Amedeo La Mattina, La stampa 24/7/2009, 24 luglio 2009
IL PREMIER HA UN PIANO PER IL SUD
Oggi il Consiglio dei ministri discuterà se fare il «conclave» di governo all’Aquila all’inizio di agosto, come aveva annunciato Berlusconi. L’incontro potrebbe saltare: non c’è ancora una convocazione e un’idea precisa su cosa discutere nella caserma di Coppito. Il rischio è che il vertice immaginato dal premier si riveli una passerella inutile e venga associata al seminario di Caserta che non portò bene a Romano Prodi (cadde poco tempo dopo). Ma prima che la politica e il governo vadano in ferie il Cavaliere intende lanciare alcune idee (o dal summit di Coppito o con una conferenza stampa) che ha cominciato a discutere ieri a Palazzo Grazioli con i coordinatori Pdl Ignazio La Russa e Denis Verdini, il ministro Angelino Alfano e i capigruppo Cicchitto, Gasparri, Quagliariello e Bocchino.
Una delle priorità cresciute nell’agenda del premier è il Mezzogiorno, anche sotto la spinta dei malumori che vengono dai parlamentari e dai ministri del Sud, Raffaele Fitto e Stefania Prestigiacomo in testa. Poi c’è il governatore siciliano Lombardo che accusa Berlusconi di trattare l’isola come se fosse un’altra Italia: peggio, l’«Afroitalia». Il presidente del Consiglio sa che i suoi amici raccolti attorno a Gianfranco Miccichè non faranno mai il «partito del Sud» contro di lui, ma si rende conto che una risposta è necessaria. Ecco allora l’idea di un «Piano strategico per il Mezzogiorno»: opere e infrastrutture finanziate e coordinate da una cabina di regia della quale ha parlato Giulio Tremonti alla direzione del Pdl due giorni fa. Un ruolo importante in questa operazione dovrebbe averlo lo stesso Micchichè, al quale Berlusconi vorrebbe pure affidare la guida del Pdl in Sicilia. In sostanza, il premier pensa di nominare Gianfranco nuovo coordinatore regionale. Ma proprio su quest’ultimo punto alla riunione di ieri a Palazzo Grazioli si sono opposti La Russa e Alfano. Idea tramontata? Forse. Ma per Berlusconi è l’unico modo per tentare di rimettere insieme i cocci del partito in Sicilia e far rientrare le tensioni che si potrebbero scaricare anche in Parlamento al momento delle votazioni. Alla Camera una pattuglia di deputati meridionali ha minacciato perfino di creare un gruppo autonomo dal Pdl. E sabato a Palermo è previsto un incontro organizzato da alcuni deputati vicini a Gianfranco Fini (Granata, Briguglio e Scalia) per chiedere maggiore autonomia, una sorta di «statuto speciale» che renda possibile scegliere la leadership regionale.
Sul banco degli accusati sono sempre Tremonti e la Lega che a loro parere continuano a rastrellare soldi per il Nord (ieri Bossi è tornato alla carica con il Tesoro per chiedere il finanziamento di un nuovo fondo di solidarietà per l’agricoltura). Ma Tremonti ripete che soldi non ce ne sono. «E allora di cosa stiamo parlando?», si chiede Miccichè. Il sottosegretario teme che questa «cabina di regia» e questo «Piano strategico per il Mezzogiorno» siano una scatola vuota.
Insomma, sul versante veline e conversazioni piccanti pubblicate dai giornali Berlusconi si sente sicuro (anche ieri al vertice di Palazzo Grazioli ha continuato a dire che questi attacchi non porteranno a nulla). Ma nei rapporti interni alla maggioranza le spine sono molte e vuole risolverle al più presto. Poi c’è un altro tema su cui si sta concentrando molto: le alleanze per le regionali del 2010. Al vertice del suo partito il premier ha detto che «bisogna aprire le porte all’Udc, recuperare un rapporto organico con Casini». E questo deve essere fatto non solo nelle Regioni dove l’Udc può far vincere il Pd, ma anche nelle altre realtà in cui il Pdl ha la sicurezza di farcela o da solo o con la Lega. Il ragionamento del Cavaliere è partito dalla considerazione che l’Udc ha dimostrato di saper resistere: quel pezzo di elettorato moderato e cattolico ha continuato a votare per lo scudocrociato, nonostante tutto. E il Pdl non può permettersi che vada a finire dall’altra parte, aiutando il Pd a tenere botta alle prossime Regionali. A questo appuntamento elettorale Berlusconi ci vuole arrivare con un partito riorganizzato nel territorio, con una classe dirigente rinnovata. Vincere nel 2010 alla grande significa pure strappare al Pd la presidenza della Conferenza delle Regioni.