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 2009  luglio 11 Sabato calendario

«Maschio, femmina, colto o coatto. Sono quello che vuole l’autore» - Penetranti occhi scuri, rughe profonde come incisioni, l’attore Roberto Herlitzka si contraddistingue già a partire dalla maschera del viso

«Maschio, femmina, colto o coatto. Sono quello che vuole l’autore» - Penetranti occhi scuri, rughe profonde come incisioni, l’attore Roberto Herlitzka si contraddistingue già a partire dalla maschera del viso. Ha recitato per i più importanti registi teatrali (soprattutto) ma anche cinematografici, e nei rispettivi ambiti artistici gli sono stati assegnati sia il David di Donatello - grazie all’interpretazione di Aldo Moro nel film Buongiorno notte di Marco Bellocchio - che il Premio Gassman per gli spettacoli Lasciami andare madre e Lighea . Per Herlitzka, il linguaggio deve essere non un mezzo, ma la materia stessa del teatro. «A me - spiega - va benissimo anche la lingua dei "coatti", purchè sia il modo in cui l’autore si esprime, con il quale racconta. Per questo accetto un testo solo quando possiede tale valore». Dato il suo interesse per la letteratura e la poesia, ha anche scritto testi? Il 30 giugno scorso a Bologna, inaugurando una serie di serate d’onore, ho deciso di azzardare con la lettura di una mia traduzione in terzine dantesche dei primi due libri e mezzo del De Rerum Natura di Lucrezio. L’originale, scritto in lingua arcaica, è di un anonimo trecentesco che ho scoperto. Grazie al poeta Alberto Gianquinto e al professor Raul Mordenti, ordinario di letteratura all’Università di Tor Vergata, questo mio lavoro è stato depositato alla biblioteca dell’Ateneo e pubblicato sulla loro rivista telematica "Testo e senso". Ne è stato fatto anche un video, pezzi del quale sono stati proiettati durante un’esposizione internazionale a Terni. In più, col titolo di Ipnogramm i ho editato alcuni miei sogni, poi letti da me in pubblico, e anche poesie. Oggi si tende a rimuovere il passato, ma secondo lei per cambiarlo è meglio conoscerlo. Se uno vuole trasgredire alle regole bisogna che le conosca, altrimenti può rischiare addirittura di ricrearle. Così come ignorare la base della nostra cultura, molto lontana, è assai pericoloso. Stupido, più che altro. Che ne è a suo avviso, nella società, di quell’Umanesimo in cui si riconosce? E’ una specie di mare in cui navigano alcuni relitti, mi fa piacere essere uno di loro. Ogni tanto ne trovo un altro e mi ci aggrappo, perchè per fortuna non è che siano tutti ignoranti, ignavi. Ce n’è ancora, di sacche di conoscenza. Nel mare però hanno luogo tempeste malevole, come la recente approvazione del "pacchetto sicurezza" governativo. Cosa ne pensa? Mi sembra grave, per tutte le sue conseguenze anche materiali, con le prigioni piene magari di brava gente, persone che non possono - a causa di ritardi burocratici - regolarizzarsi, ma lo vorrebbero. Così diventano improvvisamente dei delinquenti, anche se son qui che lavorano da anni. Poi, è chiaro, ci sono anche il fattore umano e l’antirazzismo. Tutte cose facili da dimenticare. Scorrendo il suo curriculum professionale, si ha l’impressione che lei venga attratto da ciò che è complesso, vario, ambiguo. Non si tira indietro nell’impersonare ruoli scomodi e persino personaggi femminili o in trasformazione come l’uomo-donna del film "Aria". Ho lavorato per Lina Wertmuller in Lasciami andare madre di Haelga Schneider, intepretando una nazista novantenne. Sebbene tragico, un personaggio anche grottesco, una trovata della regista alla quale ho aderito ben volentieri. Poi sono stato il Misantropo di Molière ridotto a monologo. Il protagonista, ritiratosi a vita privata, ricorda la sua vicenda impersonando anche le altre figure, tra le quali Selimene, la sua donna. Lo stesso ho fatto con il mio ExAmleto , in cui ho recitato le battute di Ofelia col tono che richiederei ad un’attrice. E molto di più nel mio ExOtello , dove sono anche Desdemona. Nonostante sia uno degli attori più apprezzati dalla critica, lei lamenta una mancanza di forza contrattuale. tanto da dichiarare dio trovare più spazio nelle compagnie "off", mentre al cinema è richiesto soprattutto da giovani registi. A teatro, fin dall’inizio, ho sempre accettato solo parti che mi piacevano, e generalmente da protagonista (ride). Non le ho trovate subito nei teatri stabili, e quindi ho rifiutato di entrare in compagnie riconosciute, nelle quali forse avrei potuto anche far carriera. Le proposte più interessanti le ho avute da compagnie "off", anche se certamente molto stimato non sono un attore che ha una notorietà di tipo mondano, non sono di cassetta, di quelli che la gente conosce perchè li ha visti lavorare in televisione. Da anni cercavo di mettere in scena Elisabetta II di Thomas Bernhard, mai dato in Italia, ma non trovavo un finanziatore perchè ci sono molti personaggi e costa. Ora finalmente sono riuscito ad ottenerne la produzione da parte del Teatro Vittoria di Roma, che mi aveva già interpellato per avermi. Lo stesso avviene nel cinema. Un film dove ho lavorato, Narciso , ha già vinto premi a quattro festival e continua a non arrivare in sala. Perchè quando c’è un nome che piace ai distributori, bene, ma io a questo punto penso che non lo sarò mai. Adesso è in post-produzione un film in cui sono protagonista, Anni luce , che certamente verrà distribuito perchè è di Citto Maselli. Occasioni di questo genere ne ho, e mi offrono anche camei che a volte accetto, però la regola è questa. A cosa sta lavorando e cosa ha in mente? Attendo di riprendere la terza serie televisiva di Boris , dove avevo interpretato un personaggio che ha riscontrato successo e vogliono ritirar fuori. A settembre, al Festival di Todi riprenderò uno spettacolo, portato in scena al Brancaccio su testo di Maurizio Costanzo, che è la rievocazione di Ugo Straniero, poeta futurista che non ha avuto lo stesso successo degli altri. Ai primi di ottobre, sarà la volta di Elisabetta II . Mi piacerebbe poi fare un Otello che si esprime come un "extracomunitario" quando comunica con gli altri e in un normale italiano nel momento in cui monologa, in quanto i rapporti con gli altri sono più difficili e io lo farei parlare come un diverso, dato che Otello lo era. In più, vorrei che non fosse come normalmente lo si rappresenta, cioè un guerriero, ingenuo, vittima di un astuto e perfido Iago, ma uno stratega che - avendo capito quanto l’amore realizzato non sia raggiungibile - abbastanza consapevolmente decide di distruggere sé e il suo oggetto d’amore, e usa Iago allo scopo. Una specie di psicodramma che però non cambi neanche una virgola del testo. Per ora lo racconto in giro, sperando in un regista che si entusiasmi. E poi magari lo fa fare a qualcun altro.