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 2009  luglio 22 Mercoledì calendario

Fra Porsche e Volkswagen si sta giocando una partita che non riguarda solamente due case automobilistiche

Fra Porsche e Volkswagen si sta giocando una partita che non riguarda solamente due case automobilistiche. Da oltre 10 anni è in corso una guerra di potere fra le due famiglie dei discendenti di Ferdinand Porsche, capitanate da Ferdinand Piëch e Wolfgang Porsche. Con l’offerta di otto miliardi di euro di Piëch, leader di Volkswagen, Porsche sta per essere completamente assorbita da Volkswagen. Sullo sfondo il tentativo di scalata di Porsche su VW iniziato nel 2005, finito con oltre 23 miliardi di euro di spese e quasi 10 miliardi di debito per la casa di auto sportive di Stoccarda. Quattro anni fa il gruppo Porsche ha avanzato l’idea di scalare Volkswagen per poter creare una nuova entità, infondendo capitale nuovo, idee e un marchio di prestigio. Questo avvenne dopo la crisi vissuta dalla casa di Stoccarda negli anni Novanta, a seguito della quale nel 1993 Wendelin Wiedeking divenne amministratore delegato di Porsche, su nomina diretta di Wolfgang Porsche. Con Wiedeking arrivò una nuova linea aziendale, iniziata con il modello Boxster, inserito in una nicchia di mercato inferiore alla progenitrice 911. L’apertura verso mercati prima inesplorati fu duramente contrastata da Ferdinand Piëch, nipote del fondatore della casa e detentore del 13 per cento delle azioni ordinarie di Stoccarda. Piëch, sempre nel 1993, diventa amministratore delegato di Volkswagen e comincia a consolidare il gruppo acquisendo quattro marchi nell’arco di cinque anni. Insieme con Škoda Auto, il numero uno di VW assume il controllo di Bentley, Lamborghini e Bugatti, minando la posizione di Porsche nel mercato delle auto sportive, mentre Wiedeking inizia a ipotizzare un aumento della propria quota in Volkswagen. Lo scenario muta quando nel 2002 Piëch si dimette dal consiglio d’amministrazione di VW e diventa presidente del comitato di controllo della società, riuscendo anche a farsi eleggere nel consiglio di sorveglianza Porsche. in questi anni che il gruppo di Stoccarda cerca di scalare Wolfsburg. Wiedeking acquisisce una quota azionaria del 21 per cento di Volkswagen, facendo leva su un regolamento statuario considerato illecito dalla Comunità Europea. Infatti la Legge VW, nata nel 1960, era volta a impedire le acquisizioni ostili, sancendo la maggioranza qualificata dell’80 per cento dei voti per l’adozione delle decisioni vincolanti. Tale cavillo, cancellato dall’Ue ma ripristinato dal Cancelliere Angela Merkel, ha impedito che nel 2007 Wiedeking acquisisse il pacchetto di maggioranza, dopo l’aumento dal 31 al 46 per cento delle quote. Questo perché in tal governance è determinante il 20 per cento in dotazione al Land della Bassa Sassonia, forte del diritto di veto sancito di fatto dalla Legge VW. Infatti, Porsche si trova attualmente al 50,76 per cento di Volkswagen, senza possibilità di salire. Wiedeking ha potuto scalare Volkswagen grazie alle vendite dei nuovi modelli come il Porsche Cayenne, primo sport-utility-vehicle della casa, realizzato sulla base del VW Touareg, nato nel 2002 dalla mano di Bernd Pischetsrieder, successore di Piëch alla guida del costruttore di Wolfsburg. Ma il numero uno di Porsche ha dovuto soprattutto far leva sull’indebitamento verso le banche nel tentativo di scalata a VW. Nel 2008 Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, aveva commentato le voci riguardo l’acquisizione di Volkswagen da parte di Porsche affermando che «è inconcepibile, è come se la Ferrari comprasse la Fiat. La Porsche è un hedge fund che fa anche auto». Oltre ai nuovi modelli, come la recente berlina Panamera, Wiedeking ha infatti prodotto oltre 9 miliardi di euro di debito. Anzi, secondo la Bild tedesca, l’indebitamento sarebbe intorno ai 14 miliardi, considerando anche le scadenze creditizie del 2010. Wolfgang ha spiegato alla Frankfurt Allgemeine Sonntagszeitung (FAZ) che «Volkswagen non ci comprerà, non è in programma una vendita del nostro gruppo, che ha anche liquidità necessaria per scalare anche il più grosso costruttore europeo di automobili». In poco meno di due mesi, il presunto acquirente è diventato il possibile acquistato. Lo scorso maggio Piëch, forte del 13 per cento di azioni Porsche, ha chiesto la fusione delle due case, operazione che ha inizialmente riscosso il parere positivo di suo cugino Wolfgang. Tuttavia Piëch ha posto due vincoli per la vendita del suo pacchetto azionario: la rimozione di Wiedeking a favore di Martin Winterkorn, numero uno operativo di Volkswagen, e quella del direttore finanziario Holger Härter, gli artefici del tentativo di scalata costata oltre 23 miliardi di euro a Stoccarda. Wolfgang Porsche ha allora cercato di vendere la propria quota al fondo sovrano Qatar Investment Authority (Qia), offerente 7 miliardi di euro. La riunione del consiglio di vigilanza Porsche per discutere dell’ingresso del Qatar è stata quindi fissata per il prossimo 23 luglio, ma nello scorso weekend è arrivata la notizia della controfferta di Volkswagen. Piëch ha presentato il piano d’acquisizione del 49,9 per cento di Porsche per «circa otto miliardi di euro, salvo poi rilevare la restante quota fino al 100 per cento in un secondo momento». Si formerebbe quindi un gruppo in cui VW avrebbe il 49,9 per cento, la Bassa Sassonia il 20 per cento e la rimanente quota sarebbe appannaggio del fondo del Qatar, escludendo Porsche da ogni partecipazione. L’accordo potrebbe però essere messo in discussione dalle imposte sulle plusvalenze di Porsche, quasi tre miliardi di euro. Il direttore finanziario di Volkswagen, Hans Dieter Pötsch, ha spiegato al giornale Süddeutsche Zeitung che «il problema degli oneri fiscali di Porsche esiste e non pensavamo fosse così corposo». Piëch, in accordo con Pötsch, ha reso noto che non intende «arricchire il fisco federale per salvare un gruppo che negli ultimi anni ha solo macinato perdite». Questo mentre da Stoccarda non arrivano commenti e fervono i preparativi per la riunione di domani, in cui secondo fonti interne al gruppo, Wolfgang Porsche chiederà al fondo del Qatar di comprare il proprio pacchetto di maggioranza. Ma per il settimanale tedesco Der Spiegel, i vertici di Porsche avrebbero accettato l’offerta di Piëch ancor prima dell’assemblea societaria, convincendo anche il consiglio di fabbrica di Porsche e il sindacato IG Metall a dare l’adesione. Inoltre, uno degli advisor della famiglia Porsche, la banca Sal. Oppenheim, gli ha consigliato di cedere l’intero pacchetto a Volskwagen data l’oggettiva impossibilità di generare liquidità da parte della casa di Stoccarda. I report finanziari, infatti, confermano che anche l’intero ciclo di progettazione e produzione del nuovo modello di Porsche, Panamera, è stato completamente finanziato attraverso l’indebitamento verso gli istituti di credito. E questo, unito ai 100 milioni di euro della liquidazione prevista per Wiedeking, potrebbe essere l’ultimo atto della gestione di Wolfgang Porsche. «La scalata mancata di Porsche e il contrattacco di Volkswagen sono il frutto di un Davide che voleva beffare Golia senza averne le capacità» commenta Paul Ingrassia, vincitore del Pulitzer nel 1993 ed esperto di automobili del Wall Street Journal. «Ciò che è certo - conclude Ingrassia - è che finalmente la saga familiare degli eredi di Ferdinand Porsche sembra avere un vincitore, lo stesso Piëch che pochi consideravano adatto al mondo dell’auto».