Omero Ciai, la Repubblica 24/7/2009, 24 luglio 2009
LA LUNGA MARCIA DI ZELAYA "TORNO IN HONDURAS, A PIEDI"
A Tegucigalpa manifestazioni contrapposte tra i sostenitori dell´ex capo dello Stato e quelli del golpista Micheletti E Morales attacca gli Usa
«Mel» Zelaya, il presidente dell´Honduras deposto dal golpe del 28 giugno, ha annunciato che rientrerà in patria attraversando la frontiera col Nicaragua. Zelaya ha preso la decisione di tentare ad ogni costo il ritorno dopo il fallimento dei negoziati che la comunità internazionale aveva affidato al presidente del Costarica, Oscar Arias. Nonostante gli sforzi, Arias non è riuscito a superare l´opposizione del governo golpista di Roberto Micheletti, pervicacemente contrario ad un ritorno al potere di Zelaya sotto qualsiasi forma. L´ultima offerta del presidente del Costarica proponeva la formazione di un «governo di riconciliazione nazionale» con ministri dei due partiti principali, il liberale (di cui fanno parte sia Zelaya che Micheletti) e il nazionale, più elezioni anticipate e amnistia per i reati politici.
La comitiva di Zelaya, della quale faranno parte alcuni membri della sua famiglia, collaboratori e diverse centinaia di giornalisti, dovrebbe raggiungere domani la frontiera con l´Honduras, a 500 km da Managua, la capitale del Nicaragua. Non è chiaro quale potrà essere la reazione del governo in carica: in teoria Zelaya dovrebbe essere arrestato, ma è più probabile che cercheranno di impedirgli il rientro in patria. L´ex presidente honduregno aveva già fatto un tentativo di ritorno lo scorso 6 luglio, su un aereo venezuelano che non riuscì ad atterrare all´aeroporto di Tegucigalpa.
Mentre «Mel» prepara la prova di forza, in Honduras proseguono le manifestazioni a favore e contro di lui. Mercoledì c´è stata a Tegucigalpa la più grande concentrazione a favore di Micheletti, e ieri un nuovo sciopero nelle scuole e negli uffici pubblici a favore di Zelaya. Quel che molti temono è che la situazione possa degenerare in uno scontro aperto tra le due fazioni o in un nuovo intervento dell´esercito.
Una possibilità evocata ieri dal presidente boliviano, Evo Morales, che ha paventato il rischio che si scateni una «lotta armata» se il governo di Roberto Micheletti continuerà ad opporsi al rientro di Zelaya. «Se si fosse trattato della guerriglia, i militari della base nordamericana presente in Honduras, a Palmerola, li avrebbero spazzati via, ma trattandosi della destra non fanno nulla», ha aggiunto Morales, accusando Obama e la Clinton di non fare abbastanza per il ripristino della legalità in Honduras.