M.D.B., Corriere della Sera 21/07/2009, 21 luglio 2009
E’ una specie di vaccinazione fai da te. Amici che si riuniscono in un appartamento per trascorrere la serata con un ospite speciale, che starnutisce, tossisce e ha qualche linea di febbre
E’ una specie di vaccinazione fai da te. Amici che si riuniscono in un appartamento per trascorrere la serata con un ospite speciale, che starnutisce, tossisce e ha qualche linea di febbre. Li chiamano flu party e in una Gran Bretagna flagellata del virus A-H1N1 è diventato un sistema alternativo per proteggersi dalla nuova pandemia. Un po’ per gioco, un po’ sul serio si va alla ricerca del contagio precoce, indotto. Spinti da una convinzione che probabilmente affonda le radici in quello che ci dicevano le nostre nonne: «Meglio prenderla da piccoli che da grandi». Allo stato attuale l’influenza si manifesta con sintomi benigni, non è pericolosa e si estingue in un paio di giorni. Secondo i sostenitori dei flu party, converrebbe disfarsene subito, piuttosto che arrivare «vergini» all’autunno quando si teme che possa diventare più aggressiva. Tante mamme seguono questo metodo. Mischiano tra loro bambini sani e malati in modo da favorire il passaggio del virus. Le autorità sanitarie sconsigliano: «E’ un pensiero totalmente errato’ frena Liam Donaldson, capo della sanità – queste feste non si devono fare. Noi non raccomandiamo di esporre intenzionalmente qualcuno all’influenza. Non ne sappiamo ancora abbastanza. Se è stata leggera in Gran Bretagna, in altre parti del mondo ha ucciso giovani adulti». Ma il passaparola è più convincente e le famiglie confidano nell’efficacia del sistema casalingo, primordiale, che consiste nel «fare anticorpi». Aveva forse un senso attuarlo con varicella e morbillo, malattie infettive più pericolose in età avanzata che non per i piccoli. Ma il principio resta valido anche per la pandemia? «No, secondo me è sbagliato – non ha dubbi Gianni Rezza, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità, intervistato a La7 nel programma Omnibus Life ”. Innanzitutto non sappiamo se il virus diventerà più aggressivo o si manterrà benigno. Ma c’è una controindicazione più rilevante. Permettergli di propagarsi velocemente significa aumentare le probabilità che muti. Servirebbe una strategia opposta, di contenimento ». E’ d’accordo con Rezza l’infettivologo del Policlinico Gemelli Roberto Cauda: «Tutto nasce dal confronto con la Spagnola che arrivò in due ondate. La prima nel 1917-18 piuttosto blanda. La seconda molto più forte. In Italia fece circa 630 mila morti, fra cui il mio povero nonno. Ma la popolazione era defedata dal punto di vista immunologico, la situazione igienico sanitaria barcollava e non c’erano antibiotici». Dunque, esporsi al contagio o no? «L’incontro col virus dovrebbe essere indipendente dalla nostra volontà – risponde Cauda ”. I flu party inoltre in Italia sarebbero difficili da organizzare visto che l’infezione è in una fase ancora sonnolenta». Parla a titolo personale Laura Reali, pediatra di famiglia a Roma, che si è occupata dei 9 studenti del Convitto nazionale tornati da New York con l’influenza da A-H1N1: «Converrebbe prenderla subito. Il virus potrebbe cambiare e cominciano ad essere segnalati casi di resistenza ai farmaci antivirali che vengono impiegati in modo indiscriminato. I flu party? Una risposta illogica, ma comprensibile. La gente ha paura».