Nino Amadore, Il Sole 24 Ore 21/07/2009, 21 luglio 2009
IL PAPELLO E LO SFREGIATO. I COLPI DI SCENA SULLE STRAGI DI PALERMO
Tante, troppe domande senza risposta per i magistrati ma soprattutto per i cittadini. Troppi dubbi in una vicenda così complessa e solo apparentemente lontana: quella della stagione delle stragi del 1992 proseguita ancora nel 1993 con gli attentati di Milano, Firenze e di Roma. Prima l’assassinio di Giovanni Falcone con la bomba sull’autostrada Palermo-Mazara del Vallo all’altezza di Capaci e poi l’autobomba in via D’Amelio a Palermo per uccidere il giudice Paolo Borsellino. Questi sono i fatti tornati prepotentemente d’attualità in questi giorni con le rivelazioni di un ex boss come Gaspare Spatuzza e del figlio dell’ex sindaco di Palermo Massimo Ciancimino, già condannato a cinque anni e otto mesi per riciclaggio. Come se non bastasse si aggiungono le dichiarazioni di Totò Riina.
1 Che cosa è il papello?
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Il papello è un termine siciliano che indica, a seconda dei casi e delle province, un malloppo di carte o di documenti o semplicemente un pezzo di carta che contiene delle richieste. Secondo il racconto che ne fa Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito morto nel 2002, è l’elenco delle richieste fatte allo Stato dal capo della mafia Totò Riina nell’estate del 1992, consegnato al padre che a sua volta lo avrebbe fatto avere ai vertici istituzionali attraverso intermediari istituzionali. Persino lui, il capo dei capi di Cosa nostra smentisce: «Io – ha fatto sapere tramite l’avvocato Luca Cianferoni – sono stato oggetto e non soggetto della trattativa».
2 mai esistita una trattativa fra mafia e Stato? Chi sostiene che ci sia stata?
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Sulla trattativa non è mai stata fatta piena luce. Tra chi sostiene che c’è stata c’è chi accusa l’allora colonnello dei carabinieri Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno di averla condotta. I due hanno sempre negato. Da alcuni giorni lo stesso Ciancimino junior ha dichiarato che suo padre avrebbe incontrato in quel periodo anche uomini del servizio segreto.
3 Che cosa dice di nuovo il figlio di Ciancimino?
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Da quando ha deciso di collaborare con i magistrati di Palermo (Antonio Ingroia e Nino Di Matteo) il figlio di don Vito ha accusato alcuni esponenti politici di aver ricevuto soldi dal padre e ha riproposto il tema della trattativa tra lo Stato e la mafia in quei giorni drammatici delle stragi del 1992. Ha assicurato di essere in possesso di documenti, tra cui il famigerato papello, in grado di dimostrare che non solo la trattativa c’è stata ma che ne erano a conoscenza i membri del governo tra cui l’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino il quale però ha smentito e presentato querela contro il rampollo di casa Ciancimino.
4 Chi è lo sfregiato? Che ruolo avrebbe avuto?
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Secondo una ricostruzione fatta dai giornali la scorsa settimana (in particolare la Repubblica) e non confermata dagli investigatori, lo sfregiato sarebbe un uomo dei servizi segreti (più o meno deviati) e sarebbe stato visto nel 1992 più volte e in circostante inquietanti a Palermo. Secondo alcuni testimoni il misterioso agente segreto con la faccia deformata è stato avvistato per esempio nei pressi dell’Addaura, la località di Palermo dove aveva la villa Giovanni Falcone e dove è stato trovato l’esplosivo che doveva uccidere il giudice. Lo sfregiato sarebbe stato visto anche nei pressi del luogo in cui è stato ucciso l’agente Antonino Agostino.
5 Chi è il signor Franco e che ruolo ha avuto?
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Sempre secondo il racconto fatto ai magistrati delle procure Antimafia di Caltanissetta e Palermo e la ricostruzione di questi racconti riportata dai giornali, il signor Franco sarebbe un altro agente segreto in contatto con Vito Ciancimino nell’estate in cui si sarebbe svolta la trattativa.
6 Che cosa ha detto di nuovo l’aspirante pentito Gaspare Spatuzza?
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Gaspare Spatuzza, ex uomo d’onore del quartiere palermitano di Brancaccio, non è ancora collaboratore di giustizia ma ha cominciato a raccontare alcune cose ai magistrati di Caltanissetta. Sostiene di essere stato lui, e non Vincenzo Scarantino, a procurare su ordine del capomandamento Giuseppe Graviano la Fiat 126 che è stata imbottita di esplosivo ed è servita per la strage di Via D’Amelio in cui sono morti Paolo Borsellino e gli agenti della scorta.