Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 22 Mercoledì calendario

IL LIBRETTO DI MAO ISPIRA I NUOVI TALEBAN


Il salto culturale è balzato davanti agli occhi del mondo con il video di 28 minuti che mostrava la prigionia del povero soldato della Guardia nazionale americana catturata a fine giugno dai taleban nella provincia di Paktika. Per un movimento che quando era al potere proibiva la televisione, le cassette musicali e persino le fotografie, usare video postati su Internet come mezzi di propaganda è un balzo gigantesco. I taleban non sono più quelli del 1996, e neppure quelli del 2001. Il movimento ha assimilato la tecnologia occidentale. Gli attacchi sono coordinati a livello nazionale, le comunicazioni viaggiano via cellulare, e-mail o radio. I nuovi comandanti hanno imparato a evitare gli attacchi frontali, a «ondate umane», e si concentrano su imboscate brevi, di 10-20 minuti, con pochi uomini, e soprattutto sulle bombe di strada.
Ma la vera rivoluzione è a livello strategico. « diventato un movimento di guerriglia di stampo maoista - spiega Antonio Giustozzi, della London School of Economics and Political Science, uno dei primi a coniare il termine neo-taleban -. Lo sviluppo della guerriglia si muove sui tre piani teorizzati da Mao: primo, infiltrarsi nei villaggi e crearsi una rete di appoggio senza attirare le forze di sicurezza, finché non si è forti. Secondo: cominciare l’attività di guerriglia, eliminando dai villaggi gli elementi ostili. Terzo: passare alle manovre strategiche per conquistare le città e le vie di comunicazione».
La terza fase è stata soltanto sfiorata, nell’autunno del 2006, attorno a Kandahar, quando i taleban ammassarono un migliaio di combattenti alle porte della città. Ma le fasi uno e due viaggiano a pieno regime in tutto il Sud e il Sud-est: «Per ragioni tattiche i taleban hanno ammorbidito i loro precetti ideologici. Hanno la necessità di fare propaganda, soprattutto per raccogliere fonti all’estero, in Pakistan, nei Paesi arabi del Golfo, e usano senza problemi video, Internet, mms inviati con i cellulari. La propaganda in arabo è oramai sofisticata, più che quella in pashtun, segno che ci sono «consulenti» arabi o pakistani. Anche l’applicazione della sharia è stata attenuata, niente soprusi, per non creare malcontento tra le popolazioni che appoggiano la guerriglia».
I «consulenti» arabi hanno significato anche un miglioramento degli armamenti, soprattutto delle mine di strada, sempre più potenti: «Le adeguano all’aumentare della blindatura dei mezzi Isaf - precisa Giustozzi -. I migliori tecnici sono a Kandahar e nell’Helmand, dove sono arrivati a distruggere almeno un carro armato, un Leopard danese. C’è da aspettarsi che succeda lo stesso a Herat e Farah, anche se finora i blindati italiani si sono comportati bene, meglio per esempio di quelli francesi».
«Quella dei nuovi taleban è probabilmente la migliore guerriglia che abbia mai operato in Afghanistan - conferma Gilles Dorronsoro, analista del Carnegie Endowment for International Peace -. L’errore più grande è considerarla una guerriglia locale, condotta con mezzi limitati».
Le caratteristiche dei «nuovi teleban» sono state al centro dei briefing di intelligence avuti a Washington da Francesco Rutelli, presidente del Copasir, durante i quali sono stati messi in rilievo maggiore flessibilità e rapidità d’azione nonché tattiche come l’uso di macchine digitali per scattare foto a obiettivi da colpire. C’è poi il fenomeno della legittimazione degli attacchi kamikaze da parte dei capi clan, che consente di moltiplicare le reclute in Afghanistan, mentre sul fronte pakistano la maggiore novità arriva da quanto sta avvenendo nella Valle di Swat dove i taleban hanno fatto breccia fra i contadini grazie all’espropriazione di terre che ora il governo pakistano sta restituendo ai proprietari originari. In Pakistan i taleban si rafforzano grazie a una «lotta di classe», anche quella in fondo di stampo maoista, dei contadini contro i latifondisti. Da qui la conclusione tratta da Rutelli che «la situazione sta peggiorando».