Alessandra Muglia, Corriere della Sera 21/07/2009, 21 luglio 2009
DEHLI METTE AL BANDO I MENDICANTI
Dopo le mucche, i mendicanti. Niente più questuanti nelle strade, ha ordinato il governo di Delhi. La città degli accattoni, di chi vive, lavora e dorme sui marciapiedi, deve dileguarsi. l’ultima delle misure imposte alla città in vista dei Giochi del Commonwealth dell’anno prossimo.
Dopo la pattuglia di cowboys urbani sguinzagliati per ripulire la città dalle mucche, la prima settimana di agosto arriveranno le «corti mobili » che, a bordo di furgoncini scortati da agenti della polizia, potranno condannare all’istante chi chiede l’elemosina. Un’impresa non facile: si tratta di far «sparire» dalla strada 60 mila persone. Sacri come le mucche nella tradizione indù, da tempo i mendicanti fanno quasi parte del paesaggio, come il vento sudato e appiccicaticcio della città. Oggi però raramente «lavorano in proprio»: sono per lo più arruolati in gang malavitose che li sfruttano. Come Jemal, il piccolo protagonista di «Millionaire» di Danny Boyle che, rimasto senza madre, uccisa negli scontri tra musulmani e indù, finisce a mendicare per strada per conto di una banda di sfruttatori che non esita ad accecare i piccoli questuanti per aumentare i profitti.
Da un’indagine della facoltà di Sociologia dell’Università di Delhi è emerso che un terzo dei mendicanti ha meno di 18 anni e che un terzo è disabile. Un quarto di loro ha intrapreso la «professione» per seguire le orme dei familiari. Molti sono emigrati in città dalle regioni più povere in cerca di lavoro: non avendolo trovato, sono finiti in strada. Altri, soprattutto donne e bambini, sono stati prelevati a forza dai loro villaggi.
Ci sono anche mendicanti ricchi, quelli che arrivano a guadagnare fino a 500 rupie al giorno, più di uno stipendio di molti operai. I «padroni » spesso gestiscono corsi serali per insegnare a chiedere l’elemosina in più lingue (tra cui il francese e lo spagnolo), a riconoscere le valute, a fare un minimo di conversazione per impietosire con frasi del tipo «sono un orfano», «non mangio da giorni» gli stranieri.
«Ne arriveranno oltre 100 mila in città con i Giochi» gongola con l’ Hindustan Times Viajay Babli, leader di oltre 12 mila famiglie di mendicanti che aspettano come una manna dal cielo questo grande evento sportivo.
Ma le autorità vogliono render loro la vita difficile: l’idea è quella di schedarli per identificare i trasgressori recidivi così che possano essere espulsi fuori Delhi o rinchiusi.
La legge locale permette di inviare i mendicanti in case speciali per un anno e di imprigionare i recidivi per 10.
Ma non è semplice. Ci sono problemi pratici: carenza di forze in campo («10 agenti per affrontare 60 mila mendicanti » titola eloquentemente il Times of India ) e di strutture adeguate per accoglierli. Ci sono poi ostacoli culturali. «Per gli induisti il mendicante è sacro perché ti permette di lavare i tuoi peccati – spiega da Delhi al Corriere Rini Khanna, 43 anni, per venti anchorwoman di punta di Doordarshan, la principale tv indiana ”. Si va al tempio apposta per donargli cibo, coperte e soldi. In realtà è un atto egoistico. Il giorno di massima donazione è sabato quando ci si protegge dal cattivo influsso di Saturno».
Per questo in India è facile fare soldi chiedendo l’elemosina. Per questo forse non basteranno i Giochi per cancellare il lato buio di Delhi.