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 2009  luglio 24 Venerdì calendario

CENTRALI A CARBONE E MEGA-ACCIAIERIER ECCO I "CAMPIONI" DELL’INQUINAMENTO


Enel di Brindisi primo per CO2, Ilva di Taranto per diossine

Dati Legambiente e Greenpeace. Classifica europea: un´impresa italiana all´ottavo posto

ROMA - Ieri il quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato la classifica delle dieci industrie più inquinanti d´Europa dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica. Nell´elenco, guidato da un impianto polacco, uno inglese e cinque tedeschi, all´ottavo posto figura la centrale Enel di Brindisi. Siamo gli unici rappresentanti del Meridione d´Europa nella top ten. Ce lo meritiamo?
Negli ultimi decenni abbiamo ottenuto risultati importanti nella battaglia contro l´inquinamento: il piombo è stato tolto dalle benzine; il riscaldamento a metano ha fatto diminuire la concentrazione di anidride solforosa nelle città, i nuovi motori delle auto hanno abbattuto gli inquinanti emessi per ogni chilometro. Eppure le allergie continuano a crescere, le vittime dello smog nelle metropoli italiane si contano a migliaia l´anno e l´anidride carbonica, innocua nella vita quotidiana, si è rivelata una minaccia planetaria.
L´inquinamento locale si somma all´inquinamento globale ed è difficile mettere su un unico podio i maggiori responsabili. Greenpeace ha scelto di concentrare l´attenzione sui gas serra e ha redatto una classifica delle industrie che emettono più CO2. La Puglia ha vinto a mani basse: al primo posto c´è la centrale termoelettrica di Brindisi Sud, al secondo l´Ilva di Taranto, al terzo la centrale termoelettrica di Taranto.
«Per il secondo anno consecutivo la maglia nera va alla centrale Enel di Brindisi Sud, la più grande centrale a carbone d´Italia», commenta Francesco Tedesco, di Grenpeace. «Al quarto posto troviamo la raffineria Sarroch di Moratti. E va segnalato il fatto che tra i primi dieci impianti inquinanti d´Italia in termini di CO2 ci sono ben 5 centrali a carbone».
Ma cosa succede se si decide di misurare l´inquinamento locale, quello responsabile dei danni alla salute di chi vive vicino agli impianti? Nel rapporto Mal´Aria industriale 2009, la Legambiente analizza il peso di inquinanti antichi ma ancora insidiosi: metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, benzene. Se la selezione viene fatta utilizzando come parametro il mercurio, la classifica dei grandi inquinatori è guidata dall´Ilva di Taranto che da sola sforna il 57 per cento del totale delle emissioni, seguita dalla Syndial di Priolo e dalla cementeria Sacci di Testi (Firenze). L´Ilva figura in testa a buona parte delle classifiche di questo settore: è sul podio del maggior inquinatore per il cadmio (seguita da Portovesme e dalla raffineria Eni di Sannazzaro de´ Burgundi), per il cromo (seguita dalla Saras e dall´Eni di Sannazzaro de´ Burgundi), per il benzene (seguita dall´Erg e, di nuovo, dall´Eni di Sannazzarro de´ Burgundi).
«Questo tipo di inquinamento sembra essere scomparso dall´agenda politica», osserva Stefano Ciafani responsabile scientifico di Legambiente. «Il ministero dell´Ambiente ha a disposizione uno strumento formidabile per combatterlo: il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali, quelle che tengono conto dell´assieme degli impatti sulla salute e sugli ecosistemi. Si tratta di una norma voluta dall´Unione europea che in Italia doveva essere operativa dal 31 ottobre 2007. Sono passati quasi due anni e nulla è accaduto. Il nuovo strumento è rimasto nel cassetto e le industrie continuano a inquinare come prima».