Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 20 Lunedì calendario

NUOVI BUSINESS. ECCO IL BARATTO CON SALDO IN ORO

In questi giorni si è fatta più volte pubblicità sulla prima pagina del Financial Times una società di nome Ascent che propone transazioni di ogni tipo di beni e servizi, da regolare non in dollari o in euro o in altre valute, ma in monete d’oro puro al 999 per mille coniate dalla stessa compagnia, monete che compaiono sul giornale nei valori di un’oncia troy, mezza oncia e un quarto di oncia. L’avviso le definisce «the new global payment unit» e le propone (addirittura) come base monetaria di un nuovo «gold standard» mondiale, stavolta non gestito, come in passato, da un sistema di banche centrali e di accordi internazionali, ma da una ditta privata. L’annuncio suscita curiosità più che spiegare. Ecco che cosa c’è dietro.
Ascent è una sigla che sta per Anticrisis Settlement & Commodity Centre. La società è stata fondata da due russi, German Sterligov che dirige la casa madre a Mosca e Ivan Zhiznevskiy che cura la filiale nella City di Londra, da cui Ascent si propone a tutto il mondo. Al momento la rete degli uffici regionali è estesa soprattutto a centri finanziari come Dubai o a capitali di Paesi produttori di materie prime, ma l’ambizione è di crescita globale, e soprattutto Ascent mira a sfondare in Occidente. La sua attività è complessa, ma per dirla in due parole si tratta di organizzare baratti internazionali e multilaterali di beni, coinvolgendo fino a 5 soggetti per volta e regolando le eventuali differenze in oro (oro fisico in monete, non oro di carta in forma di certificati o simili). Il ricorso all’oro come mezzo ultimo di pagamento è giustificato da Ascent anche su una base che si potrebbe definire ideologica: «Stampare carta moneta fondata sulla sola fiducia nell’emittente, senza riserve in oro per garantirla, è la via sicura per creare bolle speculative e sconquassi finanziari», dicono. In coerenza con questa preoccupazione, vari accorgimenti nel «modus operandi» di Ascent sono volti a evitare le speculazioni e a dare stabilità al mercato gestito dalla società. Tuttavia alla base del ricorso all’oro c’è anche una necessità pratica. Pur essendo i baratti (di solito) non bilaterali ma multilaterali, cosa che consente di smussare le discrepanze e di riburre al minimo le compensazioni monetarie, una certa liquidità è comunque necessaria, e per una società russa è più facile trovarla nell’oro che nei dollari o negli euro.
La A di Ascent sta per «Anticrisis» perché i clienti sono soprattutto società che attraversano fasi di difficoltà contingenti, crisi di mercato e mancanza temporanea di risorse. In queste condizioni un’impresa può voler vendere i suoi stock di magazzino a un prezzo più basso di quello che contava di realizzare, «ma più alto - dicono in Ascent, in un tono neutro che però suona involontariamente un po’ ironico - di quello che otterrebbero da una vendita all’incanto in caso di fallimento». Un poderoso apparato dei computer di Ascent raccoglie in tutto il mondo (gratuitamente) le disponibilità e le richieste dei candidati al baratto e poi mette in contatto domanda e offerta, fermandosi a 5 passaggi per non rendere il sistema troppo complesso.
In una transazione tipica il sistema Ascent fa avere all’impresa cliente in difficoltà, in cambio dei suoi prodotti, le materie prime o i semilavorati o l’energia di cui ha bisogno per continuare a operare fino alla fine della crisi. Se c’è bisogno, l’azienda può ottenere anche un limitato ammontare di risorse liquide per tirare avanti. L’offerta si rivolge a imprese in difficoltà, ma non a imprese disperate; per dimostrare di non esserlo, l’azienda deve depositare in anticipo il 2% del valore della transizione in denaro, e se non è in grado di fare questo non può fare niente; a transazione avvenuta l’impresa riprende il suo denaro, tranne l’uno per cento che va a remunerare Ascent. Ma si paga solo se l’affare va in porto.

Stampa Articolo