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 2009  luglio 17 Venerdì calendario

Forse il proble­ma è davvero, come scrive il Washington Post , che «se un prodotto è di fatto indistruttibi­le, gli acquirenti raramente avranno bisogno di rimpiazzar­lo »

Forse il proble­ma è davvero, come scrive il Washington Post , che «se un prodotto è di fatto indistruttibi­le, gli acquirenti raramente avranno bisogno di rimpiazzar­lo ». O forse, più terra-terra, l’in­ghippo sta (soprattutto) nel prezzo. E in tempo di crisi, scu­sate se è poco. Sta di fatto che la stagione delle Crocs – perlo­meno, di quelle «originali» – potrebbe essere già terminata. In Italia, a rilanciare l’allarme è stato, ieri, l’impegnato Ameri­ca2008 ( blogamerica2008.blog­spot. com ): «Dimenticate le vo­stre comode scarpe di schiu­ma », perché «adesso non le compra più nessuno e la colpa non è della moda: la Crocs sta per chiudere e ha già licenziato duemila persone». L’azienda, fondata nel 2002 da tre amici di Boulder, Colorado, era diventa­ta uno dei fenomeni più inarre­stabili negli Stati Uniti post-re­cessione: il mondo sembrava aver perso la testa per quegli zoccoli coloratissimi, leggeri co­me una piuma (grazie a una spe­ciale schiuma anti-scivolo, an­ti- odore e anti-microbi), ergo­nomici e bucherellati. Erano dappertutto, dai piedi dei bim­bi in spiaggia a quelli delle star paparazzate tra Manhattan e Be­verly Hills. Testimonial involon­tari: Al Pacino e Matt Damon, Isabella Rossellini e Halle Ber­ry. Cento milioni di paia vendu­te in 7 anni, oltre la metà delle quali piazzate al di fuori del mercato statunitense. Forse è anche per questo che la battuta d’arresto, quando è arrivata, è stata realmente drammatica. Il 25 luglio 2008, l’azienda aveva perso in un sol botto quasi la metà del suo valo­re chiudendo a Wall Street con un netto -42,4%. Nel 2008 la compagnia ha perso 185,1 mi­lioni di dollari, mentre nel 2007 i profitti avevano sfiorato i 170. Oggi, già duemila dipendenti sono stati lasciati a casa, i debi­ti ammontano a milioni (e l’ulti­matum per pagarli scade a fine settembre), i magazzini sono pieni di scarpe invendute. Se­condo il WaPost , proprio qui starebbe la fregatura: la Crosli­te è un materiale troppo resi­stente, niente usura significa ra­pida saturazione del mercato. Ma il problema, si diceva, po­trebbe celarsi altrove. Nella con­correnza dei falsi, ad esempio. «Ci sfugge il motivo per cui qualcuno dovrebbe voler copia­re le Crocs, ma l’hanno fatto», scriveva tempo fa il Pop Cultu­re Post , pubblicando online fo­to di carrelli della spesa traboc­canti di zoccoli giallo taxi, rosa confetto, blu elettrico. Prezzo: 2.99 dollari il singolo «Froc» (da fake Croc , «falso Croc»), 5 il paio. Ovviamente made in Chi­na per conto di una fantomati­ca Sport Usa, «alta qualità e bas­so prezzo». «Non ce l’ho pro­prio fatta a spendere 30 dollari (in Italia le Crocs originali da adulto costano sui 45-50 euro, ndr ) per un paio di sandali in gomma e ho preso la copia da 9 – confessava Smiley ”. Sono entrambi fatti in Cina, e sembra­no e vestono esattamente nello stesso modo...». Il nuovo ad del­la compagnia, John Duerden, si dice ottimista e rilancia: Geor­ge Clooney ha promesso di far­ci da testimonial, sostiene. Ba­sterà, per salvare i «coccodrilli» più amati/odiati del pianeta dal­l’estinzione?