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 2009  luglio 17 Venerdì calendario

I FATTORI EMOTIVI DELL’ECONOMIA


Gli economisti sono animali? Detto così sembra irriguardoso. Invece è la rigorosa conclusione teorica del libro di George Akerlof e Robert Shiller (Spiriti animali, Rizzoli); premio Nobel per l´economia il primo; autore, il secondo, di un altro libro famoso, Euforia irrazionale (il Mulino).
Gli autori tornano sulla lezione dimenticata di Keynes. Non quella, più universalmente nota, della spesa in disavanzo come mezzo per uscire dalla depressione, ma quella, di carattere teorico più generale, secondo la quale il comportamento dei soggetti sfugge a un modello di pura razionalità, essendo largamente influenzato da fattori emotivi e irrazionali. Tra le due c´è un nesso ovvio: i mercati non sono autoregolati secondo leggi razionali e imprescrittibili. Sono largamente influenzati dalle passioni e dalle ragioni degli uomini. Possono quindi essere "guidati" da una politica economica rivolta al benessere collettivo e alla massima occupazione. In altri termini: l´economia politica non è regolata da leggi deterministiche, come la fisica (in realtà, neppure la fisica, dopo la rivoluzione relativistica, lo è più). La "mela" dell´economia non è quella di Newton soggetta alla legge di gravità. una mela che sente e che pensa; e che quindi, a un certo punto della caduta, potrebbe decidere di cambiare strada.
Negli ultimi trent´anni quella lezione è stata completamente dimenticata. Le politiche economiche non si sono ispirate, dicono i due autori, al modello dell´educazione felice dei bravi genitori; i quali assecondano le inclinazioni naturali dei figli, ma le correggono, evitandone gli eccessi: ma a un tipo di educazione totalmente permissiva. «Non si sono posti limiti agli eccessi di Wall Street, si è lasciato che si ubriacasse fino a star male».
 dunque necessario ripensare il comportamento reale dei soggetti economici, nelle loro motivazioni razionali come in quelle irrazionali. quello che gli autori fanno ripercorrendo alcuni dei fattori soggettivi (non necessariamente irrazionali) che possono influenzare il comportamento dei soggetti economici: dai sentimenti di fiducia o sfiducia, alle perturbazioni della malafede e della corruzione, alle conseguenze dell´illusione monetaria; e traendone conseguenze sul piano di una politica economica ispirata alla "buona educazione".
Per non tener conto di questi fattori visibili, affidandosi interamente alla mano invisibile del mercato, gli economisti sono incorsi in quei catastrofici errori di previsione, anzi di non previsione dell´ultima crisi, che gli sono rimproverati aspramente dalla Regina d´Inghilterra, irritata che nessuno l´avesse avvertita. Che fine hanno fatto quei modelli econometrici sofisticatissimi che erano valsi ad alcuni dei loro autori addirittura il premio Nobel? La ragione fondamentale per la quale gli economisti che pretendono di fare previsioni le sbagliano, è che il mercato non è una piazza d´armi nella quale si svolgono manovre rette da regole inappuntabili, ma un campo di battaglia dove si affrontano poteri, pulsioni, passioni. L´economia è una scienza, come dice il nome stesso, politica: nello stesso senso in cui lo è la strategia. Può fornire consigli sulle mosse, non previsioni sull´esito della battaglia. Inoltre, nel suggerire le mosse si devono considerare non solo gli effetti razionali compensativi, ma anche quelli irrazionali cumulativi. Se il prezzo delle patate sale, la domanda di patate scende. Ma se sale il prezzo dei titoli la domanda può salire, perché la gente "spera" che salgano ancora. Così si gonfiano le bolle, e, come dice Galbraith, gli sciocchi sono separati dal loro denaro. Ma purtroppo, ne sono separati soprattutto gli incolpevoli: licenziati e disoccupati.
Un´osservazione all´impostazione generale di Spiriti animali. Mi pare che il libro si rivolga soprattutto ai soggetti individuali, per i quali si può distinguere tra motivazioni razionali e motivazioni irrazionali. Ma in economia ci sono anche soggetti collettivi, come le imprese, i sindacati e lo stesso Stato, ovviamente. Le scelte di questi soggetti possono essere perfettamente razionali, ma assai diverse da quelle individuali. La minaccia del licenziamento può indurre il singolo lavoratore ad accettare una riduzione del salario, ma può determinare la decisione del sindacato allo sciopero, che, se ha successo, può provocare un aumento dei costi per l´impresa ma anche un sostegno della domanda per l´economia. Su un altro piano, decisioni prese sulla base razionale dell´interesse individuale sono, come sappiamo, lesive dell´interesse della collettività tutte le volte che ricorrano condizioni rilevanti di interdipendenza. Qui non è questione di distinguere tra motivazioni razionali e irrazionali, ma tra interessi privati e interessi pubblici. Le motivazioni collettive devono essere valutate volta per volta, nell´interesse generale. Ed è bene, in tal caso, che si dia il massimo di spazio alla discussione. La Regina d´Inghilterra deve essere avvertita in tempo.