Andrea Milani, L’Espresso, 30 luglio 2009, pag. 67, 30 luglio 2009
ANDREA MILANI PER L’ESPRESSO 30 LUGLIO 2009
Rosso Ratzinger.
Ventisei milioni di dollari in mendo di donazioni e un milione di fedeli persi in due anni. L’Obolo di San Pietro crolla, i pellegrini scappano. I dati ufficiali forniti dal Vaticano certificano in maniera asettica la stessa storia che, detta in una battuta scherzosa, è costata il posto al vaticanista del Tg3. Il giornalista Roberto Balducci, in chiusura di un servizio da San Pietro, aveva buttato lì che nella piazza arroventata dal sole estivo erano rimasti "quattro gatti" a seguire le parole di Benedetto XVI. Apriti cielo, si è scatenato il putiferio: reazioni indignate, proteste in parlamento, regolamenti di conti interni alla Rai. Alla fine il direttore del Tg3 Antonio Di Bella ha destituito dall’incarico il vaticanista. Paradossalmente, gli unici ad aver tenuto un profilo basso nella vicenda sono stati gli uomini della Santa Sede, a cominciare dal direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. La politica dell’understatement è tradizione di là dal Tevere. Ma forse pesa anche la malcelata consapevolezza che, sui grandi numeri, papa Ratzinger è perdente. Secondo le statistiche della Prefettura della Casa pontificia, le persone che hanno partecipato a incontri pubblici con Benedetto XVI, in Vaticano o a Castelgandolfo, sono passate da 3.222.820 del 2006, a 2.830.100 del 2007, a 2.215.000 del 2008. Calo netto di 1.007.820 fedeli. E questo ben prima dell’esplosione della crisi economica mondiale e delle sue ricadute sul turismo. Anzi, in un periodo che aveva visto l’aumento delle presenze, italiane e straniere, a Roma. Il risultato, d’altronde, è il medesimo anche quando, raramente, è il papa a viaggiare e i fedeli ad accoglierlo in casa. Molte visite apostoliche sono passate alla storia come tonfi clamorosi, almeno in termini di afflusso popolare: strade semideserte al passaggio della papa-mobile, ampi buchi vuoti tra gli spazi riservati alla folla durante le celebrazioni, nessun coro da stadio nè ovazioni entusiaste. I casi più clamorosi, in termini di freddezza, sono stati il viaggio in Brasile del maggio 2007 e quello in Austria, nel settembre dello stesso anno. La popolarità del papa vacilla anhce sul fronte economico. Basta dare un’occhiata ai numeri dell’Obolo di San Pietro, cioè le donazioni che i fedeli di tutto il mondo offrono direttamente al pontefice, un capitolo di bilancio che in passato ha sempre contribuito a riequilibrare i conti vaticani. Dai dati della Santa Sede emerge un calo preoccupante delle offerte: da quasi 102 milioni di dollari del 2006, a 79 milioni e 837 mila del 2007, a 75 milioni e 785 mila del 2008. La perdita secca ha fatto sì che, nel 2008, i bilanci vaticani siano finiti in rosso. Come dire: i quattro gatti hanno pure chiuso i cordoni della borsa. Lo scarso appeal di cui gode papa Ratzinger tra la gente comune è quasi palpabile nei paraggi di via della Conciliazione. E’ finito il tempo in cui praticamente ogni settimana decine di torpedoni riversavano sulla strada schiere di devoti osannanti. Oggi, nelle botteghe di souvenir, e di oggettistica religiosa che sorgono attorno a piazza San Pietro, tutti piangono miseria. "Fotografie, immaginette, medaglie, rosari e altri ricordini che raffigurano Benedetto XVI: è tutta roba che si vende pochissimo", dice un negoziante. "Rispetto agli anni di Giovanni Paolo II, c’è stato un calo tra il 30 e il 50 per cento". Gli unici moderatamente soddisfatti sono i librai che, tra le vecchie opere di quando era cardinale e le nuove uscite firmate dal pontefice, non registrano perdite nel fatturato. Per tutti gli altri, la crisi economica, combinata con l’"effetto Ratzinger", rischia di diventare letale. Allora tocca ingegnarsi. Come ha fatto la Faro Italy srl, una ditta che produce per lo più souvenir e oggetti in finto marmo a carattere religioso: al momento dell’elezione di Benedetto XVI aveva lanciato sul mercato una candela con un’immagine stilizzata e, sotto, il nome del nuovo papa. Visto l’insuccesso, però, è tornata a mandare nelle botteghe di souvenir i fondi di magazzino con l’effige e il nome di Giuovanni Paolo II.