Marzia Paolucci, ItaliaOggi 16/7/2009, 16 luglio 2009
LOTTA ALLA CRIMINALITA’ SENZA I PM
La denuncia è contenuta nel libro bianco di Md. Albamonte (Csm): si rischia la paralisi
Nelle sedi ad alta densità mafiosa 1/6 dei posti è scoperto
Scoperti più di un sesto dei posti di pubblico ministero nelle regioni a più alta densità mafiosa. la denuncia di una magistratura sotto vuoto, definizione coniata da Magistratura democratica per intitolare il suo libro bianco presentato nei giorni scorsi a Roma: un appello non senza confronto e proposte al mondo e dal mondo politico e dell’associazionismo di settore per segnalare e provare a risolvere l’emergenza di organico nelle procure più calde.
Dati impressionanti quelli diffusi dalla corrente di sinistra di giudici e pm: 70% di scopertura da Enna a Patti, Gela e Palmi all’80% e Vibo Valenzia addirittura all’83%. «Situazioni di paralisi», riferisce Eugenio Albamonte, magistrato segretario del Csm, in un «sistema complesso dove si inserisce un ulteriore ostacolo: il divieto inserito nella versione dell’ordinamento giudiziario modificato da Mastella nel 2007, di assegnare le funzioni di pm ai magistrati di prima nomina. Tradizionalmente nella storia della mobilità della magistratura, questi magistrati di prima nomina non venivano assegnati alle funzioni di pm, soprattutto nelle regioni del sud negli uffici più impegnati nel contrasto della criminalità mafiosa, ricorda il magistrato, ma a quelli con carico di criminalità ordinaria lasciando così ai magistrati con maggiore esperienza professionale la possibilità di dedicarsi interamente al contrasto della criminalità organizzata all’interno dei capoluoghi di distretto e delle strutture di Dda». Oggi invece quella osmosi di esperienza dei più anziani e freschezza di studi dei giovani non è più possibile.
Una situazione, secondo il magistrato, non migliorata dalla recente legge Alfano sugli interventi urgenti per la funzionalità del sistema varata lo scorso settembre che prevede a modifica di una legge di dieci anni prima un meccanismo a incentivi economici e di anzianità per quei magistrati che scelgano di lavorare in sedi disagiate. «L’applicazione del decreto legge convertito è stata sperimentata dal Csm che ne ha tratto dati sconfortanti», dichiara Albamonte, «su 75 posti requirenti pubblicati dal Consiglio in sedi delicate delle regioni del sud, solo 43 sono stati coperti, 32 sono rimasti deserti e soprattutto solo 14 vengono dalle funzioni di giudice mentre gli altri 29 provengono dalle funzioni di pm. Per di più, altre domande di passaggio alle funzioni requirenti non sono state accolte: abbiamo perso sei disponibilità a requirenti perché non erano passati i cinque anni prescritti in funzioni giudicanti e altre sette perché insistevano nella stessa regione seppure in distretti diversi e con funzioni penali anziché civili».