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 2009  luglio 16 Giovedì calendario

La Procura di Milano sta indagando nell’ambito della collocazione in Borsa delle azioni di Saras, il gigante della raffinazione petrolifera della famiglia Moratti che si è quotato nell’aprile 2006

La Procura di Milano sta indagando nell’ambito della collocazione in Borsa delle azioni di Saras, il gigante della raffinazione petrolifera della famiglia Moratti che si è quotato nell’aprile 2006. Sono una decina i manager coinvolti, facenti parte di tre banche coinvolte, JP Morgan, Morgan Stanley e Caboto (Gruppo Intesa). Si ipotizzano i reati di falso in prospetto informativo e aggiotaggio. Il pubblico ministero Luigi Orsi ha contestato alle tre banche di aver optato per una quotazione di mercato delle azioni Saras pari a 6 euro, invece che «tra i 4,1 euro e 5,1 euro», ritenuta più consona dalla Procura. Il pm ha specificato che gli istituti di credito hanno collocato le azioni senza mettere in risalto nel prospetto informativo che una parte degli utili era da considerarsi volatile secondo le serie storiche, anziché certo e poco rischioso. Inoltre, l’accusa afferma che nella redazione dei bilanci sia stato parzialmente omesso il calcolo delle scorte di magazzino, elemento che ha permesso una visione al rialzo dei coefficienti di capitale detenuto dalla società. Infine, JP Morgan, Morgan Stanley e Caboto non avrebbero fornito una corretta visione delle prospettive del mercato petrolifero agli investitori, fornendo dati incompleti in merito alle quotazioni del petrolio a medio termine. Secondo la Procura questa visione al rialzo delle azioni Saras avrebbe permesso alla famiglia Moratti una raccolta sul mercato di 1,71 miliardi di euro in più rispetto alla quotazione corretta. Tuttavia, l’entrata di Saras sul mercato azionario fu accolta con una perdita del 10 per cento nel giorno del debutto. Attualmente però nessuno dei dirigenti Saras è indagato. Sono infatti tutti banchieri gli accusati: Federico Imbert, Francesco Cardinali, Simone Rondelli, Paola Volponi e Guido Tugnoli per JP Morgan; Galeazzo Pecori Giraldi, Oscar d’Intino e Andrea Levantini per Morgan Stanley; Massimo Prosdocimi per Caboto. I consulenti finanziari della Procura di Milano hanno calcolato che 1,1 miliardi di euro del collocamento di Saras andò in gestione a JP Morgan, che guadagnò 16,830 milioni di euro in commissioni, contro gli 11 milioni di Morgan Stanley e i 10,5 milioni di Caboto. Alla base delle ipotesi di aggiotaggio ci sono le valutazioni di mercato pre-collocamento svolte da JP Morgan che, svolgendo un sondaggio su un campione di investitori, decise di prendere in considerazione solo «le indicazioni di acquisto per valori superiori ai 6 euro, che nella quasi totalità non erano confermate», afferma il pm Orsi. In merito al reato di falso in prospetto, il pm Orsi ha spiegato che gli istituti di crediti «non evidenziavano adeguatamente l’esistenza di una considerevole componente di utili non ricorrenti nei dati storici». Questi dati, considerati «essenziali» e sui quali «si basa l’investitore medio», hanno fatto si che il soggetto interessato alle azioni Saras «percepiva un prezzo (relativamente ai dati comparabili) più conveniente di quanto non fosse in realtà». Per ora non si esclude un coinvolgimento anche della Consob, l’autorità di vigilanza sulla Borsa, anche se non si è ancora espressa in merito agli inviti a comparire mandati dalla Guardia di Finanza ai banchieri.