lettera a Libero 18/7/2009, 18 luglio 2009
LETTERE
Mi trovavo in vacanza a Montagnaga, paesetto nell’Altopiano di Piné, a pochi chilometri da Trento. Il televisore in bianco e nero l’avevano poche abitazioni e, pertanto, con mio padre fummo ospitati nella casa-laboratorio di un piccolo caseificio. Qualche altro villeggiante si unì a noi per seguire il tanto atteso evento. Morale, dopo un’oretta di collegamenti, tra righe orizzontali che si succedevano sullo schermo a 17 pollici, intervallate dai commenti di Piero Angela e i due cronisti Ruggero Orlando e Tito Stagno che si imbeccavano sulla traduzione dall’americano, solo io e mio padre eravamo vigili; gli altri russavano. Quando, a notte inoltrata, il modulo lunare toccò la superficie del satellite, quando la voce di Neil Amstrong comunicò a Cape Canaveral «l’Aquila ha toccato...» gridammo sonoramente in modo da far partecipi anche i dormienti, i quali si unirono di colpo all’entusiasmo. Il vecchio casaro, quando ci fu il primo passo sul suolo lunare, si alzò e per l’occasione stappò una bottiglia di Teroldego Rotaliano gridando: «La nostra generassion l’è pasada da la radio a galena a la Luna, chissà (indicando me, ventisettenne) quella de ”sto giovine, cossa che vedarà!».
Roberto Pepe