si vede emarginata economicamente e culturalmente. Gli ultimi anni per il Sud sono stati davvero tragici. Sono cresciute le differenze economiche con il Nord, sono diminuiti i trasferimenti e soprattutto si è diffusa una solida cultura anti-meridionalista che ha pervaso quasi tutte le forze politiche. I punti di contatto con il movimento leghista finiscono qui. Le differenze sono tante e soprattutto questa: la Lega nacque come un movimento dal basso con una classe dirigente sconosciuta, il partito del Sud nasce dall’interno della Casta. Le possibilità che le parole d’ordine dei nuovi meridionalisti facciano breccia sono numerose». [6]

Alcuni fattori fanno da acceleratore alla fondazione del ”partito del Sud”. Marcello Sorgi: «La crisi dei due partiti ”a vocazione maggioritaria”, fondati per le politiche del 2008 e ripiegati sul modesto risultato delle Europee 2009. L’insofferenza ormai evidente in molti strati del Pdl e nel personale politico di provenienza An per la stretta alleanza tra Berlusconi e Bossi. Il Pd che va al congresso dilaniato dalle correnti e incapace, al momento, di ritrovare una sintesi interna. Il successo uscito dalle urne per le terze e quarte forze di Casini e Di Pietro, insieme con il fallimento del referendum che ha seppellito ogni ipotesi di sviluppo bipartitico del sistema italiano». [7] Giuseppe De Rita: «Ci hanno da tempo insegnato che il movimento è uno ”statu nascenti” e non si configura mai con lineamenti certi; ma intanto ci si muove e senza limiti di appartenenza o di schieramento, tanto che potrebbe darsi che a medio termine il movimentismo vada a spaccare attuali maggioranze». [8]

La ragione più importante per la nascita del ”partito del Sud” sono ovviamente i quattrini. Luca Ricolfi: «O, come ci hanno abituati a chiamarli, le ”risorse”, ovvero le decine e decine di miliardi di euro che da questo autunno, con l’entrata in vigore del federalismo fiscale, verranno contesi fra le regioni ”virtuose”, che pagano molte tasse e spendono bene i quattrini che riescono a trattenere sul loro territorio, e le regioni ”viziose”, che hanno alti tassi di evasione e indici di efficienza decisamente bassi. Una prospettiva aggravata dal fatto che, nei prossimi anni, tutto fa pensare che la torta da spartire non crescerà, e sarà comunque inferiore a quella del 2006-2007, ultimi anni in cui il Pil ha dato segni di vita. Detto ancora più esplicitamente: poiché il grosso delle regioni virtuose sta nel Centro-Nord, e il grosso di quelle viziose sta al Sud, il timore dei politici meridionali è che la Lega - grande vincitrice delle ultime tornate elettorali - imponga un riequilibrio svantaggioso per il Mezzogiorno». [9]

Lombardo & c. devono ancora far capire di quale partito e, soprattutto, di quale Sud, stanno parlando. Giuseppe Sarcina: «Miccichè, nell’intervista pubblicata dal Corriere giovedì 2 luglio, cita le ”risorse pubbliche” come passaggio chiave per il rilancio delle regioni meridionali. Gianfranco Vesti, nell’ultimo libro (Mezzogiorno a tradimento, Editore Laterza) ha documentato come sia un luogo comune associare il Meridione allo spreco di fondi pubblici. Tuttavia rimane il rischio che il ”partito del Sud” si trasformi nel ”partito della spesa”. Tanto più che negli ultimi mesi il dibattito in Sicilia ha preso anche altre direzioni. Per esempio la Confindustria guidata da Ivan Lo Bello ha messo al primo posto delle priorità (e quindi anche davanti alle ”risorse”) il problema del contrasto al potere economico delle mafie». [10]

Negli anni di ”leghe del Sud” ce ne sono state a bizzeffe. Gian Antonio Stella: «Destinate l’una a essere risucchiata da un’altra. A scontrarsi in tribunale per il possesso del nome. A scatenare risse intestine meschinelle nel segno della guerra ai busti di Garibaldi, degli appelli a rimuovere le piazze Cavour, delle invettive contro Costanza d’Azeglio, rea d’avere esclamato contro l’annessione del Sud: ”Qùallons nous faire de ces gens-là, cosa faremo di quella gente? Confesso che penso con terrore alla fatica di ripulire quelle stalle d’Augia». [11] Ricolfi: «La novità di oggi non è che sia in atto l’ennesimo tentativo di costruire un ”partito del Sud”, ma è che questa volta l’operazione potrebbe anche riuscire, con conseguenze imprevedibili sul quadro politico nazionale. A questo punto della vicenda, le ipotesi sul tappeto paiono tre». [9]

Prima ipotesi: la ”Lobby del Sud”. Ricolfi: «Costruire un gruppo di pressione che, nell’ambito del centro-destra, sposti ”a Sud” l’asse della politica del Governo, da molti giudicata troppo sbilanciata a favore degli interessi del Nord; secondo un commentatore attento come Francesco Verderami non si può escludere che questa operazione - pilotata da Micciché e Dell’Utri - sia in realtà gradita a Berlusconi, che potrebbe utilizzare i mugugni dei parlamentari meridionali per ridurre il potere e l’influenza di Tremonti, ormai visto da molti come il vero rappresentante della Lega dentro il centro-destra». Seconda ipotesi: la ”Lega Sud”. «Costruire un partito vero e proprio, che funzioni - nel Mezzogiorno - come la Lega di Bossi funziona nel Centro-Nord. Un partito, dunque, alleato con il Pdl ma che sia capace di sottrarre al Pdl stesso una parte considerevole del voto meridionale. chiaro che, per Berlusconi e il suo partito, questa ipotesi è la vera ”alternativa da evitare”». [9]

Terza ipotesi: il ”Partito del Sud”. Ricolfi: «Costruire un partito la cui unica missione sia la tutela dell’identità e degli interessi del Sud, senza un asse privilegiato con uno dei due schieramenti principali (un pò come la Lega delle origini). Un partito, dunque, in cui potrebbero trovar posto sia personaggi politici provenienti dal centro-destra, sia personaggi politici provenienti dal centro-sinistra, come il governatore della Campania Bassolino o quello della Calabria Agazio Loiero. Di questa terza ipotesi, Raffaele Lombardo - fondatore dell’Mpa e governatore della Sicilia - pare l’interprete più autorevole e determinato». [9] Massimo Franco: «L’allarme che serpeggia nel centrodestra non dipende tanto dall’evocazione di un virtuale ”partito del sud”. A spaventare è, più in generale, un particolarismo che contraddice l’identità del Pdl. E minaccia di sostituire alla strategia berlusconiana di amalgamare i due estremi del Paese, una politica basata sull’appartenenza territoriale, sopra e sotto il Po». [12]

C’è un argomento inconfessabile, per un partito che si prepara a nascere da una costola del centrodestra. Sorgi: «La convinzione che presto o tardi - nell’arco di una legislatura che potrebbe arrivare a compimento, ma anche interrompersi prima - il ciclo del Cavaliere si stia esaurendo. E poichè Berlusconi è stato, nel bene o nel male, nei quindici anni della Seconda Repubblica, il collante attorno al quale il centrodestra e il centrosinistra si sono aggregati, una sua uscita di scena porterebbe l’attuale consunzione dei due poli a una definitiva frammentazione. Di qui appunto, la scommessa dei fondatori del partito del Sud di accelerare i tempi e farsi trovare pronti, sia per le prossime elezioni regionali del 2010, sia per l’eventuale precipitare della situazione in un nuovo scioglimento anticipato delle Camere». [7]

Secondo il Sole-24 Ore il ”partito del Sud” potrebbe valere su scala nazionale il 6-8%. [2] Ricolfi: «Se il Pd dovesse continuare nella sua corsa verso l’autoannientamento, e il Pdl dovesse subire un salasso elettorale per il successo di un ”partito del Sud”, nel giro di pochi anni l’Italia potrebbe precipitare in una situazione come quella del Belgio, dove lo scontro fra Fiamminghi e Valloni prevale sulla normale dialettica politica e mette a dura prova l’unità del Regno. Da noi, quel che potrebbe accadere è che il confronto fra destra e sinistra si trasformi, di fatto, in uno scontro fra una coalizione nordista e una sudista. Niente male per un paese che si avvia, nel 2011, a festeggiare il centocinquantenario dell’Unità d’Italia». [9]