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 2009  luglio 21 Martedì calendario

TIMBRO NOVARESE SULLE PORCELLANE DI ROSENTHAL


Dalla Bassa novarese e vercellese alla conquista del mondo, o per lo meno delle porcellane tedesche, è l’operazione che ha messo insieme la famiglia Coppo con la sua società Sambonet Paderno di Orfengo (Novara), una mini-multinazionale delle pentole, delle posate e delle stoviglie che ieri si è comprata per 50 milioni di euro la tedesca Rosenthal, fabbrica della porcellana e del lusso famosa in tutto il pianeta.
Cinquanta milioni di euro, se si usa la bilancia del calciomercato, è un po’ meno di quanto è costato Kakà e un po’ più del conguaglio Ibrahimovic/Eto’o. A questo prezzo si forgia un gruppo industriale che somma i 261 lavoratori e i 68 milioni di euro di fatturato 2008 di Sambonet Paderno con i 1.200 dipendenti e i 130 milioni di euro di giro d’affari di Rosenthal.
Come si nota è una di quelle acquisizioni in cui il pesce più piccolo mangia il grande; Franco Coppo, amministratore delegato di Sambonet Paderno, spiega al telefono che «Rosenthal è stata messa in vendita perché soffriva di difficoltà temporanee di mercato. Noi eravamo interessati perché produciamo soprattutto pentole, posate e utensili per la cucina, loro sono famosi per le porcellane. Noi puntiamo in particolare sul mercato alberghiero e dei ristoranti, loro sulla clientela individuale. Perciò siamo complementari sia per i prodotti sia per le reti commerciali».
Il corollario è che quest’acquisizione non scatenerà le chiusure e le eliminazioni di doppioni che ci sono di solito in questi casi. I doppioni non ci sono proprio, per cui tutti gli stabilimenti resteranno aperti e saranno rilanciati. «Rosenthal in questo momento ha dei problemi - dice Coppo - ma ha anche delle linee di montaggio eccellenti, tutte robotizzate, e dei prodotto di qualità straordinaria che sono nella storia del design».
Comunque ci sarà pur bisogno di cambiare qualcosa, perché se in Rosenthal tutto fosse andato bene non sarebbe finita in crisi, no? Franco Coppo sottoscrive, ma non teme la sfida, perché con questa è già la terza volta che lui e suo fratello Pierluigi (presidente del gruppo Sambonet Paderno) prendono in mano una società in cattive condizioni di mercato. Racconta la loro storia così: «Io e mio fratello siamo di Casale Monferrato. Molto giovani ci siamo trasferiti a Milano e nel 1979 abbiamo rilevato la Paderno (pentole e posate), che era fallita, e l’abbiamo riportata alla redditività. Nel 1997 abbiamo comprato la Sambonet (vasellame) e in tre anni l’abbiamo fatta rifiorire. L’una e l’altra erano in condizioni molto più difficili della Rosenthal oggi. E poi Rosenthal la conosciamo già molto bene, avevamo un accordo di distribuzione di prodotti».
Oltre a quello di Orfengo, al confine fra Novara e Vercelli, il gruppo avrà un secondo quartier generale in Baviera a Selb, sede di Rosenthal. I Coppo si metteranno a parlare tedesco? «No, in Rosenthal si parla inglese, anche perché loro erano proprietà del gruppo irlandese Waterford Wedgwood, sono già abituati». Quanto a Sambonet Paderno, parla inglese almeno da 1988, quando ha aperto una sede nel New Jersey (Usa). Una vera multinazionale.

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La ditta Rosenthal è stata fondata a Selb, in Baviera, nel 1879 da Philipp Rosenthal come piccola impresa artigianale di produzione e decorazione delle porcellane. Rinomata per i servizi da tavola, i bicchieri, gli accessori, il vasellame di lusso e di alto design e gli articoli da regalo, è proprietaria anche dei marchi Thomas e Hutschenreuther. diventata famosa soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, quando un altro Philipp Rosenthal ne ha assunto la guida e ha avuto l’idea di chiamare designer e artisti di rilievo mondiale a prestare il loro estro ai prodotti della fabbrica bavarese. Così per la Rosenthal hanno via via lavorato Wirkalla, Timo Sarpavena, Bjorn Winblad, Walter Gropius, Raymond Loewy e persino Salvador Dalí. Va segnalato, però, che la società acquirente della Rosenthal è ancora più antica, visto che la Sambonet è nata a Vercelli nel 1856.