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 2009  luglio 21 Martedì calendario

I COBAS DEGLI INDUSTRIALI ”CONTRO TASSE E BANCHE”


Seduto alla scrivania dell’ufficio passa da una telefonata all’altra, dall’acquisto di lamiere alla preparazione di pullman che nella notte porteranno a Roma centinaia di imprenditori del Nord a bussare ai palazzi della politica, perché qualcuno ascolti anche le piccole e medie imprese, lasciate sole in balia della crisi. Luca Peotta, 41 anni, perito elettronico, originario di Torino, titolare della «Unireforn», ditta attiva nella produzione di forni per l’industria, con sede a Villafalletto (Cuneo), è uno che da mesi sente il vento della crisi sulla pelle.
Su 10 dipendenti Unireforn, nove li ha messi in cassa integrazione. Non si vergogna di avere un’auto di seconda mano. Con un pizzico d’orgoglio racconta di non andare in ferie da ormai 5 anni. lui l’ideatore dei cobas degli industriali, movimento spontaneo messo su attraverso il blog ”impresecheresistono” (18 mila contatti in tre mesi), che ora sta scompaginando gli scenari della politica e delle associazioni imprenditoriali accusate di non averli rappresentati. All’attivo alcune assemblee e una manifestazione silenziosa che, il 29 giugno, ha portato un migliaio di imprenditori a sfilare lungo le vie di Torino, per chiedere aiuti contro la crisi. Oggi sarà a Roma la nuova prova di forza di ”impresecheresistono”. L’obiettivo è portare nella capitale almeno 2 mila industriali. I segnali che arrivano dalla rete fanno ben sperare gli organizzatori. L’appuntamento è alle 10 in piazza della Repubblica. Oltre ai piemontesi attese delegazioni dalla Lombardia, Lazio, Campania.
«La manifestazione era stata programmata per il 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia - spiega Peotta -, poi ci è stato chiesto di rinviarla di una settimana. Speravamo di poter incontrare il ministro Tremonti, ma dicono che è super impegnato. Pazienza. Contiamo di poter parlare con i rappresentanti della 10ª commissione Attività produttive. Le nostre richieste sono riassunte in nove punti, si va dalla riduzione al 2% dell’Irap al pagamento delle fatture entro 45 giorni. Il termine crisi è sparito dalla circolazione, non si sente più in tv. Eppure la crisi c’è, chiedete ai piccoli imprenditori, che da mesi non hanno più ordini, perché ormai il sistema si è inceppato».
All’accusa di voler fare politica, Peotta risponde: «A noi non interessa la politica, anche se qualcuno ci sta facendo la corte, attirato forse dalla crescita esponenziale dei contatti al blog. Il nostro obiettivo è far sentire a chi ci governa il malessere delle Pmi visto che le associazioni di categoria non lo fanno. Non abbiamo nulla contro Confindustria, Cna, Api. Ci sono nostri simpatizzanti iscritti a queste associazioni e continueranno a esserlo. La verità è che nessuno è stato in grado di rappresentarci. Le piccole e medie aziende sono il cavallo che tira avanti la ”baracca”, il cocchiere non sente i nostri lamenti. Siamo arrivanti davanti al baratro, se nessuno ci ascolta salteremo giù, portandoci dietro anche la carrozza, cioè l’intero Paese».
Poi Peotta aggiunge: «Se vogliono trasformare l’Italia in un paradiso turistico, pieno di banche e assicurazioni lo dicano subito. Chiudiamo gli stabilimenti, licenziamo gli operai e ci mettiamo a fare altro, magari all’estero. Per un imprenditore non avere lavoro è una vergogna. Le nostre richieste, se accolte, non risolveranno la crisi che è mondiale, sarà una boccata d’ossigeno che ci permetterà di tirare avanti sei mesi, altrimenti in autunno saremo costretti a chiamare il nostro blog impresechechiudono».
Tra gli imprenditori in viaggio verso Roma c’è anche Pino Scalenghe, 57 anni, titolare della ”Psa” di Nichelino (30 dipendenti), azienda di saldatura per contro terzi. «Sono associato Api - spiega -. In una situazione straordinaria come quella che stiamo attraversando c’è bisogno di prese di posizione straordinarie, che le associazioni di categoria, abituate a muoversi a livello istituzionale non sono in grado di fare. Sono venuto a conoscenza di ”impresecheresistono” a inizio giugno. Ho partecipato ad alcune riunioni. La crisi è tutt’altro che superata. I segnali di ripresa sono fuochi di paglia. Servono interventi urgenti. Se a Roma nessuno ci ascolta, torneremo alla carica».