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 2009  luglio 14 Martedì calendario

ASPETTANDO BRETTON WOODS


Nel 1998 l´Economist, giornale autorevolmente conservatore, ma anche intelligentemente provocatore, pubblicò un articolo intitolato "Get Ready for the Phoenix" (State pronti per la Fenice). Annunciava che a trent´anni da ora (quindi, verso il 2030) i cittadini americani, giapponesi, europei, di altri paesi ricchi e anche di qualche paese relativamente povero pagheranno le loro spese con la stessa valuta. Come si chiamerà? L´Economist suggeriva: la Fenice. Aggiungeva che non sarà un volo tranquillo: «Ci vorranno ancora parecchie tempeste valutarie, un altro po´ di crolli in borsa, e probabilmente un collasso economico o due, prima che i politici si decidano a considerare seriamente quella opzione». Ma quella scelta si imporrà, perché è l´unica che possa stabilizzare una condizione altrimenti caotica e «sostituire l´attuale finta cooperazione politica con una cooperazione vera».
Quell´utopia, ricordiamo, fu Maynard Keynes a lanciarla a Bretton Woods, nel suo ambizioso piano per la creazione di una moneta di conto mondiale, il bancor, emessa e assistita da una vera Banca Mondiale, provvista di un suo potere autonomo e discrezionale. Sappiamo che le cose andarono per un altro verso. L´intesa di Bretton Woods accolse il progetto contrapposto, dell´americano White, che in pratica faceva del dollaro la moneta mondiale di riserva, e ridimensionava drasticamente il ruolo di un Fondo Monetario cui si affidavano risorse limitate per interventi eccezionali.
Negli ultimi anni l´idea della moneta mondiale è stata ripresa da molte autorevoli parti. Per esempio, dagli economisti James Tobin, Judy Shelton, Robert Mundell e dall´ex Governatore della Federal Reserve Paul Volcker.
Nello stesso anno 2000 il Fondo Monetario ha pubblicato un rapporto intitolato: "Un solo mondo, una sola moneta: punto d´arrivo o illusione?", nel quale giungeva alle stesse conclusioni fortemente favorevoli alla moneta mondiale di Volcker.
Ciò che dà a queste voci accademiche un nuovo peso è l´attenzione che il tema di un nuovo assetto monetario internazionale sta ricevendo al livello di massima responsabilità dei governi. La più vistosa novità in questo campo è costituita dalla presa di posizione del governo cinese. Si capisce che la Cina, in quanto maggiore detentrice di titoli espressi in dollari americani, sia particolarmente preoccupata da eventuali emissioni di dollari inflazionistiche da parte della Riserva Federale americana. Di qui la proposta, da parte del Governatore della Banca centrale cinese, di ampliare il ruolo degli attuali diritti speciali di prelievo, introdotti nel 1969 ma finora scarsamente utilizzati, in una moneta-paniere costituita da una combinazione ponderata di tutte le più importanti monete del mondo tra le quali, ovviamente, lo yuan, e amministrata dal Fondo Monetario Internazionale. La proposta cinese è stata sostenuta finora soltanto dal Fondo Monetario Internazionale e decisamente osteggiata dagli americani.
Ci sarà una nuova Bretton Woods? difficile formulare pronostici. L´esperienza dell´euro, citata spesso a sostegno della moneta unica mondiale, è controversa. vero che la moneta europea ha fornito l´Europa di un efficacissimo scudo. proteggendola dalle turbolenze dei cambi. Ma è anche vero che non le ha dato una spada: una politica macroeconomica comune che faccia dell´Europa un vero soggetto politico. Più i disegni sono razionali, maggiori resistenze politiche incontrano: anche a sinistra, in quella che qualcuno chiamava l´ideologia del socialnazionalismo.