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 2009  luglio 22 Mercoledì calendario

DERIVATI: CONSULENTI SOTTO TIRO


La magistratura milanese allarga le indagini agli advisor - LO SCENARIO - Negli ultimi dieci anni gli istituti finanziari più attivi nel settore degli enti pubblici italiani sono stati Merrill e Nomura

Dopo le banche è arrivata l’ora dei consulenti. La magistratura milanese ha lanciato la seconda fase della sua offensiva contro abusi e illeciti nelle emissioni obbligazionarie degli enti territoriali italiani. Nella giornata di ieri, sono infatti stati eseguiti decreti di perquisizione negli uffici di due società di consulenza italiane. A firmarli è stato il sostituto procuratore Alfredo Robledo, che da quasi due anni conduce un’inchiesta sulle operazioni in derivati degli enti locali.
Che nel settore sia stato per anni fatto un uso spropositato di consulenti, intermediari e procacciatori d’affari, gli addetti ai lavori lo sapevano da tempo. Ma nessuno ha mai trovato prove di abusi, o pagamenti occulti all’estero. Almeno finora.
«La nostra stima è che un buon 40% dei profitti delle banche internazionali con gli enti territoriali italiani derivino dall’uso di metodi o criteri che a noi non piacciono», ha rivelato al Sole 24 Ore un banchiere di una delle top bank del mondo. «Noi ci siamo sempre rifiutati di pagare cosiddette success fee di centinaia di migliaia o addirittura milioni di euro a intermediari o advisor che hanno offerto un affare con un ente». E che avrebbero magari potuto spartire parte di quelle fee con amministratori amici.
In altre parole, non sarebbe solo attraverso gare o bandi che molti enti arrivano a optare per una banca anziché un’altra. «La scelta può non dipendere dalla qualità o dal prezzo dell’offerta, ma dalle entrature di chi la promuove o comunque svolge attività di consulenza per la banca», conferma un secondo banchiere. «Costoro vengono poi pagati dalla banca stessa con una percentuale del suo profitto. Su conti invariabilmente aperti all’estero. In Paesi come Irlanda, Gran Bretagna, Svizzera o anche gli Usa». Paesi dai quali i soldi possono chiaramente far perdere le proprie tracce.
Negli ultimi 10 anni, due degli istituti finanziari più attivi nel settore degli enti pubblici italiani sono stati Merrill Lynch e Nomura. I decreti del Pm Robledo sono stati notificati a due consulenti che hanno lavorato con quelle due banche.
Da un’inchiesta condotta da il Sole-24 Ore risulta che negli ultimi anni gli advisor più attivi in questo settore sono stati una mezza dozzina, tra cui l’ex senatore socialista Tommaso Mancia (deceduto nel dicembre 2008), in contatto con enti del Centro Italia e in particolare delle "sue" Marche. O Rossini Srl, i cui proprietari erano molto vicini a Totò Cuffaro nei giorni in cui era governatore della Sicilia e la sua Regione emetteva bond e cartolarizzava crediti sanitari a tutta manetta. Oppure anche la società ConsulEnti Srl, che aveva invece rapporti stretti con la Regione Calabria.
Ma a dominare il mercato, con ottime entrature in enti distribuiti lungo tutto lo stivale, è stata una società di base a Napoli – la Fincon Srl – di proprietà dei fratelli Maurizio e Gianpaolo Pavesi.
A scoprire i Pavesi fu Ottavio Muzi-Falconi, che nella metà degli anni ’90 lavorava per Merrill Lynch, banca d’investimento americana già allora specializzata nel settore dei municipal bond Usa. Fu lui ha lanciare il business nel nostro Paese. La sua prima operazione ( e la prima in Italia) fu a Napoli nel 1996, con i cosiddetti Bassolino bonds.
L’ostacolo più grande che dovette superare fu quello del rating: non essendo fino ad allora mai ricorsi al mercato finanziario internazionale, gli enti non lo avevano lo avevano acquisito. E non c’era nessuno che sapesse interpretare un bilancio pubblico per attribuire un rating. Muzi-Falconi fece fare questo importante lavoro di valutazione ai fratelli Pavesi. Dopo il successo di quell’emissione, Merrill Lynch decise di mettere sotto contratto la loro società – Fincon – legandola in esclusiva. I volumi del business da allora generato dall’istituto americano sono stati impressionanti: il Sole 24-Ore ha calcolato che tra il 1998 e 2006, con l’aiuto di Fincon, Merrill Lynch ha partecipato all’emissione di bond di enti territoriali italiani per un totale di oltre 13 miliardi di dollari. E per tutti quegli anni, i Pavesi sono stati di fatto identificati con Merrill Lynch. Fino al dicemre 2006, quando il nuovo management della banca americana ha deciso di troncare i rapporti.
La Fincon è una delle due società i cui uffici sono stati perquisiti ieri per ordine del Pm Robledo. Il decreto di perquisizione fa riferimento a profitti ingiustificati per Merrill Lynch, prodotti dall’operazione con la Regione Lombardia. E si ipotizza il reato di truffa aggravata per il solo Gianpaolo Pavesi.
La seconda società nel mirino della procura milanese è ConsulEnti Srl di Massimiliano Napolitano (a cui è stata perquisita anche l’abitazione privata a Roma). Il decreto di perquisizione cita pagamenti su conti esteri di ingenti commissioni sui bond della Regione Calabria i cui destinatari sono al momento ignoti. Il Pm sospetta possano essere finiti anche a Napolitano, che oltre a essere un consulente esterno, stando al decreto, sarebbe stato di fatto anche dipendente della Regione. Tanto è vero che si ipotizza il reato di corruzione.
In una sua inchiesta pubblicata nel settembre 2007, Sole-24 Ore si è già occupato della ConsulEnti, rivelando che tra i suoi soci c’era stato Mauro Pantaleo, direttore del Bilancio della Regione Calabria negli anni in cui furono effettuate tutte le operazioni oggetto dell’inchiesta (dalla primavera del 2007 è passato alla Barclays, per quella che un dirigente della banca britannica ha definito la sua "vocazione ad aprire le porte e produrre business").
«Mauro lo conosco da 22 anni, siamo grandi amici. Mi ha chiesto qualche consiglio… e io l’ho fatto sempre a titolo non oneroso», spiegò Napolitano al nostro giornale nel 2007, negando che le banche interessate avessero pagato commissioni alla ConsulEnti per attività svolte con la Regione Calabria.
In seguito al nostro articolo, la Regione Calabria chiese formalmente alle banche interessate se vi erano state commissioni di qualsiasi natura pagate a terzi. Il Sole-24 Ore ha ottenuto copia della lettera di risposta spedita il 12 settembre 2007 dagli uffici di Londra di Nomura. Dice: «Nomura International non ha in alcuna occasione concluso accordi o effettuato pagamenti di alcun tipo a ConsulEnti… o altre entità o soggetti ad esse collegate».
Evidentemente il Pm Robledo sospetta che non sia così. In un’intervista concessa telefonicamente alcuni mesi fa, Marcello Massinelli, proprietario/manager della società Rossini ed ex consulente finanziario di Totò Cuffaro, ci ha illustrato uno scenario che potrebbe chiarire quello che è successo.
Massinelli ha dichiarato di essere stato pagato da Nomura per un lavoro di «originazione del business» con la Regione Calabria. E ha spiegato che l’allora dirigente della banca giapponese responsabile del settore pubblico italiano, Andrea Giordani (che nel frattempo ha lasciato la banca) volle però coinvolgere anche Napolitano: «Ci affiancò un’altra società di consulenza, che si chiama ConsulEnti… Giordani riteneva che Napolitano fosse la persona che poteva introdurlo al meglio all’interno della Regione».
Il problema, ci ha spiegato Massinelli, nacque al momento del pagamento di quei servizi. Perché ConsulEnti non aveva mai acquisito il placet della divisione legale di Nomura, responsabile della gestione dei potenziali conflitti di interesse (e visti gli stretti legami di ConsulEnti con la controparte a Catanzaro è possibile che quel placet non sarebbe stato concesso): «Con queste banche d’affari non è che si alza un banchiere e dice "Ok, faccio l’accordo con quel signore e gli do la provvigione". Esiste un meccanismo interno di approvazione delle commissioni pagate ai consulenti», ha spiegato. «Avendo Rossini lavorato per anni con Nomura… ci fu chiesto di accreditare anche ConsulEnti, come soggetti credibili perché avevano lavorato con noi… e poi ci fu chiesto di essere noi eventualmente beneficiari di una consulenza per loro… "Guarda, mi fu detto, visto che sta lavorando con voi, li pagate voi, e noi paghiamo voi". Io ho risposto: Gradirei fare le cose molto più tranquille».
Quando abbiamo chiesto a Massinelli come andò a finire la sua risposta è stata: «Noi abbiamo dato un’indicazione che bisognava pagare ConsulEnti… poi il modo con cui ConsulEnti si sia relazionata all’interno di Nomura per ottenere… se li ha ottenuti – ma credo di sì – dei pagamenti…. le posso dire che è una gestione fatta tra di loro. Noi abbiamo solo fatto da sponsor, se mi passa il termine, di ConsulEnti nei confronti di Nomura».