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 2009  luglio 22 Mercoledì calendario

MA SERVONO ALMENO UN MILIONE DI ALLOGGI


Centomila case in cinque anni! I numeri fanno sempre una certa impressione, soprattutto quando sono cifre tonde e grosse. Ma - ammesso che si riescano a costruire - sarebbero sufficienti? Tutte le stime - sindacali, degli enti locali e dei costruttori - parlano di una esigenza pari a dieci volte tanto: 1 milione-1 milione e 200 mila nuove case, economiche e in affitto.
Secondo l’Ance, l’associazione dei costruttori, il fabbisogno abitativo in Italia solo nel triennio 2003-2007 è stato di un milione e mezzo di nuovi alloggi. A fronte di questa cifra, i permessi di costruzione sono stati «solo» 1,2 milioni, pari a 78 case ogni 100 nuove famiglie. Dunque poche. «Eppure - ribatte Guido Piran, segretario del Sicet, il sindacato degli inquilini della Cisl - in Italia vi sono più alloggi (30.480.000) che famiglie (24.310.855). C’è il doppio di stanze rispetto alle persone. L’ultimo censimento registrava quasi 5 milioni e mezzo di abitazioni vuote. Abbiamo assistito nel decennio (1997-2007) al maggior sviluppo edilizio della storia del Paese, che però ha lasciato inalterata se non aggravata la crisi abitativa per milioni di famiglie. Lo stock abitativo invenduto attuale, è pari all’intero costruito del 2008». Il problema, evidentemente, è quello di far incontrare la domanda con l’offerta. E la domanda viene soprattutto dalle fasce più deboli della popolazione: i giovani (precari), gli anziani (pensionati), gli immigrati (mediamente poveri).
Mancano, quindi, soprattutto case da affittare. Come aveva ribadito Vasco Errani, coordinatore dei presidenti di regione, già nell’aprile scorso, «è l’affitto la vera emergenza». In Italia l’affitto riguarda solo 4,4 milioni di abitazioni, pari al 18,8% del patrimonio abitativo. Per avere un raffronto, basta considerare che in Germania costituisce il 57,3% del mercato immobiliare, il 47,3% in Olanda, il 40,7% in Francia, il 39,9% in Austria. E via elencando.
In questo senso, il piano del governo dovrebbe dare una risposta, ancorché parziale, a questa esigenza. Ma il gesto dell’esecutivo è ben poca cosa rispetto alle esigenze: «Solo la Campania - ha detto l’assessore regionale all’urbanistica, Gabriella Cundari - avrebbe bisogno di 300 mila vani». «Da solo il Lazio investe molto di più del governo: 600 milioni di euro», spiega il governatore Piero Marazzo. Roberto Tricarico, assessore a Torino e presidente della consulta casa dell’Anci, conferma e rincara: «Le risorse messe a disposizione del governo sono importanti ma largamente insufficienti. Se si considera che ci sono 630 mila domande di assegnazione di alloggi popolari che giacciono nei comuni». Senza dire dei 150 mila sfratti pendenti e delle 350 mila domande per contributi di locazione. Secondo la Cgil - in sintesi - sarebbero 2.580.000 le famiglie a basso reddito che avrebbero i requisiti per accedere ad una casa ad edilizia sociale, ma il 78% della domanda resta inevasa e la metà di questa platea non sarebbe in grado di pagare regolarmente gli affitti di mercato.
D’altronde, ricorda l’Anche, su 100 case costruite nel 2004, quelle di edilizia sociale erano 4,5 in Italia, contro le 34,6 dell’Olanda, 21 della Svezia, 17,5 della Francia e della Finlandia, 14,3 dell’Austria. Nel 2005 - per dire - in Francia sono state costruite 70 mila case popolari, 30 mila in Inghilterra, 1.900 in Italia.
I sindacati degli inquilini segnalano poi la necessità di recuperare il costruito, considerando che gran parte del patrimonio immobiliare risale a prima del 1970 e un suo riutilizzo funzionale consentirebbe di rivitalizzare i centri storici e i piccoli borghi, allargando il mercato degli affitti e soprattutto abbassando i prezzi. Il Sunia fa notare, infatti, che non sono cresciuti solo i mutui, ma anche gli affitti: secondo l’Istat, negli ultimi due anni la spesa per gli affitti è lievitata in media del 14% mentre i costi per i mutui sono aumentati del 10%. La spesa per l’abitare brucia un quarto delle risorse delle famiglie a basso redito (26,7% del budget). Tant’è che su 44 mila sfratti eseguiti nel 2007, 33 mila e 500 sono dovuti a morosità, perché le famiglie non erano in grado di pagare i rispettivi canoni. E il fenomeno si è verificato soprattutto in cinque città: Roma, Torino, Milano, Firenze e Palermo.