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 2009  luglio 20 Lunedì calendario

ARTE UNA STAGIONE A LUCI ROSSE


Un semestre in ros­so. Anzi in profon­do rosso. La crisi fi­nanziaria e di liqui­dità è atterrata pesantemen­te sul mercato dell’arte inter­nazionale. I primi sei mesi del 2009 saranno ricordati a lungo dal management Christie’s e Sotheby’s che ha dovuto af­frontare il declino annuncia­to di un mercato sovraespo­sto dagli eccessi delle scorse stagioni. Un anno vissuto pe­ricolosamente, con un oc­chio già rivolto all’autunno.

I dati globali
Le cifre ufficiali di Chri­stie’s non sono ancora perve­nute. Quelle di Sotheby’s raccontano di 992 milioni di dollari raccolti da gennaio a giugno di quest’anno. Con­tro 2,937 miliardi di dollari del primo semestre 2008. Circa due miliardi in meno. Una perdita di fatturato del 65%. Campione nel declino il mercato statunitense che ha venduto per 387,5 milio­ni di dollari contro 1,354 mi­liardi della scorsa stagione.
Al secondo posto le aste in­glesi con 353,3 milioni di dollari contro 1,093 miliardi del primo semestre 2008. An­che l’Asia ha chiuso con il se­gno meno: 94,5 milioni ri­spetto a 239. Meglio di tutti l’Europa che ha perso solo il 37% con 157,5 milioni incas­sati rispetto ai 249,8 del 2008.

Panorama italiano
Il mercato italiano è in li­nea con questo orizzonte.
Christie’s è andata peggio di tutti raccogliendo 9,4 milio­ni di euro contro i 18,8 del semestre scorso (meno 50%). Sotheby’s Italia ha venduto per 16,8 milioni di euro rispetto ai 21,9 (meno 23%) dell’anno scorso. Finar­te 14,7 milioni di euro con­tro i 22,3 (meno 34%) del 2008. Meeting Art è la miglio­re con 11,9 milioni contro i 13,2 del 2008 (meno 10%). La media del fatturato di queste quattro case d’asta italiane è scesa del 29%.
Un calo meno vistoso ri­spetto a quello dei mercati inglese o statunitense, ma anche al to­tale europeo di Sotheby’s. Tutto ciò perché il nostro si­stema è da molti anni anco­rato a collezionisti più sensi­bili alla classicità, piuttosto che a spese iperboliche per artisti e opere modaiole. Per una volta possiamo dire che la cultura ci ha permesso se non proprio la salvezza, quanto meno la navigazio­ne a vista nella tempesta.
Ma ora che accadrà in au­tunno? La politica adottata dalle case d’asta italiane punta su due aspetti. Il pri­mo è quello della sempre più forte selezione qualitati­va. Sotheby’s quest’anno ha offerto nel primo semestre italiano 724 opere con la me­dia di aggiudicato del 71,82% a un prezzo di 32.337 euro.
Il secondo aspetto, sul quale punta molto Finarte, consiste nel riconsiderare al ribasso le riserve d’asta. Mentre negli anni scorsi tut­ti speravano di vendere a ci­fre iperboliche opere acqui­state negli anni Novanta, ora non è più così. Meglio presentare un quadro con una stima bassa. Sarà il mer­cato a sancirne l’appetibilità reale con una aumento del­la riserva o l’assenza di offer­te. A giugno da Finarte un Lu­cio Fontana («Concetto Spa­ziale, Teatrino» del ’64) sti­mato 220-280 mila euro è ar­rivato a quasi 400 mila. Men­tre a Londra una scultura sempre di Fontana del ’59-’60 stimata 1,3-1,9 milio­ni di sterline è rima­sta invenduta.
Da Sotheby’s a Milano diverse ope­re di Mario Schifa­no (degli anni ’60-’70) hanno tenu­to molto bene il massimo della sti­ma. Mentre da Chri­stie’s, a maggio nell’ asta di Old Master a Milano, un grande olio del pittore sette­centesco piacenti­no Panini, stimato 100-150 mila euro, è stato venduto a 391.400.

Le prospettive
Insomma la parola final­mente torna nelle mani del mercato. E’ questo un aspet­to da non sottovalutare per le aste autunnali. Per dirla tutta, forse sta per arrivare il momento di investire. Ma con un’accuratissima sele­zione.
La pittura antica sta racco­gliendo nuovi proseliti. Ma bisogna puntare su opere di alto livello e di ottima con­servazione. Anche il compar­to dei dipinti e delle sculture dell’Ottocento è interessan­te. I prezzi sono irrisori ri­spetto alla media della quali­tà offerta.
Nell’arte moderna i gran­di maestri, italiani o interna­zionali, sconteranno una probabile ulteriore discesa nei valori. Mentre per la con­temporanea sembra che len­tamente risuoni ovunque un solo motivo: il ritorno al­la sperimentazione. Con la pittura in testa alle classifi­che di gradimento.
Insomma la tempesta non è ancora passata del tut­to. Ma, come in natura, una volta terminata tornerà il so­le. Con l’aria più fresca e pu­lita.