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 2009  luglio 23 Giovedì calendario

A 13 ANNI SI VENDICANO COME I MAFIOSI

TORINO
Ai poliziotti che li stanno cercando nel tranquillo quartiere - almeno in teoria - di Santa Rita, poco importa, chi siano. Se italiani o stranieri. Ma questi due ragazzini, tra i 10 e i 12 anni, vestiti di scuro, che, in sella alle loro mountain bike hanno simulato un agguato-esecuzione in perfetto stile mafioso- camorristico per vendicarsi di un presunto sgarro, cioè di un colpo di clacson necessario per evitare un sicuro investimento, vanno presi. E in fretta. Per il momento sono svaniti nel nulla ma in molti li hanno visti. E descritti, tanto da tracciare un primo, sommario, identikit.

Uno dei due ha infilato la canna di una pistola semiautomatica (la riproduzione di un’arma vera, ad aria compressa) nel finestrino della Skoda di una famiglia della zona. L’emulo dei killer di Gomorra ha tirato il grilletto, mirando al volto, da pochi centimetri di distanza. A bruciapelo. Il piccolo proiettile di plastica giallo ha colpito la signora Mafalda C., 61 anni, al naso. Dopo 24 ore dall’episodio, c’è ancora un vistoso ematoma e la signora, moglie di un professionista, non riesce affatto dimenticare «gli attimi di terrore puro. Mi hanno colto di sorpresa, non ci riuscivo a credere, neanche a realizzare cos’era accaduto».

Sono le 18,50 di martedì. Il traffico scorre lento, fa caldo e i finestrini sono aperti. Via Boston è un’arteria secondaria, spezzata dai semafori. L’auto dell’ingegnere è in coda, si va avanti con il solito ritmo blando dell’ora di punta del rientro serale. Al suo fianco la moglie, dietro la figlia. Stanno per superare l’incrocio con corso Orbassano, che porta dritto verso le autostrade. Loro abitano poco distante, un paio di chilometri, nella stessa area. Stavano rientrando a casa. «Abbiamo visto un paio di ragazzini in bicicletta, intenti a compiere manovre pericolose in mezzo alle auto in coda. Slalom, frenate improvvise a pochi centimetri dalle ruote, impennate e sorpassi. Mio marito, per non travolgerli, ha suonato il clacson. Un paio di volte, non di più. La prima reazione è stata una sequela di insulti, credo, e di gesti eloquenti. Proprio non avevano gradito di essere stati richiamati a un minimo di prudenza, anche di rispetto per gli altri. Diciamo semplice educazione? Ma neanche per un attimo avrei mai potuto immaginare le loro reazioni. Li abbiamo ignorati. C’era il semaforo rosso, ci hanno raggiunti lì. Il finestrino era aperto, ho visto l’arma vicinissima, neanche mi sono resa conto di cos’era esattamente, tutto è durato una frazione di secondo. Poi un terribile dolore al volto, come se mi avessero scagliato una pietra».

Momenti concitati. Lo stupore che si trasforma in rabbia. E infine in esasperazione. L’auto si affianca al marciapiede. Mafalda C. si copre il viso con le mani; la figlia, che non si era neppure accorta dello «sparo», cerca il proiettile all’interno dell’abitacolo e lo trova, non distante dal sedile. «Sembra tutto assurdo, siamo lì, in mezzo alla strada, non sappiamo cosa fare. Con il cellulare, avvisiamo il 113».

Sotto choc. Gli agenti raccolgono la denuncia e danno una prima occhiata in giro ma, ovviamente, i mini killer, emuli dei gruppi di fuoco della criminalità organizzata, visti mille volte in azione in tv o al cinema e nelle fiction, si sono già allontanati. «Li abbiamo denunciati soprattutto perché non deve più accadere un fatto del genere - spiega la donna ferita - avrei potuto anche restare cieca, per una questione di millimetri. che, da qualche tempo, anche i quartieri definiti residenziali sono a rischio. Spero solo che li catturino presto, prima che accada qualcosa di grave». Carnagione scura, jeans, magliette e berretti scuri. Età tra i 10 e i 13 anni. Capelli corti. Abitano nei dintorni, qualcuno li ha già notati nei giorni precedenti, impegnati nelle stesse pericolose evoluzioni. Brividi da sfogare in mezzo al traffico, e forse cercando lo scontro, la lite con chi non accetta di trasformarsi in stunt-man per il divertimento dei teppisti su due ruote.