P. Col., La Stampa, 17/7/2009, 17 luglio 2009
Voleva lasciare l’eredità al cane Il fratello la uccide - Lei ormai lo raccontava un po’ a tutti: «Piuttosto che lasciare i soldi a mio fratello e a quello sbandato di mio nipote, lascio tutto alle suore e al mio cane»
Voleva lasciare l’eredità al cane Il fratello la uccide - Lei ormai lo raccontava un po’ a tutti: «Piuttosto che lasciare i soldi a mio fratello e a quello sbandato di mio nipote, lascio tutto alle suore e al mio cane». Così il fratello l’ha presa in parola e in una notte di pioggia e vento di aprile l’avrebbe uccisa sfondandole la testa con un «corpo contundente». Poi si è vendicato sul cane, un carlino, prendendolo a bastonate e abbandonandolo per strada nella zona di viale Sarca, periferia Nord Ovest della città. Con l’arresto avvenuto l’altra mattina di Pasquale Procacci, 65 anni, ex dirigente dell’ufficio tasse in pensione, si svela così uno dei gialli meneghini più intricati dell’ultima stagione: l’omicidio di Maria Teresa Procacci, 68 anni, anziana ereditiera dalla vita irreprensibile e la manica larga, trovata seminuda, sui sedili della sua auto, in una sera di tempesta lungo viale Sarca. Una scena «pulp» da cui sono partite indagini complesse condotte dalla squadra Mobile di Milano che si è trovata subito di fronte a un rompicapo: nessun movente passionale, nonostante la ferocia del delitto lasciasse pensare a un odio «di pancia» di qualcuno che la conoscesse bene (l’ex amante aveva un alibi di ferro); nessuna violenza sessuale, sebbene la donna fosse stata spogliata dopo l’omicidio; nessuna rapina, dato che la vittima indossava ancora dei gioielli e, nessun testimone in grado di raccontare come mai il cadavere di una donna anziana, fosse stato portato in un’auto per mezza Milano per finire in bella vista così lontano dalla sua abitazione. Merito in questo caso della pioggia che il 28 aprile scorso aveva rovinato la primavera milanese e cancellato tracce preziose. La svolta è arrivata lavorando sul Dna in due frammenti di un guanto di lattice (l’indice e il medio) sporchi di sangue, ritrovati incastrati all’interno di un guanto di cuoio, infilato a sua volta nel vano dello sportello passeggeri della Hyundai della donna: il guanto dell’assassino. Inizialmente gli inquirenti avevano pensato al Dna del nipote della vittima, Antonio, che la donna considerava un poco di buono e che avrebbe voluto diseredare, così come aveva raccontato al suo commercialista sentito a lungo dagli investigatori. Ma poi si è scoperto che la traccia scientifica era incompatibile con il Dna del ragazzo. Così le attenzioni si sono spostate su Pasquale che con la sorella Maria Teresa ormai era in aperto contrasto proprio per la gestione dell’ingente patrimonio ricevuto in eredità dai genitori. Lui, Pasquale, ex funzionario dell’ufficio delle Imposte, quei soldi li considerava destinati ai suoi figli e nipoti. Lei, Maria Teresa, vedova e senza figli, voleva dividerlo per investire la sua parte come meglio credeva, lasciando magari i soldi «alle suore e al cane». Scrive il gip Andrea Pellegrino nell’ordine di cattura che «i dissidi tra i due raggiungono il loro apice in concomitanza con l’omicidio a fronte della rimessa operata dalla donna per 360 mila euro a favore di un suo consulente». E’ stato dunque indagando sulla gestione del patrimonio della donna, contanti (un milione e 700mila euro in banca) e di decine di appartamenti sparsi per la città, nonchè di una scuderia ereditata dal marito defunto nel ”98, che gli inquirenti si sono convinti che il movente dell’omicidio andava ricondotto alla frattura tra i due fratelli. Secondo l’accusa, Pasquale, ha compiuto un omicidio premeditato. E’ lui che da l’allarme ai carabinieri per la scomparsa della sorella. Una messa in scena che lo fa cadere nelle prime contraddizioni. Quando l’altra mattina Pasquale è stato arrestato nella propria abitazione, non ha aperto bocca. Incastrato dal Dna, dovrà spiegare che fine ha fatto l’arma del delitto e nei particolari la dinamica dell’omicidio, compiuto forse nell’auto della donna nelle prime ore della notte del 28 aprile e scoperto soltanto la sera successiva, verso le 19. Che cosa sia successo in questo lungo lasso di tempo, ancora nessuno lo sa spiegare. /1