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 2009  luglio 21 Martedì calendario

TRE OFFERTE IN CORSA PER OPEL


Tre offerte in corsa per Opel
Magna-Sberbank, Rhj e a sorpresa Baic - Fiat resta fuori dalla gara - LA SCELTA - I dossier verranno analizzati da Detroit forse già oggi e in seguito passeranno ai governi e al board della fiduciaria

FRANCOFORTE. Dal nostro inviato
Tre in corsa per Opel. Alla scadenza del termine di ieri sera alle 18, sul tavolo della General Motors sono arrivate tre offerte vincolanti: quella della cordata composta dalla canadese Magna e dalla russa Sberbank; quella della finanziaria belga Rhj; e, un po’ a sorpresa, anche quella della cinese Beijing Automotive Industry Holding (Baic). All’ultimo momento, dunque, anche quest’ultima ha deciso di correre – nonostante il fuoco di sbarramento da parte del mondo politico e sindacale tedesco. Resta invece fuori la Fiat, che non ha ritenuto di rilanciare sull’offerta iniziale.
Quale il contenuto delle nuove offerte? Ieri è emerso che Magna ha cambiato la struttura della propria: più precisamente, l’azienda canadese si dice pronta a rilevare il 27,5% di Opel contro il 20% precedente; scende al 27,5% (dal 35%) la banca russa Sberbank, principale finanziatrice dell’operazione. Magna e Sberbank sottoscriverebbero poi un patto di sindacato per ottenere la maggioranza assoluta in sede di assemblea. Gm resterebbe prima azionista con il 35% del capitale, mentre ai dipendenti Opel andrebbe il 10%. Resterebbero invariati, invece, gli altri termini dell’offerta di Magna con l’investimento di 100 milioni in capitale più 400 di prestiti convertibili da parte del consorzio e richiesta di garanzie pubbliche su crediti fino a un massimo di 4,5 miliardi. Secondo il quotidiano russo «Kommersant», Magna chiede ampia libertà nell’utilizzo della proprietà intellettuale di Opel; in particolare, vorrebbe poter costruire modelli Opel anche con propri marchi e poterli modificare liberamente. Rhj punterebbe al 50,1% investendo 275 milioni di euro.
Il ministro dell’Economia di Berlino, Karl’Theodor zu Guttenberg, in un’intervista ha ribadito che «non c’è un accordo già fatto con Magna» e ha dettato alcuni principi da seguire nella valutazione delle offerte, in particolare – con riferimento alle cifre di cui sopra – «una struttura di capitale sostenibile» per la quale «gli offerenti devono essere pronti a sobbarcarsi una quota maggiore di rischio». Finora la più "generosa" da questo punto di vista sembrava quella di Baic, che si sarebbe impegnata per 660 milioni.
Se Guttenberg cerca di mantenersi equidistante, non altrettanto fanno tutti i compagni di partito della Cdu (il partito della cancelliera Angela Merkel). I premier dei Land dove hanno sede gli impianti Opel, per esempio, si sono espressi tutti a favore dell’offerta Magna – vista come più vantaggiosa per la conservazione dei posti di lavoro in Germania. La stessa Merkel ha avuto qualche giorno fa parole di apprezzamento per Magna (sia pure giustificate dall’occasione: la visita del presidente russo Medvedev). A favore di Magna sono poi compattamente i sindacati tedeschi, che vedono Rhj come un investitore finanziario che punta a un facile e rapido guadagno (quelle che i politici tedeschi da anni dipingono come "locuste").
L’ipotesi che la scelta di Gm non coincida con le preferenze del Governo tedesco (e degli altri stakeholder) è tutt’altro che improbabile. Almeno una parte di Gm preferisce un’offerta come quella di Rhj – legata alla finanziaria americana Ripplewood – che è di più semplice gestione nell’immediato e permetterebbe in futuro di rientrare in gioco, qualora Gm (la cui maggioranza è in mano al Governo Usa) risolvesse i problemi sul mercato americano. Guttenberg ha tuttavia escluso esplicitamente l’ipotesi di un’opzione call che permetta a Gm di rientrare in possesso di Opel in un secondo momento.
Come spiega il comunicato diffuso ieri dal gruppo americano, «le offerte finali verranno ora analizzate e confrontate da Gm». Ciò dovrebbe avvenire entro pochissimi giorni, forse già oggi. «Le offerte finali e le decisioni preliminari di Gm saranno poi riviste insieme al governo tedesco e agli altri governi interessati, con la Commissione europea e con il Trust Board della Opel/Vauxhall» (ovvero il board della fiduciaria cui a maggio è stata girata la quota di controllo di Opel). Proprio quest’ultimo è il primo organo che dovrà prendere una decisione formale; dei cinque membri, due sono stati nominati dalla Gm e due da Berlino, mentre il presidente è il capo della Camera di commercio americana in Germania. Poiché quest’ultimo non ha diritto di voto, c’è il rischio di uno stallo fin dalla prima fase.