Tito Stagno, la Repubblica 22/7/2009, 22 luglio 2009
QUELLA SERA SULLA LUNA CI SONO ANDATO ANCHE IO
Arrivai in via Teulada alle tre del pomeriggio di quella domenica soffocante per l´afa. Andrea Barbato parcheggiò l´auto accanto alla mia, ne uscì incominciando subito a sudare, e insieme marciammo spediti per un centinaio di metri fino al Centro RAI. L´aria condizionata al grado giusto contribuiva a ridarci tono, ma era soprattutto l´atmosfera di grande professionalità che si avvertiva lì a infonderci sicurezza e coraggio in vista di quella diretta di trenta ore: cameramen, tecnici audio e video, assistenti, elettricisti, in silenzio e concentratissimi come mai ci era capitato di vederli prima, si muovevano in ogni lato dello studio: si stavano dando gli ultimi ritocchi alla scenografia, con il grande schermo Eidophor e le 150 poltroncine per gli invitati, le scrivanie per i giornalisti e gli esperti, si provavano le luci e, più importante di tutto, si verificava la qualità dei collegamenti con gli astronauti di Apollo 11, con i controllori del volo a Houston e con i nostri corrispondenti e inviati in varie capitali del mondo, al Quirinale, in Vaticano, nelle sedi regionali della RAI.
Mancava poco all´inizio del programma. A questo punto mi accorsi che l´esperienza fatta con tutti i voli spaziali precedenti, da Gagarin nel ”61 a Borman, che sette mesi prima, con Apollo 8, aveva circumnavigato la Luna a cento chilometri di altezza, valeva meno di quanto mi aspettassi: questa volta sulla Luna ci saremmo atterrati, a Dio piacendo.
Ero emozionato come un esordiente quando alle 19,30 si accesero le telecamere e arrivarono in sottofondo le prime voci dallo spazio. L´uomo stava per violare il primo mistero dell´universo; stava per compiere la prima tappa nella esplorazione del cosmo, stava per conquistare la Luna.
Non era una telecronaca più difficile di tante altre. Con Apollo 11 tutto filava liscio, e su per giù nei tempi fissati dal piano di volo, un librone che la NASA, l´Ente Spaziale Americano, aveva fatto avere con buon anticipo ai telecronisti di tutto il mondo. E poi, oltre ad Andrea, c´erano altri due compagni di cordata: lo scienziato Enrico Medi, divulgatore straordinario, e il redattore scientifico Piero Forcella. Sopra di noi, in sala regia, Mario Conti, il più bravo; accanto a lui Biagio Agnes, vicedirettore del tg e supervisore della maratona televisiva lunare, e Aldo Falivena, ideatore di quella lunga trasmissione, nella quale i tempi morti erano coperti da film, sfilate di moda, brevi spettacoli di varietà. Poco prima delle 22, la brutta sorpresa.
Tradussi, subito e fedelmente, in un racconto circostanziato e il più possibile appassionante, il dialogo tra astronauti e controllori di terra: una sfilza di sigle e di numeri che fortunatamente ero in grado di interpretare. Per dodici minuti che mi hanno levato dodici mesi di vita parlai solo io. Ma quando alla fine sentii Armstrong che comunicava «Reached land» gridai «Ha toccato, toccato il suolo lunare!». Il vecchio amico Ruggero Orlando, muto come un pesce durante quel commento fatto al buio, senza vedere nulla, si fece improvvisamente vivo da Huston: «No, non ha toccato». Di lì, un battibecco che passò alla nostra piccola storia quotidiana, condita di bugie, di pettegolezzi, e anche di cattiverie. La mia spiegazione sincera, onesta, 40 anni dopo: Ruggero, inarrivabile commentatore, non riusciva a parlare e ascoltare contemporaneamente; quindi, niente cuffia. E l´atterraggio storico lo confermò solo 20 secondi dopo di me, quando nella sala controllo scienziati e tecnici americani accesero grossi sigari per festeggiare il successo. Resta salva la buona fede di tutti e due. Il buffo della faccenda è che, battibeccando tra noi, ci perdemmo entrambi l´annuncio storico del comandante Neil Armstrong: «Eagle has landed», «Aquila è atterrata».
Erano le 22,17 del 20 luglio 1969. Andrea mi strinse la mano. Lassù, a 400 mila chilometri da noi, due uomini avrebbero messo piede dopo poco nel mare della Tranquillità, una landa desolata, tutta sabbia e sassi, vicino all´equatore lunare.