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 2009  luglio 21 Martedì calendario

Gli omosessuali nell’Africa sub-sahariana sono fra i più a rischio Hiv/Aids. La causa? L’illegalità dei loro comportamenti, vietati in 31 Paesi africani - in quattro c’è la pena di morte

Gli omosessuali nell’Africa sub-sahariana sono fra i più a rischio Hiv/Aids. La causa? L’illegalità dei loro comportamenti, vietati in 31 Paesi africani - in quattro c’è la pena di morte. Come nelle società occidentali fino a qualche decennio fa, l’illegalità determina quell’abitudine a nascondersi che aumenta i rischi di contagio e l’impossibilità o quasi di accedere a prevenzione e terapie salva vita. Ad accendere i riflettori su questa parte dimenticata della pandemia di Hiv è un’analisi pubblicata sulla rivista The Lancet in concomitanza con la V conferenza dell’International Aids Society (Ias), al via da ieri a Città del Capo, in Sudafrica. Secondo la ricerca coordinata da Adrian Smith e condotta analizzando i dati dal 2003 al 2009, la diffusione dell’Hiv fra gli omosessuali africani è 10 volte maggiore che non tra la popolazione maschile in generale (che pure non scherza, in quanto a contagio). Nel 2008 ben 35 dei 52 Stati africani non sono riusciti a fornire, come richiesto dalle Nazioni Unite, i dati sulla popolazione omosessuale maschile, la percezione del rischio, la diffusione dell’Hiv, l’accesso alle cure. Dalla conferenza arriva anche la buona notizia che in Sudafrica è partita la sperimentazione di un vaccino anti-Aids prodotto nel Paese stesso. L’avvio di questa fase di sperimentazione è particolarmente siginificativo, visto che le autorità sudafricane - alle prese con un problema di immagine per il Paese "vetrina" del continente - hanno sempre teso a sottovalutare la questione Aids. Durante i dieci anni in cui il Sudafrica negava di avere un problema Hiv, 5 milioni e 200mila persone sono rimaste contagiate: un terzo delle donne ta 20 e 34 anni è affetto dal virus. In contemporanea con la Conferenza, l’Unaids, il programma dell’Onu dedicato all’infezione, ha diffuco una serie di dati raccolti. Quello preoccupante riguarda la ricerca, per la quale per la prima volta in 10 anni, calano gli investimenti. C’è poi il grafico sugli impegni del G8 sul finanziamento al Fondo globale anti-Aids. L’Italia è il Paese ch,e aveva promesso di meno. In compenso - se ne è parlato molto a L’Aquila - non ha versato quanto promesso.