Elena Dusi, la Repubblica 20/07/2009, 20 luglio 2009
OLTRE LA LUNA
Tanti applausi alla Luna. Ma per la nostra immaginazione il satellite della "magnifica desolazione" come lo definì l´astronauta Buzz Aldrin fa già parte del passato. L´astro nascente dei sogni di oggi è Marte. Un viaggio verso i suoi tramonti rossi, una scalata sul monte Olimpo alto 24 chilometri (prima vetta del sistema solare), la speranza di trovare acqua allo stato liquido e nuove forme di vita. Un senso di eccitazione che è la benzina di ogni missione spaziale, più di qualsiasi propellente nucleare, e che la pallida Luna con il suo sapore di frontiera già superata ormai non suscita più.
O forse al nostro satellite guardiamo come la volpe all´uva. «Quarant´anni fa abbiamo portato 3 uomini sulla Luna. Oggi nei progetti della Nasa c´è una nave a 4 posti. Non è un grande passo per 4 decenni di ricerca» dice Giovanni Bignami, ex direttore dell´Agenzia spaziale italiana ed ex presidente del comitato scientifico dell´Esa, Agenzia spaziale europea. «La Luna è diventata un problema psicologico» conferma Marcello Coradini che dirige il programma di esplorazione robotica dell´Esa. «Nel 1969 avevamo una tecnologia preistorica, eppure abbiamo avuto successo. E se oggi ritentando dovessimo fallire? Il confronto con il passato è troppo impegnativo. Meglio scegliersi un obiettivo nuovo».
Ecco allora il sogno di Marte. Rivisitando il famoso discorso di Kennedy, George W. Bush nel 2004 ha annunciato un programma per raggiungere Marte entro il 2030 passando per la Luna entro il 2020. Era il 1961, nel profondo della guerra fredda, quando Jfk annunciò: «Manderemo un uomo sulla Luna e lo riporteremo sano e salvo a Terra prima che il decennio finisca». Kennedy ha mantenuto la promessa. Bush ha lasciato la decisione se spendere o meno una cifra che oscilla fra i 20 e i 35 miliardi di dollari a Barack Obama. Che nel giro di qualche mese dovrà dare una risposta, mentre gli ingegneri della Nasa combattono con i problemi tecnici che già affliggono il nuovo programma nonostante sia ancora allo stato embrionale.
"Apollo agli steroidi" è stato il soprannome affibbiato al progetto di raggiungere Luna e Marte (il nome ufficiale è invece "Constellation"). Per i critici, il nuovo piano Usa sarebbe una minestra riscaldata: un normale Apollo ma con i muscoli gonfi. Razzi più grandi, strumenti più costosi, nessun salto di qualità però nella tecnologia. La definizione è forse ingenerosa, e non tiene conto che il passo dalla Luna (il luogo più lontano mai raggiunto da un uomo) a Marte è assai più lungo della gamba che abbiamo oggi. Se per andare sul satellite ci siamo allontanati dalla Terra di 1,28 secondi luce, toccare il pianeta vorrebbe dire spostare la frontiera in avanti fino a 12,7 minuti luce: l´equivalente di 7-8 mesi di viaggio spaziale.
La Nasa poi ha il problema impellente di sostituire la flotta degli Shuttle destinata alla pensione nel 2010. Le navicelle varate nel vetusto 1981 saranno smontate per far posto a una nuova scuderia di astronavi. Ares (i razzi) e Orion (le capsule) dovrebbero uscire dagli hangar dell´agenzia spaziale americana nel 2014-15. Anche se le loro ambizioni non sembrano all´altezza, poi, alla corsa per lo spazio hanno deciso di unirsi Cina, India e Giappone. Pechino è alla vigilia del lancio di una sonda nell´orbita marziana e ha annunciato che porterà un uomo sulla Luna entro il 2020. Quanto la repubblica popolare stia investendo nel programma spaziale rimane un segreto, con le spese per i lanci ben nascoste nel più ampio bilancio dell´esercito di liberazione del popolo. New Delhi dal canto suo nel 2008 è riuscita a far cadere un modulo sul suolo lunare. «Ma non credo che questi paesi rappresentino una minaccia per gli Stati Uniti. Non possiamo tornare sulla Luna solo per battere i cinesi» scuote la testa Bignami.
Sono in molti a pensare che la Luna sia solo un sasso staccatosi sulla Terra, e che tornare a mordere la sua polvere non abbia molto senso. «I vari Apollo - continua Bignami - hanno riportato a Terra 300 chili di materiale lunare, ma solo il 10-20% è stato analizzato. Dal resto non ci aspettiamo niente di interessante. I minerali del nostro satellite sono gli stessi della Terra ed è inutile andare lassù per cercare materie preziose o nuove fonti di energia». Sulla Luna sono stati individuati depositi di elio-3, sostanza capace di alimentare reattori a fusione nucleare che comunque non sappiamo ancora costruire, né ci riusciremo per almeno 50 anni. Potrebbe esserci dell´uranio. Ma se è al vantaggio economico che si punta, è stato calcolato che portare in orbita mezzo chilo di materiale costi 10mila dollari. «Sfruttare la Luna come una miniera, non sarebbe conveniente» conferma Coradini. E Simonetta Di Pippo, direttrice del programma di volo umano dell´Esa, spiega che il problema dei trasporti è uno degli ostacoli principali che ci separano anche da Marte: «Pensiamo alla Stazione spaziale internazionale, che orbita a 400 chilometri di altezza. In caso di incendio a bordo o problemi di salute per gli astronauti, una Soyuz di emergenza è in grado di tornare sulla Terra in un´ora e mezza. Marte invece è distante almeno 7 mesi e la partenza può essere effettuata ogni 26 mesi per cogliere il momento in cui la distanza fra i due pianeti è ridotta. Né si può pensare di portare a bordo il cibo necessario. Bisognerà allestire serre per la coltivazione e un sistema di riciclaggio dell´acqua, urina inclusa». Su Marte vivremmo in tende gonfiabili sigillate, sfruttando le stagioni calde quando il ghiaccio si scioglie per avere acqua. «Per i primi mille anni, fino a quando l´ambiente del pianeta non sarà stato adattato alle esigenze umane, la vita sarà un po´ scomoda» ammette Coradini. «Bisognerà andare in giro con gli scafandri e trovare schermature adatte per le radiazioni provenienti dallo spazio».
Scenari avveniristici, ma negli occhi degli scienziati la strada appare tracciata. «Abbiamo appena terminato un progetto di simulazione del viaggio per Marte: 6 astronauti chiusi in isolamento per 105 giorni» racconta la Di Pippo. «Quel che è certo è che il successo di un progetto così grande dipenderà dalla collaborazione internazionale». Ma se negli ultimi 50 anni le conquiste della scienza come bomba nucleare e corsa allo spazio sono nate da due guerre, una calda e una fredda, chissà se riuscirà il pianeta Terra ad arrivare su Marte sull´onda della pace. Sarebbe un bel balzo, ben più grande dei 12 minuti luce che ci separano dal suolo marziano.