Sergio Bocconi e Mario Gerevini, Corriere della Sera 20/07/2009, 20 luglio 2009
LE HOLDING E IL PESO DEL DEBITO. I CONTI DELLA GALASSIA ZUNINO
Advisor al lavoro al piano di ristrutturazione, oggi il consiglio convocato d’urgenza dopo che la Procura ha chiesto il fallimento del gruppo: per Luigi Zunino si apre una settimana decisiva, in vista dell’udienza convocata dal giudice per il 29 luglio. Ma l’attenzione del mercato non si limita alla «sua» Risanamento. Bensì si estende anche alle banche che hanno finanziato il gruppo e alla galassia personale dell’immobiliarista. Galassia che a fine 2007 risultava a sua volta indebitata per 850 milioni, cifra che nel 2008 avrebbe superato in modo consistente il miliardo.
Le holding di famiglia
L’imprenditore piemontese si è sempre mosso su un doppio binario: da una parte Risanamento, la società quotata in Borsa, e dall’altra le holding di famiglia che la controllano. Ma non sono holding «vuote», di pura gestione della partecipazione. Hanno fatto affari immobiliari e finanziari per anni, talvolta incrociandosi con Risanamento. Ne è venuto fuori, immobile dopo immobile, un gruppo nel gruppo ma di fatto sganciato da Risanamento e sotto il cappello di tre società: Tradim, Nuova Parva e Zunino Investimenti Italia che è la controllante. Il punto fondamentale è che l’attività di questo gruppo nel gruppo è stata finanziata più o meno dalle stesse banche esposte con Risanamento, anche quando Zunino si è lanciato in investimenti in Borsa negli anni scorsi: per esempio era arrivato intorno al 4% di Mediobanca per poi uscirne con minusvalenze pesanti per i fragili bilanci delle società di famiglia. Secondo una fonte bancaria oggi le holding personali di Zunino sarebbero dunque gravate da un debito «ben superiore al miliardo ».
vero che le banche si sono sempre confrontate con il debito del gruppo Zunino nel suo perimetro totale, ma il problema urgentissimo di Risanamento è legato a doppio filo con l’esposizione nelle holding e dunque anch’essa è già, di fatto, una questione urgente. Tanto più che Tradim, Nuova Parva e Zunino Investimenti hanno il grosso problema di avere circa la metà delle loro quote di Risanamento (73% complessivo) in pegno a tre istituti: Unicredit Corporate Banking, Intesa Sanpaolo e Popolare Lodi (gruppo Banco Popolare). Il titolo nell’ultima seduta prima della sospensione di giovedì valeva 0,36 euro, il 70% in meno di un anno fa; nel febbraio 2007 era a 8,44 euro e Zunino il re degli immobiliaristi. In documento ufficiale della primavera 2008 scriveva a proposito di un nuovo investimento: «...la novità è la diversificazione geografica attuata mediante l’investimento in Madison Avenue a New York, mercato esente dalla crisi subprime ...».
Le tensioni finanziarie
Già tre anni fa la tensione finanziaria sulle holding personali era evidente, se è vero che Unicredit si garantiva le erogazioni con Cct, obbligazioni Bei e quote di fondi di proprietà delle società personali di Zunino e della moglie, Stefania Cossetti.
Individuare l’arcipelago immobiliare extra Risanamento è come fare mezzo Giro d’Italia e un po’ di Tour de France. Zunino nel corso degli ultimi anni, solo per fare qualche esempio, ha comprato (e in parte venduto) a Milano in zone prestigiose come via Santa Valeria, via Amedei, la sede di via Bagutta e poi complessi immobiliari in Corsica, una caserma dei Vigili del fuoco in Toscana, un grosso edificio in Piazza della stazione a Padova, un gruppo di edifici a Valenza (Al), un palazzo in Avenue Matignon a Parigi e altri nella capitale francese, senza contare barche e aerei gestiti dalla società Zeta Air. Soldi suoi pochi, soldi delle banche molti e quindi tra pegni e ipoteche, come quella della Popolare Lodi sulla sede di via Bagutta, anche il gruppo nel gruppo, quello delle holding personali di Zunino, è in mano alle banche. un problema urgentissimo, anche per i bilanci degli istituti.
Le banche
Per gli istituti che negli anni hanno finanziato a più riprese Zunino (il debito di Risanamento è di circa 3 miliardi) la situazione rischia infatti di farsi piuttosto complicata. Dopo la richiesta di fallimento firmata da Roberto Pellicano e Laura Pedio è stata accelerata la definizione del piano di ristrutturazione da parte degli advisor, Banca Leonardo e Salvatore Mancuso, scelto dal principale creditore Intesa e che secondo la procura avrebbe un ruolo assimilabile a quello di «amministratore di fatto ». Oggi in consiglio le linee del piano con le richieste di nuova finanza saranno ampiamente discusse. Ma sul tavolo potrebbe esserci anche la posizione dello stesso Zunino, oggetto di indagini per aggiotaggio, bancarotta e di accertamenti sull’eventualità di falso in bilancio, visto che secondo la Procura i conti 2008 «non potevano essere redatti secondo il principio di continuità aziendale». In discussione però potrebbe risultare inoltre la posizione dello stesso Mancuso, che fin dagli anni ”90 aveva collaborato con l’attuale responsabile della divisione corporate di Intesa, Gaetano Micciché, in casi «critici» come Unione manifatture e Gerolimich, Raggio di Sole, Santavaleria.
Le banche, pur avendo proceduto a due piani di ristrutturazione e rifinanziamento e una moratoria su oltre un miliardo di debito di Risanamento, non hanno declassato la posizione dei crediti in portafoglio. La Procura, nella richiesta di fallimento, sottolinea che i creditori «preferiscono confidare in accordi che consentirebbero loro un rientro attraverso procedure articolate, con la finalità di conservare gli effetti dei pagamenti anche in caso di fallimento». In particolare secondo i pm «anche l’ultimo piano è dichiaratamente elaborato per perseguire tali finalità, al punto che viene esplicitamente presentato sotto l’insegna dell’articolo 67 della legge fallimentare», che consente in sostanza di sottoscrivere accordi di ristrutturazione ’benedetti’ dal tribunale in esonero dunque da eventuali azioni revocatorie. Certo è che, considerata l’entità delle cifre in gioco, in caso di fallimento del gruppo Zunino a monte e a valle l’impatto per gli istituti, nonostante le garanzie presenti sui finanziamenti, potrebbe essere forte.