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 2009  luglio 14 Martedì calendario

VOLANO SCHIAFFI E SCARPATE E NASCE "DAGOSTRUNZ"


Il cazzeggio sale sul ring. Dagospia contro Dagostrunz. Il codino contro il pernacchio. Nel Paese in cui il più grosso partito della sinistra se la fa sotto perché Beppe Grillo intende candidarsi alle primarie, e in cui un grande quotidiano che si vantava di occuparsi di politica è costretto a rincorrere le escort per inguaiare la vita al presidente del Consiglio, ecco in questo Paese qui capita che un sito di gossip diventi (...) (...) il crocevia dei Palazzi, l’artefice del risiko che conta. Dagospia disfa ciò che i consigli di amministrazione fanno o vorrebbero fare. Brucia candidati, vanifica operazioni, fa carta straccia di analisi, spia quel che avviene nelle segrete stanze dei bottoni. «Faccio io quel che i giornali seri non fanno», si prendeva in giro Roberto D’Agostino all’inizio dell’avventura. Dagospia era una specie di fermo posta dove lo zabettismo italico si incontrava con la delazione. Però tutto restava effervescente e leggero, come la redazione assai trash del Dago, allattato alle mammelle di santa mamma Arbore. Poi d’un tratto il lookologo di Quelli della Notte si prese sul serio e successe il patatrac. Non si accorse (o forse sì) che stavano distruggendo Peter Pan, gli stavano portando via l’Isola che non c’è. Oggi Dagospia è una trafficatissima Isola che c’è, è la Costa Smeralda di internet. una prevedibile filiera di buoni e cattivi. Dagospia è il capo

Il cazzeggio sale sul ring. Dagospia contro Dagostrunz. Il codino contro il pernacchio.

Nel Paese in cui il più grosso partito della sinistra se la fa sotto perché Beppe Grillo intende candidarsi alle primarie, e in cui un grande quotidiano che si vantava di occuparsi di politica è costretto a rincorrere le escort per inguaiare la vita al presidente del Consiglio, ecco in questo Paese qui capita che un sito di gossip diventi (...)

(...) il crocevia dei Palazzi, l’artefice del risiko che conta.

Dagospia disfa ciò che i consigli di amministrazione fanno o vorrebbero fare. Brucia candidati, vanifica operazioni, fa carta straccia di analisi, spia quel che avviene nelle segrete stanze dei bottoni. «Faccio io quel che i giornali seri non fanno», si prendeva in giro Roberto D’Agostino all’inizio dell’avventura. Dagospia era una specie di fermo posta dove lo zabettismo italico si incontrava con la delazione. Però tutto restava effervescente e leggero, come la redazione assai trash del Dago, allattato alle mammelle di santa mamma Arbore.

Poi d’un tratto il lookologo di Quelli della Notte si prese sul serio e successe il patatrac. Non si accorse (o forse sì) che stavano distruggendo Peter Pan, gli stavano portando via l’Isola che non c’è. Oggi Dagospia è una trafficatissima Isola che c’è, è la Costa Smeralda di internet. una prevedibile filiera di buoni e cattivi. Dagospia è il capolinea birichino di chi scarica cattiverie e qualche volte falsità travestite da gossip. Nelle redazioni si gioca a nascondino: chi imbocca Dagospia? Chi racconta questo e quello?

Non si tirano più torte in faccia dalle parti di Trastevere, ma vere coltellate. La divisione tra amici e nemici è una barriera troppo spessa per essere considerata un gioco, uno scherzo. I nemici sono sempre gli stessi, così come gli amici. Per proprietà transitiva l’amico del nemico diventa a sua volta nemico, infettato da una cattiveria di cui Dagospia era privo. Perché prima era tutto uno scherzo.

Era inevitabile che prima o poi qualcuno si stufasse del gioco: non si può passare una vita a farsi prendere per il culo solo perché stai antipatico al… bulletto del quartiere. Ultimamente erano in tanti a vedere in quel sito nato come divertimento di un Paese anormale, l’arena dove regolare i conti, spifferare il sentito dire. Solo che nessuno osava mettersi contro Dagospia; e anche questo di per sé è indice di anomalia.

’Lo scarparo” Diego Della Valle, uno che finiva sempre nella lista dei cattivi, si è stufato e ora vuole rendere pan per focaccia. Non ricorrendo alle querele, ma ricorrendo alle rime di una canzoncina. nato così Dagostrunz, un club anti-Dago, con tanto di sigla creata dal Mario Del Viale. Se Dagospia morsica velenosamente, Dagostrunz è il siero. Non è ancora un sito di notizie, ma lo potrebbe diventare presto. Prima però occorre liberare Peter Pan, occorre ripartire dall’Isola che non c’è. Ecco perché prima arriveranno i cappellini, le magliette, le penne.

Una risata vi seppellirà: Della Valle e i suoi amici vogliono ripartire dalla goliardia, sfottere per sfottere, punzecchiare per punzecchiare, spernachiare per spernacchiare. Ma senza doppi fini e soprattutto senza prendersi troppo sul serio. Esattamente come faceva tempo fa la banda del Dago.

Dagostrunz è il cazzeggio che stempera, non è la sponda avvelenata. Dagospia oggi parla a nuora perché suocera intenda. Nella girandola di notizie economico-finanziarie c’è sempre un filo che tiene insieme le indiscrezioni o gli scoop. D’Agostino forse inconsapevolmente ha messo in piedi una rete che va al di là del gossip, tant’è che ora anche la pubblicità non è più una terra di nessuno, una carrellata di siti porno, «perché pecunia non olet».

Il sito del Dago ora è ben frequentato, forse per questo Peter Pan se n’è andato via. Al suo posto, Trastevere è frequentata da chi indica in Dagospia un esempio di giornalismo. Un tempo con Dago ci si giocava, ora è l’oracolo di Delfi: l’ha scritto Dagospia. Già.