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 2009  luglio 23 Giovedì calendario

LA BATTAGLIA INTORNO A CORRADO PASSERA


 una storia complicata, quella che vede protagonista l’immobiliarista e finanziere Luigi Zunino. Di base è la storia di un ordinario pasticcio finanziario ai tempi delle svalutazioni immobiliari. Come in molti altri casi, Zunino è stato aiutato dalle banche nonostante - o propria a causa - della sua fragilità.
Adesso lui e le banche finanziatrici sono legati a doppio filo. Come è già successo nel caso Zaleski (le cui origini erano peraltro differenti) ci si chiederà com’è possibile che le banche che tengono stretti i cordoni con l’impresa piccola e non protetta, convoglino oltre l’80 per cento degli impieghi sul 10 per cento delle imprese, le solite.

Ma c’è di più. Zunino rientrerà nella grande battaglia che vede contrapposto un forte ministro dell’Economia - culturalmente propenso a ristabilire il primato della politica e a combattere il bancocentrismo - e alcuni banchieri che quel primato non vogliono riconoscere, o almeno non vogliono riconoscerlo a Giulio Tremonti. Così, dietro il profilo di Luigi Zunino spunta nelle cronache e nei commenti un’altra sagoma, più incombente e significativa, quella del capo esecutivo di Banca Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, il più anti-Tremonti dei banchieri italiani.
Sollevano il problema i giornali borghesi che ricordano il legame tra Zunino e il suo sostenitore Salvatore Mancuso, banchiere in buoni rapporti con Passera e suo alleato importante nella partita Alitalia. Mentre chi ha scelto di voler sostenere Passera, ricorda invece che la scelta di affidarsi a Mancuso proviene dalla moglie (e socia) di Zunino, Cristina Cossetti. Ma quello che conta, in questa fase, è osservare che la battaglia investe il vertice esecutivo di Intesa Sanpaolo.
Ovviamente alcune circostanze aiutano gli avversari di Passera. C’è il fatto che Banca Intesa è la banca più esposta con le imprese: abbiamo ricordato due giorni fa che oltre a Risanamento, c’è Zaleski, Alitalia, Telco, Aedes, Safilo, Stefanel, Pininfarina, Tiscali, Ipi, Coin, e molte altre. Non che le altre due big, Unicredit e Mps vivano estranee al sistema delle imprese, ma Intesa ha fatto di questa missione una caratteristica identitaria. C’è il fatto che dentro all’azionariato della superbanca ci sono dei movimenti in vista dei rinnovi del prossimo anno. I due movimenti osservati negli ultimi mesi, l’aumento della quota di Compagnia Sanpaolo e il patto Credit Agricole-Generali sono stati causati da fatti specifici, un contratto di un paio d’anni fa e la necessità per i francesi di non svalutare la propria quota in Intesa. Ovviamente, però, una dialettica interna che punta a modificare gli equilibri c’è di sicuro, a partire dal fatto che c’è una fondazione che vuole più peso, Compagnia Sanpaolo, perché ritiene che Torino conti troppo poco nella maxifusione con Milano. E c’è da ormai molto tempo un pattinamento costante tra Passera e il presidente del consiglio di sorveglianza della banca, Giovanni Bazoli (come secondo alcuni dimostrerebbe in questi giorni l’atteggiamento del Corriere della Sera nei confronti di Passera).
C’è stata una lunga diffidenza culturale nei confronti di Banca Intesa, la banca per il Paese, che nell’interpretazione di alcuni puntava a farsi banca politica, ulivista, prodian-bazoliana. Oggi la battaglia ha assunto un tono diverso, lo scontro è più liquido. Da una parte ci saranno i professionals, dall’altra quelli che credono - e forse hanno ragione - che il tema della leadership da noi resterà in un piccolo spazio compreso tra politica ed economia.