Paolo Berizzi, la Repubblica 12/7/2009, 12 luglio 2009
COSI’ ENTRAI NELLA VILLA DEL PREMIER" LA BIOGRAFIA-SORPRESA DI ZAPPADU
L’invito nel ´94. "Faccia tutte le foto che vuole"
Avevo con me una pistola Smith&Wesson. Un colonnello mi cacciò dicendomi che ero matto a presentarmi armato in casa del presidente
OLBIA - «Prego, si accomodi! Faccia tutte le foto che vuole», dice il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. E Antonello Zappadu: «Grazie, presidente». Il fotoreporter entra nella villa con la sua Canon F1 al titanio. Il premier - come ha fatto in tutti questi anni sardi coi suoi ospiti - gli mostra l´interno della casa, il salotto appena arredato, il patio. E poi il parco, le piante, i particolari architettonici di cui va fiero. lui che fa da guida a Zappadu. Lo prende sotto braccio. E la Canon scatta. Dieci fotografie in bianco e nero. In esclusiva.
Quello che state leggendo non è un sogno all´incontrario e nemmeno il lieto fine di una storia tribolata fatta di scatti "rubati", di sequestri, di denunce e di tribunali. , semmai, l´inizio della storia. Quella a distanza (di obiettivo) tra l´uomo più potente d´Italia e il fotografo che più di tutti lo ha "puntato". La scena si svolge il 31 marzo del ”94. Quindici anni prima dello scandalo delle foto a villa Certosa. Berlusconi è appena "sceso in campo" ed è appena stato eletto capo del governo. in Sardegna. Non a villa Certosa ma al "Monastero", l´altra villa di Porto Rotondo di cui era proprietario e che, all´epoca, era nella disponibilità di Veronica Lario (in località punta Volpe, oggi appartiene a un magnate russo). Zappadu, all´epoca, lavorava per l´Ansa. Berlusconi arriva in villa e se lo trova all´ingresso: «E lei chi è?». Il fotografo si presenta e ottiene un accesso alla dimora. Con tanto di permesso per una serie di istantanee. «Ricordo che il presidente quel giorno era atteso da Scalfaro al Quirinale, partì da Olbia per Roma», racconta Zappadu anticipando a Repubblica uno degli episodi contenuti in "Antonello Zappadu, l´incubo di Berlusconi", il libro che il fotografo ha scritto a quattro mani con il fratello Tore e che uscirà per Castelvecchi tra quindici giorni. Il racconto è ancora di quella mattina in cui Berlusconi e Zappadu erano "amici". «A un certo punto - continua il fotografo - mi si avvicina un colonnello dei carabinieri. Mi fa: "Antone´, ma sei armato?". Erano anni caldi, giravo con una Smith & Wesson. In effetti avevo addosso la pistola e lo dico al carabiniere. Mi sussurra all´orecchio: "Tu sei matto, entri armato nella casa del presidente del consiglio... Vai subito fuori!».
Nel libro, Zappadu, figlio di un giornalista della Rai, moglie colombiana, tre figli, ripercorre la sua storia avventurosa di reporter sempre borderline: dai sequestri di persona (in quello di Farouk Kassan fece da portavoce al mediatore Graziano Mesina, di cui è amico da anni) al matrimonio di Lady D, dai campi di addestramento di Gladio fino al mancato scoop di Ingrid Betancourt («Le ho dato la caccia per anni, quando ci arrivo mi accorgo che il mio contatto mi stava vendendo a una banda di criminali»). Ma la notorietà internazionale, Zappadu - appena licenziato dal gruppo E Polis - la raggiunge con le 5mila foto di Berlusconi e dei suoi ospiti a villa Certosa e all´aeroporto di Olbia-Costa Smeralda. Scatti realizzati tra il 2007 e il 2008, alcuni pubblicati e altri - la maggior parte - sequestrati dalla Procura di Roma dopo un esposto del presidente del consiglio e non pubblicabili in Italia.
Non andò così nel 2003: il fotoreporter, appostato in mare di fronte a villa Certosa, "cattura" i lavori di costruzione di una villa annessa al parco (che poi andrà a Paolo Berlusconi). «Gli operai lavoravano senza casco né dispositivi di sicurezza. Consegno gli scatti all´agenzia: mi propongono 5 mila euro. Accetto. Poi mi dissero che li comprò Panorama. Che non li pubblicò mai».