Peppino Caldarola, il Riformista 23/7/2009, 23 luglio 2009
IL PARTITO DEL SUD ALLONTANA IL MEZZOGIORNO DAL PAESE
Il cantiere del Partito del Sud è stato aperto e sono al lavoro almeno tre imprese costruttrici. La prima fa capo a Raffaele Lombardo, il governatore della Sicilia, leader dell’Mpa che da qualche anno è sulla scena politica nazionale, vuole emanciparsi dal sicilianismo e propone una federazione di tutte le formazioni politiche meridionaliste.
Il secondo cantiere è guidato da Gianfranco Miccichè, luogotenente berlusconiano, che vorrebbe un nuovo partito meridionale affiliato alla Pdl.
Il terzo cantiere lo ha aperto Antonio Bassolino che propone un movimento politico-culturale che vada oltre i partiti ma sia vicino al Pd.
Tutti e tre si propongono di raccogliere la protesta del Sud.
Lombardo è quello che ha il progetto più ambizioso. Sogna di fare un vero partito del Sud che svuoti le ramificazioni meridionali dei due partiti maggiori e si proponga come concorrente-interlocutore della Lega. Miccichè crede di poter creare la lobby meridionale del Pdl in grado di contrastare Tremonti e il suo asse privilegiato con Bossi. Bassolino è tentato dalla spallata contro lo stato maggiore romano del Pd ma non vuole ancora separarsi dal suo partito.
Siamo di fronte a un processo che ha alcuni punti di contatto con la nascita della Lega e molti di differenza. Il primo punto di contatto fa leva sulla protesta di un’area geografica del Paese che si vede emarginata economicamente e culturalmente. Gli ultimi anni per il Sud sono stati davvero tragici. Sono cresciute le differenze economiche con il Nord, sono diminuiti i trasferimenti e soprattutto si è diffusa una solida cultura anti-meridionalista che ha pervaso quasi tutte le forze politiche. I punti di contatto con il movimento leghista finiscono qui. Le differenze sono tante e soprattutto questa: la Lega nacque come un movimento dal basso con una classe dirigente sconosciuta, il partito del Sud nasce dall’interno della Casta.
Le possibilità che le parole d’ordine dei nuovi meridionalisti facciano breccia sono numerose. Chi viaggi per il Mezzogiorno può cogliere un clima diverso da quello degli anni passati. Si è creata una nuova frattura fra società civile e Stato che non riguarda solo i ceti popolari e quella parte di popolazione contigua con i fenomeni criminali, ma investe anche le élites culturali e imprenditoriali. C’è un Mezzogiorno che non accetta più la narrazione di un Paese in cui il Sud viene presentato come un ingombrante fardello. Si moltiplicano al Nord episodi di razzismo non solo contro gli immigrati da altri Paesi ma anche contro i nuovi immigrati meridionali. Ieri il Corriere della Sera raccontava di un bambino napoletano che aveva dovuta cambiare scuola a Treviso perché irriso dai suoi compagni di scuola. Ho raccolto numerose testimonianze analoghe sia al Nord sia al Centro Italia e nella civilissima Toscana. una situazione che può esplodere e può esplodere nella forma che assumono oggi i conflitti sociali. Cioè attraverso la riorganizzazione particolaristica che trasforma ogni gruppo in una lobby che ha i suoi rappresentanti e la sua trattativa con Roma.
A questo puntano i capi del partito del Sud. per questo che saranno i concorrenti più pericolosi per il notabilato dei grandi partiti ma anche per l’elettorato meridionale di due formazioni minori come l’Udc e l’Italia dei valori, che si muovono entro lo stesso perimetro di gioco.
Siamo così posti di fronte all’insorgere di una nuova questione democratica. Queste tentazioni meridionaliste non hanno nulla da spartire con il vecchio meridionalismo. Quello iscriveva la sua battaglia di emancipazione in una cornice nazionale. Questi nuovi meridionalisti sono estranei o indifferenti alla cornice nazionale. Il pericolo più grave che sta correndo il sistema politico è che la crisi della sinistra e la crisi del berlusconismo diano vita a due medie formazioni, l’una nordista l’altra meridionale, che stringano patti e compromessi mettendo in discussione l’unità del Paese. L’altro punto di differenza grande fra questi nuovi meridionali e il meridionalismo democratico sta nel fatto che questi fautori del partito del Sud sono il problema, non la soluzione del problema. Sono la Casta per eccellenza, annidata nei grandi partiti o pronta a separarsi da essi pur di mantenere una rappresentanza, spesso attraverso affari illeciti, con il potere romano. Il guaio è che come la Prima Repubblica fu incapace di capire quel che bolliva nel pentolone della Lega sottovalutandola, oggi nella Seconda Repubblica si può commettere lo stesso errore con i sudisti.