Aldo Grasso, Corriere della sera 16/7/2009, 16 luglio 2009
UNA TELEVISIONE LIBERA DALLO SCHERMO E DAL PALINSESTO
I giovani guardano la tv, certo, ma non guardano il televisore. Noi, da giovani, eravamo persino incantati dall’oggetto in sé, che faceva bella mostra in salotto e la notte veniva ricoperto con un amoroso drappo perché non prendesse polvere (o freddo), o che troneggiava nei bar intimando la «consumazione obbligatoria ». I giovani guardano la tv, guardano anche la normale programmazione, ma non sono più schiavi del palinsesto, della sua liturgia, della sua tempistica. Il recente memorial per Michael Jackson è stato esemplare da questo punto di vista: moltissimi giovani hanno seguito la cerimonia in streaming, sul proprio computer. Da cui poi scaricano tranquillamente i telefilm più amati, gettano un occhio sulle trasmissioni più importanti attraverso l’antologia di YouTube, chiosano quello che va in onda sui social network. Un tempo si pensava che Mtv potesse essere la sola rete internazionale di riferimento dei giovani, se pur declinata nei singoli Paesi, proprio quella Mtv che aveva lanciato Jacko e che ha rappresentato l’esplosione visiva del pop; adesso anche Mtv funziona come una rete generalista, piena zeppa di piccoli reality.
La tv continua a rimanere un grande luogo comune, un discorso condiviso, l’offerta mainstream per eccellenza, la regina della convergenza: per i giovani, però, diventa più interessante utilizzare piattaforme diverse per seguirla. Magari con il desiderio di poter condividere la visione con alcuni amici virtuali o di commentare in diretta le immagini attraverso il live blogging. Più o meno consapevolmente i giovani guardano la tv come un tempo le avanguardie artistiche guardavano il cinema: attraverso l’estetica del frammento. L’agiatezza visiva (la quantità dell’offerta) rende opaco ogni messaggio, confonde ogni proposta. La percezione va perciò sottratta all’automatismo, decontestualizzando l’immagine: «Scherzi a parte» visto in tv è insopportabile, è un programma per «vecchi», ma un suo scherzo finito su YouTube è un’altra cosa. un blob personalizzato. sempre tv, ma con un significato diverso. Insomma, la convergenza permette tecniche di détournement che un tempo erano riservate a un cerchia ristretta di spettatori e che oggi rischiano di diventare fenomeno di massa.
I giovani guardano la tv, certo, ma la guardano in maniera differente, ed è questo che conta: i programmi televisivi non migliorano ma il dirottamento dei testi li rende più divertenti.