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 2009  luglio 16 Giovedì calendario

SULLE FERIE PESA LA SERRATA DEI BENZINAI


A fine luglio sciopero dei 4.400 gestori Agip contro la decisione Eni di cambiare i contratti - LA SVOLTA - San Donato ha modificato la linea: «Basta con accordi collettivi che imbavagliano le strategie commerciali delle società»

MILANO
I benzinai hanno deciso. Sciopereranno di nuovo. I giorni non sono stati ancora decisi, ma con ogni probabilità la catenella con il tabellone "chiuso" sarà srotolata dai distributori nell’ultima settimana del mese, quando milioni di italiani saranno in viaggio per le vacanze. Ma non sciopereranno tutti i benzinai: chiuderanno solamente i gestori che alzano le insegne del cane fiammeggiante dell’Agip. Rifornimento sicuro, ma da altre compagnie.
Le compagnie concorrenti dell’Eni stanno alla finestra. Vogliono vedere come si risolve la questione, ma diverse di loro hanno già chiuso i contratti con i loro benzinai.
Il problema è il contratto ancora aperto tra l’Eni e i suoi 4.400 benzinai. Contratto scaduto da anni. Rispetto alla consuetudine di decenni, ora l’Eni ha cambiato strategia. Basta con gli accordi collettivi, dice la compagnia di San Donato Milanese; basta con i contratti che imbavagliano le politiche commerciali aziendali. D’ora in poi (si veda Il Sole 24 Ore del 14 luglio) l’Eni vuole stipulare contratti personali con ciascuno dei suoi gestori. Ma già qualche giorno prima dell’uscita pubblica dell’Eni sulle pagine di questo giornale, la nuova strategia era stata avviata nei fatti. I "commerciali" dell’Agip la settimana scorsa avevano cominciato a telefonare ai benzinai per chiedere loro incontri negoziali personali. Apriti cielo. Le associazioni dei benzinai non digeriscono la mossa dell’Eni.
Alle tre associazioni dei gestori (la Figisc della Confcommercio, la Fegica della Cisl e la Faib della Confesercenti) ieri l’Eni avrebbe proposto incontri. Ma avrebbe invitato le tre associazioni a tre incontri singoli («schedulati», dice la lettera, per la durata di due ore l’uno) da tenere la settimana prossima, un incontro con ciascun sindacato dei gestori, uno alla volta. Ovvio che i sindacati risponderanno picche. O insieme, o non se ne parla.
Le tre associazioni hanno posizioni comuni ma leggermente differenti. La Figisc è decisamente rappresentativa dei "padroncini" ma in genere ha posizioni più mediate. La Fegica, che è più propriamente un sindacato, è assai battagliera con un’intonazione particolare sulla figura di Paolo Scaroni, l’amministratore delegato dell’Eni. La Faib, forte soprattutto nelle zone dove ha più rappresentatività la Confesercenti, in questi anni sembra avere perso parte del suo mordente.
Insieme, ieri hanno deciso «l’immediato stato di agitazione dei gestori a marchio Agip su tutto il territorio nazionale» e la serrata «entro la fine del corrente mese». Chiedono a Silvio Berlusconi di mediare. Che cosa contestano? «Dopo aver negato l’adeguamento dei margini dei gestori Agip, fermi al 2006, persino alle richieste inefficaci del ministero dello Sviluppo economico e nonostante le fosse imposto da una norma specifica, Eni annuncia di mettere mano unilateralmente (gestore per gestore) ai contratti di gestione – scrivono le tre organizzazioni – previsti e protetti dalla medesima legge».
Come aveva anticipato ieri sul Sole 24 Ore il segretario della Fegica, Roberto Di Vincenzo, si potrebbe anche arrivare ai tribunali. Ieri i tre sindacati hanno detto che potrebbero «riservarsi ogni azione giudiziaria a tutela dei diritti della categoria e di ciascun singolo gestore, nei confronti dell’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, già raggiunto dalla notifica di una specifica diffida stragiudiziale nelle scorse settimane».
Un’analisi era stata proposta ieri mattina dalla Figisc, presieduta da Luca Squeri (da poche settimane assessore al Bilancio della Provincia di Milano e titolare di alcune aree di servizio, come quella a marchio Agip sulla tangenziale ovest di Milano). Bisogna chiudere la trattativa per il rinnovo delle condizioni economiche «entro luglio e sciogliere la prognosi con l’unico bivio di opzioni possibili, o pace, esattamente alle condizioni che noi chiederemo, o guerra», dice la Figisc.