Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 17 Venerdì calendario

Fofi: ma adesso nessuno si sente più ”altrove”- Autore di un testo fondamentale come «L’immigrazione meridionale a Torino» (Feltrinelli 1976, appena ristampato da Aragno), Goffredo Fofi non ravvisa però alcuna parentela tra le ondate migratorie degli anni del boom industriale al Nord e l’attuale fuga di giovani laureati meridionali verso un settentrione che offre più possibilità di lavoro

Fofi: ma adesso nessuno si sente più ”altrove”- Autore di un testo fondamentale come «L’immigrazione meridionale a Torino» (Feltrinelli 1976, appena ristampato da Aragno), Goffredo Fofi non ravvisa però alcuna parentela tra le ondate migratorie degli anni del boom industriale al Nord e l’attuale fuga di giovani laureati meridionali verso un settentrione che offre più possibilità di lavoro. All’allarme del rapporto Svimez - «L’Italia continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio» -, Fofi oppone una visione meno preoccupata: « ovvio, tutti si spostano come trottole. Il Nord Italia sul piano professionale e lavorativo offre più possibilità, ma non cercano solo lì. Vanno in Germania, in Inghilterra, in America... Il fenomeno non è solo meridionale. generazionale: i giovani si muovono dappertutto. Se nel Nord dell’Italia il fenomeno è meno vistoso, è perché le regioni settentrionali sono ancora un’appendice dell’Europa...». E ci sono anche fenomeni inversi, secondo Fofi. «Ad esempio in Puglia cominciano a rientrare persone giovani di talento che erano finite all’estero. Vendola li ha richiamati per farli lavorare nelle strutture regionali, mandando rapidamente in pensione i funzionari più vecchi e stantii». E le prospettive di lavoro possono crearsi al di fuori dell’imprenditoria tradizionale, assicura lo scrittore e critico, «anzi è proprio l’imprenditoria tradizionale che è in crisi, oggi, anche al Nord. A Sud, per esempio, è il turismo e un nuovo modo di pensarlo che può dare spazio a giovani svegli». I quali giovani svegli, però, preferiscono, a parte eccezioni, risalire lo stivale piuttosto che discenderlo. «I giovani si arrabattano, si muovono a una velocità che prima era impensabile. Sono più avventurosi, più agili. Costretti a esserlo. Pensi a fenomeni come le Borse Erasmus, sono state una rivoluzione culturale, hanno permesso confronti con giovani di altre situazioni, hanno consentito di vedere le cose in chiave europea. l’aspetto bello della globalizzazione. Nonostante tutto, vedo una positività nel fatto che i giovani meridionali si muovano». Certo, in zone della Campania, della Calabria, constata Fofi, esistono situazioni strozzate, senza passaggi tra arcaico e post-moderno, ma il panorama è fluido. Soprattutto, sono andate in pensione le vecchie categorie: «Oggi non ha più senso parlare di Nord e Sud, bisogna parlare di localismo ed Europa. Anche in Italia si sta un po’ avverando quell’ideale degli hippy americani degli anni Sessanta: il mio villaggio è il mondo. I ragazzi di venti anni che conosco sanno le lingue, la mia generazione non le sapeva. Il risultato di questa conoscenza è che i giovani e i giovanissimi in Europa sono a casa loro. Si spostano, e sono sempre a casa loro». E se è pur vero che nel Meridione d’Italia non ci sono sufficienti posti di lavoro, sostiene Fofi, la situazione economica non assomiglia affatto a quella che spinse padri e nonni di questi giovani a emigrare, né il concetto di emigrazione, così com’era inteso, sussiste. «Andare al Nord una volta voleva dire sradicarsi, fare un viaggio di due giorni e trasferirsi "altrove" con tutto quel che di tragico questo comportava. Oggi da Reggio a Milano si può andare e venire in aereo nel corso di una giornata, ed è un viaggio che qualche volta all’anno tutti si possono permettere. L’"altrove" non c’è più, la differenza tra un giovane di Palermo e uno di Torino, è labile. Si incontrano fra simili. Sa cosa mi dà più fastidio in certe geremiadi sul Sud? Il vittimismo, che è una brutta malattia ricattatoria. Ma per il vittimismo non c’è più spazio né ragione, ormai. Il mondo è cambiato». Stampa Articolo