Max Cassani, La Stampa 21/07/2009, 21 luglio 2009
MA IL NUOVO DIVIETO NON SPAVENTA L’APERITIVO
L’ordinanza esiste, il divieto è scattato ieri a mezzanotte, ma nessuno sembra saperlo, forse perché le sanzioni arriveranno fra 10 giorni. Sarà perché è lunedì, molti locali sono chiusi, e l’happy hour è tradizionalmente deboluccio. Sarà perché l’ordinanza-Moratti sul divieto di vendita e consumo di alcolici ai minori di 16 anni è ancora fresca, la scuola è finita e il tam-tam stenta a decollare tra i giovanissimi. Fatto sta che tra esercenti, titolari di locali e giovani clienti pochi sono a conoscenza del giro di vite imposto dal sindaco Moratti. E chi lo sa, per il momento fa spallucce, incurante dei 450 euro di sanzione previsti in caso di trasgressione. Dopo le 23 incomincia anche la distribuzione dei flyer del Comune, che recitano: «L’alcol può distruggere il tuo futuro».
«Ah sì? La legge entra in vigore oggi? Vorrà dire che chiederemo i documenti a tutti quanti, se necessario», ride Davide, barman del Marilù, ritrovo teen all’Arco della Pace. Di sera, dopo le 22, i ragazzini lo prendono d’assalto perché ha i prezzi più bassi di tutti gli altri locali patinati della zona, che hanno una clientela più adulta. E così anche loro possono sentirsi grandi. «E comunque – continua il barman ”, è tutta colpa loro. Dei giovani, intendo. Non sanno bere. Esagerano e poi si ammazzano». Fino all’anno scorso i chupiti andavano via come il pane. Un euro e ti facevi la tua ”dose” di alcolico formato mignon. «C’era chi con cinque euro se ne faceva cinque di fila, alla goccia. Allora abbiamo alzato il prezzo a 3 euro, e i giovani hanno smesso di ubriacarsi, almeno coi chupiti». Ora si sballano con l’Invisibile: un intruglio esplosivo di quattro liquori trasparenti come l’acqua, ma potenti come un bomba: gin, vodka, rum bianco e triple sec, oppure Cointreau.
Mimmo, il titolare, calabrese trapiantato a Milano, sta alla cassa e se la prende con il sistema: «Che controllassero quello che c’è in giro la sera: droga, extracomunitari... Anziché prendersela con l’alcol». Anche sull’efficacia dell’ordinanza è scettico: «Non cambierà niente. Vietare non serve. Già adesso i ragazzi vanno in giro con la bottiglia di vodka sotto il sedile dello scooter. La comprano al supermercato o ai baracchini in giro per la città. C’è n’è uno anche a 50 metri da qui, lo vede?». Mimmo ha il dente avvelenato, con i chioschi ambulanti: «Perché loro possono fare qualsiasi cosa e noi no? Perché loro possono vendere bottigliette di vetro e i locali no? Allora, o la legge è uguale per tutti o non è giusto».
Un isolato più in là due adolescenti sono seduti al Cream. Stanno bevendo due moijto. Dimostrano 14-15 anni. «Ordinanza? Quale ordinanza?». Quella sul divieto di vendita e consumo di alcolici per i minori di 16 anni. «Ma noi abbiamo 16 anni, appena compiuti. E comunque, scusi, i camerieri non ci hanno chiesto niente...».
Tra i filari di locali passa una pattuglia dei carabinieri, ma più che una ronda pare uno struscio. Anche loro non sanno nulla dell’ordinanza. «Non ci hanno comunicato ancora nulla. Ma in ogni caso non potremmo fare niente. Il divieto è competenza dei vigili urbani».
Ci spostiamo davanti al Bar Magenta, luogo culto dell’aperitivo milanese, assieme ai Navigli, a corso Como e alle Colonne di San Lorenzo. Dentro ci stanno fighetti e radical chic col portafoglio gonfio. Nella vietta a fianco, trasformata in parcheggio per motorini, si ritrovano i ragazzini con l’acne e le sneakers supergriffate. Hanno tutti il bicchiere in mano. «Ma come fai a non bere? – sbotta Teresa, 15 anni, pochette e jeans calati sul sedere ”. Se non bevi sei out, uno sfigato, insomma». In effetti, basta guardarsi intorno. Sui muri della città, come alla tv, è un bombardamento continuo di spritz e bottiglie ad alta gradazione. Le serate, spesso, sono sponsorizzate dai marchi superalcolici. Persino l’ingresso nei locali è regolato dal bicchiere: ingresso gratuito, consumazione obbligatoria.
«Bere fa figo, ti dà un tono, e se non bevi alla lunga il gruppo ti emargina», spiega Teresa, che aggiunge: «La nuova legge non ci fermerà. Troveremo il modo di aggirarlo. stato così per il fumo, lo sarà anche per i cocktail. Ci sono i chioschi, i supermercati, e poi io conosco un sacco di baristi nei locali. Con uno ci sono pure stata insieme. Voglio vedere se non mi dà da bere...».
A proposito di supermercati: alla Sma e all’Esselunga, sull’argomento i direttori non rilasciano interviste. La questione è delicata. Balbettano tutti: responsabili del negozio e pure cassiere. Nel caso di un adolescente che si presenti alla cassa con alcolici nel carrello, alcuni dicono di chiedere i documenti, senza sapere però se per legge possono farlo né se il limite è 16 o 18 anni. Altri se ne lavano le mani, e preferiscono chiamare direttamente il responsabile, che sia una lattina di birra o una bottiglia di whisky.
«Affiggeremo all’ingresso di tutti i nostri punti vendita un cartello che spiega l’oggetto dell’ordinanza del sindaco Moratti, cui noi ci atterremo scrupolosamente», comunica l’ufficio stampa Esselunga. Staremo a vedere.