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 2009  luglio 18 Sabato calendario

IL PAESE DOVE I «BRAVI RAGAZZI» IMITANO LA GIOVENTU’ HITLERIANA


NATURNO (Bolzano) – Le fio­riere in legno sono colme di gera­ni, le strade così pulite che si po­trebbe mangiare sull’asfalto. I ne­gozi di artigianato espongono pro­dotti locali e si alternano a quelli di griffe importanti, che si tratti di orologi, gioielli o abbigliamento da montagna. I soldi ci sono, tan­ti. La natura intorno è una meravi­glia, la camminata sulle alture, con sosta in uno dei sette masi, è una delle mete preferite dei turisti della zona. Oltre 30 associazioni si occupano della vita sociale, in un posto di soli 5.000 abitanti. Non manca nulla, a Naturno, dove il 97 per cento degli abitanti è di madre­lingua tedesca. In tanta perfezione c’è una macchia nera, che appare e scompare. Alla stazione, nei par­chi, alle sagre. Ogni tanto qualcu­no la nota e tira dritto, «di queste cose non si parla».

A Naturno ci sono i ragazzi del­la Hitler- Jugend . Cantano gli inni nazisti, riempiono i loro diari di svastiche e cretinate antisemite, si danno appuntamento via Inter­net. Ma vanno un passo oltre lo stereotipo del naziskin. Si defini­scono appartenenti alla Gioventù hitleriana, vogliono rifondarla. Siamo nel centro del Val Venosta, cuore di quella Italia apparente che prende il nome di Burgraviato e ha in Merano la sua piccola capi­tale.

L’epicentro della riscoperta giovanile delle svastiche è questo. L’ultima inchiesta della magistra­tura, chiamata «Operazione Odes­sa », risale all’aprile 2008, 16 arre­sti, altri 60 indagati per istigazio­ne all’odio razziale. Sarà anche ve­ro che il fenomeno è «sotto costan­te controllo» delle forze dell’ordi­ne, come recitano i comunicati uf­ficiali. Ma poi arriva il dossier sul neonazismo del servizio giovani della Provincia di Bolzano, che in­vece di prodursi in analisi generi­che elenca una manciata di Comu­ni «infiltrati», il primo dei quali è Naturno, dove la Hitler- Jugend

può contare su 70 adepti, età com­presa tra 14 e 19 anni. Settanta, ci­fra tonda e robusta. Un neonazista in pectore su dieci, in un paese che all’anagrafe registra poco me­no di 700 residenti compresi in quella fascia d’età.

«Non sarà mica venuto qui per quella cosa?». La faccia e la voce del sindaco sono tutt’altro che alle­gre. Costernato, è questo l’unico aggettivo che può definire Andre­as Heidegger. «Non minimizzo, ma non voglio che Naturno venga identificato come il paese della Hi­tler- Jugend . Da mesi so dell’esi­stenza di questo fenomeno, ma non ci avevo dato troppo peso. Credo che la nostra realtà sia simi­le a quella di altri comuni della zo­na ». Adesso il sindaco è preoccu­pato, molto preoccupato. Dal dos­sier potrebbe discendere una eti­chetta poco simpatica per un pae­se che vive, e bene, di turismo. Non c’è solo questo ad attutire l’impatto di numeri e situazioni, blandamente contestati dal primo cittadino («70 è una esagerazione, sono al massimo una trentina»). La nascita di una Hitler- Jugend rappresenta un passo ulteriore del­la degenerazione neonazista, ma il concetto non passa, non fa breccia nella politica locale. L’argomento crea imbarazzo ma induce a gioca­re al ribasso, qualche proclama e poi passare ad altro. «Bisogna fare tutto il possibile – è la linea detta­ta da Luis Durnwalder, presidente della provincia di Bolzano e domi­nus dell’Svp ”, ma senza esagera­re, siamo in linea con l’Europa». Ai tavolini dell’Eis Café Dolomiti l’atteggiamento è lo stesso. Molti dicono di non aver mai visto para­te pseudomilitari, e tanto basta. Quindi, argomenta Mathilde Tap­peiner, artigiana, «significa che non sta succedendo niente». La presa di coscienza di una realtà scomoda è affidata alla libera ini­ziativa. Gudrun Poll, assessore al­la Gioventù, ripete il consueto mantra, «fare pubblicità a questi fatti è dannoso», ma poi cambia registro. «Dobbiamo ammettere di avere un problema nella nostra comunità. Il primo passo da fare è questo. Guardarci bene in faccia. Tutti » .

A Naturno non manca davvero nulla, dall’inizio di luglio a settem­bre c’è anche la «Notte delle luci», con i negozi che restano aperti fi­no alle 23 e la Hauptstrasse, la via principale, che si riempie di chio­schi con birra e frittelle, festoni co­lorati, musica dagli altoparlanti. «Ecco, sono quelli». Hugo, giova­ne operatore di strada meranese, indica tre ragazzi con magliette ne­re e jeans seduti al tavolino di un bar. Hanno appena finito di mon­tare uno stand, bevono birra, chiacchierano e ridono. Capelli a zero, nessun slogan sulla t-shirt, aria persin mansueta. Uno di loro, sostiene di chiamarsi Klaus e di avere 17 anni, si limita a non nega­re: «Non facciamo male a nessuno – dice ”, e la passione per la poli­tica non è certo un crimine».

La «passione politica» per il Ter­zo Reich viene vissuta all’aria aper­ta, senza fingimenti. Alle feste di paese, ai raduni organizzati nei parchi. Lo confermano i volontari del Centro giovanile, bar e sala concerti dietro gli uffici della Cro­ce bianca. «Nei giorni pari li trovi in qualche frazione vicina – dice Heide Wolf, studentessa ”. In quelli dispari sono alla birreria sot­to casa. Normali, ben inseriti. Inu­tile dare la colpa alle famiglie. qualcosa di diverso, è l’aria che re­spirano ». I tre ragazzi con la ma­glietta nera intanto si sono alzati. « Auf Wiedersehen ». Uno di loro al­za il braccio per il saluto nazista, poi ci ripensa. A Naturno, e in que­ste valli, non sta succedendo nien­te. Ma solo per chi non vuole vede­re.