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 2009  luglio 16 Giovedì calendario

ARCHIVERDI


Le nuove città? Alberi di trenta piani

 come se le piante si riappropriassero di uno spazio a loro rubato. Come una Chernobyl controllata, dove negli spazi urbani abbandonati dopo la catastrofe la natura ha di nuovo il sopravvento. La chiamano architettura verde e si distingue da quella ecosostenibile perché non progetta edifici nel rispetto dell´ambiente, ma muri e case di cui le piante siano struttura, sostegno e parte integrante. Succede a Seul, dove per l´architetto Minsuk Cho «è venuto il momento che la natura coreana entri nella città». Succede a Austin, in Texas, dove gli architetti Juan Mirò e Miguel Rivera progettano un ponte sul lago come ramificazione delle piante sulla riva, utilizzando la stessa vegetazione che esce dall´acqua. Succede in Giappone, dove l´italo-tedesca Astrid Kleist usa un gioco di vetri e prospettive con cui il giardino interno è godibile, almeno per la vista, anche all´esterno dell´edificio.
In Italia questo assalto verde ai muri delle città è ancora poco praticato. «In Europa i Paesi più sensibili sono la Spagna - conferma l´architetto milanese Isacco Brioschi - e la Francia, dove il giardino verticale creato da Patrick Blanc è stato brevettato. Da noi si sono viste soltanto alcune installazioni provvisorie in occasione di fiere, come la mia "Green wall lounge"».
Ma le piante non sono nocive dove si dorme? E poi, se è difficile tenere in vita il ficus dell´appartamento, come sarà dover curare un intero muro verde? «Si utilizzano sempre specie che hanno bisogno di poca manutenzione, come quelle dei prati comuni, ma non è necessario falciarli - dice Brioschi - Non mettiamo mai un muro verde in camera da letto e comunque, a fronte dell´anidride carbonica rilasciata di notte, queste strutture danno un contributo consistente alla qualità dell´aria».
Le cifre stupiscono: una facciata verde di otto piani, circa 300 metri quadrati, tratterrebbe l´equivalente del CO2 prodotto dai 20mila chilometri fatti da un´auto. C´è però chi parla di un «uso poco dignitoso delle piante». « terribile - esclama Paolo Pejrone, architetto di giardini e scrittore - in questo modo si crocifiggono le piante. Chi le ama veramente sa che mantenerle sane in queste condizioni è difficile e la loro mortalità è altissima». Per Pejrone non è così che si riporta il verde in città: «Piuttosto che coprire di muschio i palazzi, meglio pianificare gli spazi urbani con aree verdi in proporzione alle nuove costruzioni. Non condivido neanche le provocazioni come quella del maestro Abbado di barattare il ritorno alla Scala in cambio di 90mila alberi per Milano. La città non sosterrebbe tutte quelle piante, finirebbero in posti dove soffrirebbero, e alla fine sarebbero abbattute. Le piante, lo ripeto, hanno una dignità. L´unica città verde è quella che rinuncia a costruire un nuovo palazzo e fa invece un giardino».