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 2009  luglio 13 Lunedì calendario

L’AMICO AMERICANO SOTTO IL VESUVIO


Quotazioni su per l’esponente del neo-espressionismo.

Prezzi da 20/30.000 euro per i quadri piccoli fino a 300.000

Un omone gran­de, di 58 anni. Un vero newyor­chese che ama l’Italia. Julian Schnabel, bad boy degli anni Ottan­ta, regista (è del 2007 «Lo scafandro e la farfalla», premio per la miglior re­gia al Festival di Cannes) e pittore è passato da Na­poli per inaugurare una mostra.

Al Museo di Capodi­monte (fino al 6 settem­bre) l’intelligenza del so­vrintendente Nicola Spi­nosa ha riunito – a due passi dai capolavori espo­sti nelle sale permanenti del museo – nove grandi tele a ispirazione orienta­le di Schnabel (grazie alla collaborazione con ilmer­cante Marco Voena). E nel cortile l’installazione «Costume interiore» di Enzo Cucchi. Creando una sorta di partita a bea­ch volley tra la transavan­guardia italia­n a e il post- neo- espre ssionismo ame­ricano. Sullo sfondo degli Old Master, i grandi maestri antichi.

La biografia

Da sempre amato, e odiato, nel circo del mercato e del collezio­nismo internazionale, Schnabel incarna il vero self-made-man dell’arte.

Nasce nel 1951 nella Big Apple, ma adolescente si trasferisce in Texas dove si laurea in Belle Arti all’ Università di Houston. So­no anni di vita bohémien­ne in cui lavora come tas­sista e in un ristorante del­la Grande Mela facendo il cuoco. Da lì si consuma la rapida ascesa di Schna­bel nell’Olimpo delle star, grazie a una prima mo­stra alla Mary Boone Gal­lery e alla seguente con il mitico Leo Castelli. Le sue gigantesche tele, pie­ne di commozione e rab­bia (alcune con cocci di piatti appesi) di fatto anti­cipano negli anni Ottanta un tema oggi tornato for­temente alla ribalta. Quel­lo del ritorno alla pittura.

I risultati

Dal 1986 nelle aste in­ternazionali sono compar­si 300 suoi dipinti. Con il picco assoluto, nei valori, raggiunto nel 2008. Men­tre una media approssi­mativa dei suoi unsold (invenduti) è intorno al 30%. Top price l’olio «Bob’s World» dipinto nell’80 che a New York da Philips de Pury il 16 no­vembre 2006 è stato aggiu­dicato a 822.400 dollari.

Negli ultimi mesi, dopo una stagnazione iniziata nella seconda metà degli anni Novanta, il mercato di Schnabel sembra vive­re un nuovo periodo di ec­citazione. I prezzi? Da 20-70 mila per i quadri piccoli, sino ai 300 mila euro per quelli grandi. La richiesta per le tele espo­ste a Napoli varia dai 350 ai 425 mila dollari.

Questi ultimi lavori di Schnabel appa­iono come lo specchio di un periodo felice dell’autore: più raffinati e parti­colarmente liri­ci. E sembrano in grado di cattu­rare la rinata e crescente atten­zione del pubbli­co verso il medium pittori­co.

Gentile, affabile e un pochino meno eccentrico del passato (quando si presentava alle inaugura­zioni in pigiama e panto­fole o in accappatoio) Sch­nabel ha risposto ad alcu­ne domande intorno alla sua arte. Quali sono, gli abbiamo chiesto, i diversi confini e le sottili coinci­denze tra cinema e pittu­ra? «Nell’immagine ferma tu senti tutto immediata­mente. Nel cinema hai bi­sogno di due ore per ave­re un’esperienza comple­ta e capire il messaggio dell’opera».

Che opinione ha del mercato dell’arte? «Non mi interessa». Come defi­nirebbe la sua pittura? E la pittura in generale? «Di­pingo ciò che sento. Nel mio intimo non esistono gerarchie tra la pittura fi­gurativa o quella astratta: mi occupo di entrambe».

Quali sono i pittori che ama di più? «Caravaggio, Giotto, Giorgione e Ma­saccio. Di quest’ultimo ho avuto la possibilità di vedere la splendida Cro­cefissione proprio qui, al Museo di Capodimonte».

Che opinione ha dell’ Italia? «Da sempre amo molto esporre da voi i miei lavori. Sia i miei di­pinti che i film sono stati influenzati dagli artisti ita­liani, da Giotto a Vittorio De Sica. Amo l’apprezza­mento verso l’arte che si ha in questo Paese, e il fat­to che tutti, compresa la gente comune, sappiano chi siano artisti della leva­tura di Caravaggio e Dan­te ».

Chi ama l’arte contem­poranea e si incanta per quella antica non può per­dersi questa tripla esposi­zione napoletana. Un’ idea geniale. Tipicamen­te italiana.